Far Cry 4 – Recensione

Dopo le calde ambientazioni tropicali, con la parentesi africana del secondo episodio, la serie Far Cry si sposta nel Kyrat, regione appartenente alla catena montuosa asiatica dell’Himalaya che vanta ovviamente una temperatura media decisamente più bassa. Un cambio netto di location voluto da Ubisoft per dare una rinfrescata (è il caso di dirlo) al franchise, trattandosi del resto del primo episodio a debuttare anche su console di ultima generazione (PlayStation 4 e Xbox One). Ma se da una parte si è scelta la strada del rinnovamento per quanto riguarda il mondo di gioco, dall’altra lo sviluppatore ha preferito confermare la medesima formula vincente che fece la fortuna di Far Cry 3, uno dei migliori titoli della scorsa generazione.
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Ribellione e follia tra i monti dell’Himalaya

Ajay Ghale è il protagonista di Far Cry 4: la sua storia inizia quando, recandosi nella regione himalayana per spargere le ceneri della madre nella terra natia, il suo trasporto viene intercettato da Pagan Min, un tiranno che governa con la forza un regime autoproclamato. L’antagonista mostra un particolare interesse per Ajay, dovuto principalmente alle sue origini. In men che non si dica, come spesso accade in queste situazioni, il giovane si trova a combattere in prima persona l’esercito militare del dispotico sovrano. Una forza ribelle, nota come il Sentiero d’Oro e comandata dall’ambiziosa Amita e dal tradizionale Sabal, si oppone da tempo al governo di Pagan Min e, dopo avergli salvato la vita, spinge il protagonista a dare una mano alla causa e chiudere una volta per tutte la faccenda.
I due esponenti del Sentiero d’Oro hanno dato del resto l’opportunità allo sviluppatore di studiare una nuova formula per il prosieguo della trama principale: entrambi sono infatti votati a idealismi totalmente opposti, perciò al giocatore verrà richiesto in diversi casi di scegliere chi supportare con importanti conseguenze sugli eventi futuri. Amita, si scoprirà presto, è disposta a tutto pur di portare la regione in un periodo di benestare economico. Sabal, al contrario, si mostra più legato ad antiche tradizioni. Starà dunque all’utente scegliere, con ripercussioni che porteranno a missioni e a un finale differente.
Pagan Min, dal canto suo, delude. Non tanto per lo spessore del personaggio, che è stato evidentemente ideato per replicare lo splendido Vaas di Far Cry 3, quanto per il poco spazio che gli viene offerto. Lo si vedrà solo in pochissime situazioni, specialmente all’inizio e alla fine, mentre per tutta la metà si rischia persino di dimenticarne l’esistenza. Un peccato.

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Squadra che vince non si cambia

Come si era anticipato nel primo paragrafo, il sistema di gioco di Far Cry 4 rispecchia in tutto e per tutto quanto era stato fatto con il precedente episodio. Di novità vere e proprie, insomma, ce ne sono veramente poche e riguardano piccole interessanti introduzioni coerenti con la scelta dell’ambientazione, come la possibilità di addomesticare e controllare elefanti. È indubbiamente un difetto che tuttavia non pesa poi tanto nell’economia di gioco, dato che parliamo comunque di una produzione solida e ricca di cose da fare. La quantità di attività secondarie è semplicemente abnorme e in molti casi riesce a dare vita a interessanti sotto-trame che riguardano spesso affascinanti leggende e miti dell’ambientazione himalayana. L’arsenale di armi è soddisfacentemente vasto e variegato, così come le diverse abilità sbloccabili con i punti esperienza che permettono di migliorare alcune caratteristiche del protagonista.
Far Cry 4 mantiene in buona sostanza la filosofia sandbox che contraddistingue la serie dal primo capitolo: le missioni possono essere affrontate nel modo che si preferisce, scegliendo a propria discrezione il tipo di approccio (prudente o aggressivo che sia) e sfruttando tutto ciò che il mondo di gioco mette a disposizione, tra veicoli, trappole e persino animali selvaggi da attirare con del buon cibo fresco per seminare il panico all’interno degli avamposti da conquistare. In parole povere, è davvero difficile annoiarsi e completare il tutto come si deve richiederà decine di ore di gioco. Decidere di affrontare solamente le missioni principali (ma è una cosa che, per vari motivi, ha davvero poco senso in una produzione di questo tipo), che peraltro non brillano particolarmente in quanto a level design, porterà ai titoli di coda in meno di dieci ore.

Far Cry 4 recensione

In due è meglio

E una delle novità più interessanti a cui si accennava riguarda l’inserimento della cooperativa online che permette al giocatore di ospitare un amico per affrontare insieme le missioni principali. I progressi, in termini di storia, vengono salvati solamente per l’host, mentre l’ospitato può comunque guadagnare punti esperienza e denaro che si rivelano come detto utili per sbloccare abilità, armi e oggetti. In buona sostanza, se decidete di partecipare alla partita di un vostro amico, tornerete a “casa” decisamente più potenti di prima, ma con la consapevolezza di dover rifare missioni già affrontate in cooperativa, se non completate precedentemente.
Il comparto multiplayer offre anche alcune modalità competitive che tuttavia non spiccano particolarmente per originalità e divertimento, soprattutto per uno sbilanciamento marcato a favore di una delle due fazioni disponibili. L’editor di mappe, che soddisfa gli amanti della personalizzazione, completa infine ciò che Far Cry 4 ha da garantire sotto questo aspetto.

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Magnifica Himalaya

Il comparto tecnico di Far Cry 4, basato sulla seconda versione del Dunia Engine che ha debuttato con Far Cry 3, regala scorci notevoli: merito ovviamente della potenza offerta da PlayStation 4 e Xbox One, oltre all’ambientazione già affascinante di per sé. Il mondo di gioco è vasto e sufficientemente vario e non presenta grossi difetti da segnalare. Gli aspetti meno convincenti riguardano animazioni, esplosioni, effetti particellari, la gestione di alcune ombre e intelligenza artificiale, ma per il resto lo sviluppatore ha svolto un buono lavoro sia in fase di realizzazione, sia per quel che concerne l’ottimizzazione. Durante la nostra prova, effettuata con la versione Xbox One, il frame rate si è sempre mantenuto solido e, se micro-scatti ci sono stati, si è trattato di qualcosa che non ha mai compromesso l’esperienza di gioco.
L’impianto audio è sorretto da una buona colonna sonora di accompagnamento, che richiama ovviamente temi e tradizioni della regione himalayana, e da un discreto doppiaggio italiano, specialmente per i prsonaggi principali.
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Commento finale

Far Cry 4 non regala sorprese, ma conferma quanto di buono era stato fatto con Far Cry 3. La struttura di gioco si conferma solida, coinvolgente e ricca di attività da svolgere, arricchita dalla nuova affascinante ambientazione dell’Himalaya e dalla presenza di piccole novità, tra cui spicca l’interessante cooperativa online. Chi si aspettava grosse introduzioni resterà indiscutibilmente deluso e chi ha già affrontato il terzo capitolo non potrà non assaporare una sensazione di deja-vu, specialmente per alcune missioni, ma siamo di fronte a un prodotto ben fatto che merita indiscutibilmente l’attenzione degli appassionati.