Bloodborne – Recensione

I giocatori che hanno vissuto le generazioni videoludiche degli anni ’80 (ma anche ’90, volendo) ben si ricorderanno dei titoli di quell’epoca, che proponevano livelli di difficoltà a volte davvero frustranti, non adatti insomma ad un pubblico poco smaliziato. Le ultime generazioni di console, invece, ci hanno ormai abituato sempre più a giochi quasi “guidati”, in cui l’astina della difficoltà è clamorosamente calata a picco, a favore di un’esperienza che si adatti a tutti, anche al cosiddetto pubblico casual, che come saprete rappresenta la fetta più grande di mercato. Tutto ciò è favorito ancor di più dalla presenza di consigli, tutorial, e quant’altro, che insomma limitano il giocatore quasi a farlo diventare uno spettatore passivo. Bene, scordatevi per un istante di tutto questo, resettate il vostro cervello.

Dopo infatti un’estenuante attesa durata poco meno di un anno, è arrivato sulle Playstation 4 di tutto il mondo Bloodborne, che mira a sollevare la scialba (almeno finora) lineup della console ammiraglia di casa Sony. Il titolo altro non si tratta che di un action RPG, sviluppato dai ragazzi di From Software (con la prestigiosa firma di Hidetaka Miyazaki), casa di sviluppo che molti di voi ricorderanno per aver dato vita, nel corso della passata generazione di console, alla celebre serie Souls (comprendente Demon’s Souls, Dark Souls e Dark Souls 2). Insomma lasciate ogni speranza, voi ch’entrate, perché il viaggio all’interno di Bloodborne non è per niente una passeggiata e metterà a repentaglio la sanità mentale (e l’identità religiosa) di molti di voi.

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All’interno di Bloodborne impersoneremo i panni di un viaggiatore misterioso, chiamato “il Cacciatore”, il quale fa visita a Yharnam nel disperato tentativo di curare la propria malattia. Ci risveglieremo all’interno della clinica di Iosefka, dove saremo in procinto di ricevere una trasfusione di sangue. Dopo la sequenza iniziale, si aprirà un ampissimo editor in cui potremo scegliere le fattezze del nostro personaggio: le possibilità sono davvero vastissime, dal colore dei capelli a quello degli occhi, alla forma del viso, al colore della pelle, addirittura al tono della voce e alla corporatura del nostro personaggio. I tratti fisici non influiranno in nessun modo sulle abilità del personaggio, cosa che invece spetta alle origini: potremo scegliere tra Esperienza Militare, Passato Violento, Nobili Origini e tanto altro ancora. Ogni origine avrà dei punti di forza, con alcuni parametri come la forza, la resistenza, e l’energia che saranno decisivi nel corso dei successivi scontri.

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Non sappiamo perché siamo lì, non sappiamo esattamente cosa fare. E’ un po’ questo il bello di Bloodborne, nonchè la sua essenza: contrariamente a molti titoli usciti di recente, in Bloodborne non esiste nessun prologo, nessuna spiegazione di sorta sui retroscena che fanno da background alla storia. Saremo noi che dovremo gradualmente farci spazio per avanzare nelle vicende, completamente in balia di noi stessi, tra personaggi non giocabili e documenti da leggere: scordatevi i tutorial in Bloodborne, scordatevi i combattimenti di prova. Già nei primi momenti di gioco dovrete fronteggiare un insidioso lupo mannaro, che inevitabilmente nella stragrande maggioranza dei casi, a meno che non siate giocatori davvero esperti, vi ucciderà. La morte comporterà il trasferimento immediato nel Sogno del Cacciatore, che può essere definito come una sorta di hub centrale di gioco, all’interno del quale verrà data la possibilità di acquistare oggetti o potenziare le proprie armi.

E’ qui che dovremo fare la prima importante scelta, che si rivelerà abbastanza decisiva per il proseguo del gioco: potremo impossessarci di una tra l’ascia da cacciatore, il bastone filettato e infine la mannaia. Subito dopo dovremo fare un’altra scelta, riguardante l’arma da fuoco, tra l’archibugio o la pistola da cacciatore, che si differenzieranno per il rispettivo raggio d’azione. Come abbiamo detto nelle prime battute della recensione, Bloodborne non fornisce al giocatore nessun aiuto. Saremo come una giraffa appena nata, che dovrà sorreggersi autonomamente con le proprie zampe, senza aiuti dall’esterno. Il titolo di Miyazaki non perdona in alcun modo, e lo dimostrano i nemici con cui avremo a che fare, che saranno assolutamente diversificati, sia nel loro aspetto che nei movimenti. Ognuno di essi avrà un proprio pattern, e starà quindi all’abilità del giocatore cercare di memorizzare questo pattern per averla vinta, pena la morte. E’ così quindi che Bloodborne compie un vero e proprio processo di “maturazione” nei confronti dell’utente, che si troverà (armandosi di tanta, tanta pazienza) a dover diventare giocoforza sempre più bravo e abile, fino a superare gli ostacoli (e i relativi boss) che il gioco propone.

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Veniamo ora ai punti critici del gioco: anche il più bello dei diamanti ha qualche piccola imperfezione, e Bloodborne non fa di certo eccezione. Il comparto tecnico del titolo targato From Software, dobbiamo dirlo, non eccelle: stilisticamente non c’è nulla da eccepire, Yharnam è dark e suggestiva, ma il frame rate nel corso della nostra prova si è dimostrato piuttosto ballerino, scendendo non poche volte sotto i 30 al secondo, specialmente nelle situazioni più concitate, così come avevamo visto nel corso della scorsa generazione di console con i titoli della serie Souls. A mettere il dito nella piaga sono poi i caricamenti tra una sezione e l’altra, che possono durare addirittura 30 o 40 secondi. Fortunatamente i ragazzi di From Software hanno cercato di porre rimedio pubblicando una patch (già disponibile da qualche giorno per il download) in grado quantomeno di limitare il problema, abbassando i tempi di caricamento a una decina di secondi. Considerando però il gioco nella sua totalità, non ce la sentiamo per niente di “rimproverare” Bloodborne per questi aspetti, a fronte di un gameplay veramente ben riuscito e di una longevità che non ha eguali, con i titoli usciti di recente. Per completare Bloodborne la prima volta saranno infatti necessarie dalle 30 alle 40 ore, in base all’abilità del giocatore.

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Commento finale

In definitiva, possiamo dirlo senza problemi: Bloodborne è il primo titolo in esclusiva per cui vi consigliamo calorosamente l’acquisto di una Playstation 4. Le ambientazioni macabre e decadenti di Yharnam, l’editor dei personaggi ben riuscito e le conseguenti componenti RPG, unite ad una longevità davvero maestosa e un gameplay sopraffino fanno di Bloodborne una perla di questa prima metà di 2015, che verrà senz’altro ricordata negli anni a venire.

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