Dead or Alive Xtreme 3 è troppo sexy per l’Occidente?

C’è una antica discussione, ancora in atto, sull’adattamento delle opere giapponesi al mercato occidentale. Ricordo di aver letto anni fa un articolo riguardante l’adattamento di… oddio non ricordo… credo parlasse dell’adattamento di “Valkyrie Profile 2”, comunque di un videogioco di ruolo giapponese, in cui uno del team che si è occupato di portare l’opera in Occidente faceva notare come nel gioco i personaggi maschili facessero complimenti a quelli femminili dicendo cose come “sarai un’ottima moglie”. Che in Giappone è una gran lode, mentre da noi è più una offesa. Soprattutto l’atteggiamento verso il sesso e la nudità è diverso, e questo pare che abbia portato Koei Tecmo a rinunciare a portare il suo “Dead or Alive Xtreme 3” fuori dal territorio asiatico.

Cosa è “Dead or Alive Xtreme 3”? Nata come esclusiva Xbox, la serie “Dead or Alive Xtreme” prende le ragazze di “Dead or Alive”, un picchiaduro diventato famoso perché dalle opzioni si poteva regolare quanto le tette delle ragazza ballavano durante i combattimenti, e le mette a giocare a beach volley in bikini su un’isola tropicale. Il seguito aggiunge ulteriori elementi e approfondisce la parte di simulatore di appuntamento che fa da contorno alle partite. Sinceramente, il gameplay delle partite di pallavolo non lo ricordo con dispiacere. Basta non perdere di vista la palla, e quella è la cosa complicata in effetti.

Di fronte alle domande dei fan su facebook a proposito port occidentale dell’ultimo capitolo della serie, “Dead or Alive Xtreme 3” appunto, un dipendente Koei Tecmo ha risposto che non sarebbe stato realizzato perché (traduco da un inglese maccheronico) “Conoscete tanti problemi che accadono nell’industria del videogioco a proposito di come trattare le donne nell’industria del videogioco? Non vogliamo parlare di queste cose qui. Ma certamente ci siamo passati nell’ultimo anno o due per arrivare a questa decisione”. Cioè, il port non ci sarebbe stato perché in Occidente la critica (e il pubblico) stanno spingendo verso una rivalutazione del ruolo della donna nel videogioco, e Koei Tecmo avrebbe timore di scontrarsi con queste pressioni rilasciando un gioco con ragazze che fanno beach volley in bikini e che concentra il suo motore fisico nella gestione della fisica dei seni.

Koei Tecmo ha però eliminato il commento e ha ora rilasciato, via Twitter, una dichiarazione con cui si allontana dalle parole del dipendente. Il commento allora “riflette solo l’opinione dell’individuo che lo ha scritto e non l’opinione o la strategia commerciale di Koei Tecmo. Rimaniamo concentrati su dare il meglio del picchiaduro ai nostri fan in tutti il mondo, consapevoli di dover rispettare le differenze tra i diversi pubblici, differenze che supportiamo come parte della nostra strategia”. Il gioco, comunque, uscirà solo in Giappone e in Asia.

La dichiarazione fa comunque capire che Koei Tecmo non fa davvero uscire “Dead or Alive Xtreme 3” per le differenze culturali che esistono tra Asia e Occidente. E non è il primo e non sarà l’ultimo gioco a mancare dai negozi europei per questo motivo: molti giochi sono “troppo giapponesi” per noi, almeno secondo i loro produttori. Ma, in questo caso, la decisione di Koei Tecmo è una autocensura per paura della reazione di pubblico e critica? E si può parlare di differenza culturale, o “Dead or Alive Xtreme 3” è una reliquia di un passato in cui i videogiochi venivano fatti da uomini per uomini e che ormai non ha più senso se non nella cultura maschilista giapponese? Vi lascio col trailer ufficiale del gioco, in cui potete vedere le tante fantastiche attività in cui le ragazze saranno impegnate in questa porch… in quest’opera: qui il link per vederlo.

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