Life is Strange – Recensione Games of the Year 2015

La vegetazione intorno a me è scossa dall’uragano. Mi arrampico sino al faro, vedo la tempesta raggiungere Arcadia Bay e spazzare via la città e poi… e poi mi sveglio, sono in classe. Non è stato un incubo, non stavo davvero dormendo: era una visione. Il professor Jefferson mi coglie impreparata su una domanda, la lezione finisce, vado in bagno a rinfrescarmi la faccia. Dopo cinque anni di assenza sono tornata da Seattle nella mia città di origine, ad Arcadia Bay, proprio per frequentare le lezioni di fotografia di Jefferson alla Blackwell Academy, ma neanche riesco a terminare il lavoro per il concorso “EveryDay Hero” a cui egli eppure continua a incoraggiarmi a partecipare. In bagno, mentre fotografo una farfalla blu entrata da una finestra, vedo Nathan Prescott, sbruffone ricconcello, litigare con una ragazza tatuata e coi capelli azzurri e ucciderla per sbaglio con un colpo di pistola. Esco allo scoperto, allungo la mano.

E sono di nuovo in classe, ascolto di nuovo la lezione del professor Jefferson, vengo di nuovo interrogata (ma stavolta conosco già la risposta). Mi rendo conto di essere riuscita a tornare indietro nel tempo, di poter riavvolgere il flusso degli eventi secondo il mio volere. Posso allora tornare nel bagno, posso usare il mio potere per evitare la morte della ragazza che, scopro, è Chloe, la mia migliore amica d’infanzia, l’amica che ho abbandonato quando mi sono trasferita a Seattle.

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Life is Strange – Recensione: Trama

L’amicizia (quasi un amore) tra la protagonista, Max Caulfield, e Chloe è la colonna portante della trama di “Life is Strange”, avventura narrativa di Dontnod Entertainment e Square Enix divisa in cinque episodi. Chloe sta cercando di ritrovare la sua migliore amica, Rachel Amber, e la protagonista intende usare i suoi nuovi poteri per aiutarla a scoprire cosa si nasconda dietro la misteriosa scomparsa della ragazza. L’indagine coinvolgerà molti abitanti di Arcadia Bay e molti studenti della Blackwell Academy, portando a galla i segreti della comunità e sconvolgendola. “Life is Strange” è un noir in cui un mistero apre le porte della vita nascosta di una città, un noir sovrannaturale in cui posso viaggiare nel tempo per chiarire la sorte di Rachel e, forse, salvare Arcadia Bay dall’uragano della mia visione.

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Life is Strange – Recensione: Il potere di Max e le sue meccaniche

Il potere di Max è, nella sua forma più semplice, una reinterpretazione del salva/carica del videogioco. Faccio una scelta, ne vedo le conseguenze immediate e, se non mi soddisfano, torno indietro nel tempo e cambio il futuro prendendo un’altra strada. “Life is Strange” incoraggia a fare molta attenzione a ogni singola scelta presa, correggendola se necessario fin quando è abbastanza recente da poter tornare prima di essa col mio potere (che, soprattutto all’inizio, è piuttosto limitato). Il peso del mio potere e i danni che il suo uso sconsiderato può causare sono centrali in “Life is Strange” e le mie scelte hanno importanti effetti a breve e a lungo termine, a volte anche a episodi di distanza. Purtroppo alla fine del gioco i due diversi finali che posso ottenere dipendono unicamente da un’ultima decisione e non dal percorso che ho fatto ed è davvero un peccato che, dopo tante ore ricche di strade alternative e di scelte importanti, il finale dimentichi tutto quello che ho fatto e come l’ho fatto, mettendomi di fronte a un bivio in cui qualsiasi via imboccata vanifica ogni mia azione. Un bivio, va detto, sensato e perfettamente motivato dalla storia e dal suo significato.

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Life is Strange – Recensione: Puzzle

Il potere di Max può anche essere utile a risolvere i puzzle che capita di incontrare durante il gioco. Riavvolgendo il tempo mantengo gli oggetti che possiedo, azzerando però le azioni che mi hanno permesso di averli. Posso rubare un oggetto in bella vista, mettermelo in tasca e poi riavvolgere il tempo per non subire le conseguenze del furto, per esempio. Allo stesso modo tornando indietro non perdo le informazioni acquisite, come la risposta giusta alla domanda di Jefferson nella scena iniziale, e posso usarle per ottenere ulteriori informazioni dai personaggi durante i dialoghi o per fare semplicemente bella figura e guadagnarmi ammirazione e amicizie.  Infine, siccome quando riavvolgo il tempo resto ferma nello stesso punto, il mio potere può essere usato come una forma di spostamento veloce, di teletrasporto.

Spesso, però, il mio potere serve solo a farmi tornare indietro nel tempo in caso di errori e la qualità dei puzzle, e dei momenti più prettamente ludici in generale, è altalenante. Nel quarto episodio devo mettere insieme tutti gli indizi raccolti durante “Life is Strange” e il momento è intelligente e complesso. Ma nel secondo episodio c’è un’odiosa parte in cui devo trovare cinque bottiglie di vetro in una discarica, e solo la voglia di avanzare nella storia mi ha spinto a continuare nonostante la noia e la frustrazione, e nell’ultimo episodio c’è una sequenza stealth che avrebbe decisamente meritato di essere tagliata. La difficoltà è poi piuttosto bassa, e i puzzle sono usati più come variazioni nel ritmo del gioco che come ostacoli posti per bloccare i giocatori. Gli oggetti da recuperare sono pochi, sempre vicini a dove devono essere usati e quasi immediatamente tolti dall’inventario e non devo mai spostarmi da un luogo all’altro in cerca del giusto oggetto, come accade invece nelle avventure grafiche.

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Life is Strange – Recensione: Life is Strange è un telefilm interattivo

Anzi, “Life is Strange” assomiglia raramente a un’avventura grafica tradizionale, e i suoi momenti migliori sono proprio quelli in cui sembra più un telefilm interattivo che un gioco. Per quanto il gameplay non manchi di momenti brillanti, la verità è che “Life is Strange” è costruito sulla narrazione (come le avventure di Telltale Games) e non sull’uso creativo delle sue meccaniche per risolvere i problemi che incontro. È un po’ deludente, soprattutto quando a un certo punto del terzo episodio Max sviluppa una forma avanzata del suo potere, che apre nuove ed entusiasmanti prospettive e possibilità. Sarebbe quindi decisamente interessante poter giocare liberamente con questa variante che, da sola, potrebbe fare da meccanica a un intero videogioco, e invece devo limitarmi a usare il nuovo potere in precisi momenti decisi dalla storia, che mi tiene per mano e mi guida.

Come un telefilm si muove da una scena all’altra, in “Life is Strange” entro in un’ambientazione, la risolvo e mi muovo in quella successiva, secondo un ordine rigido e lineare. Posso risolvere le ambientazioni e le situazioni in cui mi trovo in modo diverso, posso subire le scelte che ho fatto, ma la sequenza degli eventi resta sempre uguale. Il viaggiare nel tempo di “Life is Strange” non è quello di “The Legend of Zelda: Majora’s Mask”, in cui rivivo continuamente gli stessi tre giorni in una grande ambientazione in cui scopro via via nuove aree. Fortunatamente, in “Life is Strange” la limitata dimensione degli ambienti e la poca libertà di movimento vengono però equilibrate dalla ricchezza di dettagli, situazioni e personaggi. In “Life is Strange” è facile perdersi, incuriositi e meravigliati, anche in una piccola camera di un dormitorio.

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Life is Strange – Recensione: I personaggi

Ma quello che davvero colpisce sono i personaggi. Voglio bene ai personaggi di questo videogioco, li conosco ormai. Li ho visti morire e soffrire e rinascere, li ho visti muoversi fragili tra tempi e realtà diverse, vittime del mio potere. Ho imparato a capire l’arte di Max e la solitudine di Chloe, l’amore di Warren, l’affetto dei genitori di Chloe (Joyce e William) e la paranoia del suo patrigno David, la tristezza di Kate, la disperata cattiveria di Victoria, l’illuminante sguardo di Samuel. La maggior parte dei personaggi sembra solo uno stereotipo all’inizio ma, come in ogni buon noir, in “Life is Strange” bisogna scavare per scoprire la verità e la prima impressione è sempre sbagliata, perché i personaggi di questo videogioco sono sorprendentemente tridimensionali e veri. Soffrono, sbagliano, cambiano idea, e dentro di loro crescono drammi e problemi umani e reali, che escono fuori con naturalezza e crudezza. La qualità della caratterizzazione dei personaggi crolla, purtroppo, nell’episodio finale (il quinto) che, concentrandosi solo su Max e Chloe, ha troppa fretta di chiudere tutte le altre sottotrame aperte in un mondo che, per quanto presentato a pezzi piccoli piccoli, è cresciuto episodio per episodio per diventare infine grande e vivissimo. In qualche modo, troppo grande e troppo vivo per ammettere una chiusura.

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Life is Strange – Recensione: In conclusione…

“Life is Strange” è uno dei titoli migliori del 2015. Un romanzo di formazione a puntate, un telefilm interattivo con poteri paranormali, meravigliose protagoniste femminili, indagini e una ambientazione scolastica realizzata con sguardo sincero e intelligente. Se, come me, avete amato serie televisive come “Veronica Mars” o “Twin Peaks” (continuamente citato) o le parti investigative di “Persona 4” amerete anche “Life is Strange”, lo giocherete tutto d’un fiato e poi lo rigiocherete per rivivere le vite dei suoi personaggi. Non mantiene tutte le promesse e non ha a volte abbastanza coraggio, è un po’ indeciso se essere gioco o telefilm interattivo, è un po’ indeciso su come sfruttare le sue interessantissime meccaniche basate sul riavvolgimento temporale. Ma ci vorrebbero tanti, tantissimi altri videogiochi così. Tantissimi altri videogiochi con personaggi femminili tanto reali, con storie capaci di farmi piangere e ridere e poi di nuovo piangere, di spezzarmi il cuore e di farmi innamorare.

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