Far Cry Primal – Recensione

Tutti gli episodi della serie Far Cry hanno un minimo comune denominatore: ambientazioni evocative e affascinanti. Dalla paradisiaca isola tropicale del primo capitolo, alla dura e selvaggia savana africana del suo successore fino ad arrivare ai remoti villaggi dell’Himalaya, Far Cry ci ha permesso a suo modo di visitare alcuni dei luoghi più interessanti di questo pianeta, mantenendo comunque sempre la sua struttura a base di esplosioni e pallottole. Questa volta, la saga targata Ubisoft cambia faccia, o meglio straccia il calendario e ci porta 10.000 anni indietro nel tempo, in pieno Mesolitico, quando il concetto di città era ancora sconosciuto e l’unico modo di intendere la vita in comune era quello di organizzare tribù primitive che comunicavano tra loro tramite gesti e un alfabeto ancora piuttosto acerbo. Far Cry Primal è lo spin-off arrivato a sorpresa e che rispetta le aspettative che aveva creato.

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Far Cry Primal – Recensione: Alla scoperta di un mondo nuovo

Far Cry Primal Recensione 03

I primi passi che si muovono nelle lussureggianti terre di Oros (regione fittizia che corrisponde più o meno a una parte dell’Europa centrale) fanno capire quanto Ubisoft abbia dedicato cuore e anima a questo progetto: prima di tutto, si ha davvero la sensazione di respirare l’essenza di un mondo incontaminato. Non ci sono città, né grandi invenzioni che soverchino l’ordine della Natura di cui l’uomo è solamente una delle tante parti, sebbene dimostri già con il suo intelletto e con i vantaggi derivanti dall’utilizzo di un linguaggio ancor primitivo di poter ambire a quel ruolo di dominatore assoluto che si guadagnerà nei millenni successivi. Protagonista è Takkar, un componente dei Wenja chiamato a salvare il suo popolo dagli eccessi di violenza e cannibalismo di una tribù rivale. L’aspetto interessante del lavoro dello sviluppatore, che si è ovviamente servito del supporto di esperti di storia e lingua, è proprio da ricercarsi in questo rapporto tra i vari elementi delle tribù, che comunicano tra loro tramite una sorta di alfabeto creato per l’occasione, basandosi su quelle che potevano essere le elementari forme di comunicazione dell’epoca. Ovviamente, i vari dialoghi vanno seguiti tutti tramite sottotitoli, ma è una scelta intelligente perché dona realismo al contesto, soprattutto se si considera anche l’ottima recitazione dei protagonisti e le varie movenze chiaramente lontane da quelle in uso oggi. Erano piccoli popoli totalmente inesperti, che vivevano alla giornata, cacciando e costruendo ripari di fortuna: ma avevano evidentemente una grande tenacia, perché per sopravvivere in una terra così selvaggia e inospitale serviva una tempra che oggi è probabilmente scomparsa. E tutto questo aspetto è mostrato perfettamente in Far Cry Primal, per quanto la storia sia talmente superficiale da risultare soltanto un elemento secondario in quella che è l’offerta di questa produzione.

Far Cry Primal – Recensione: Domare la bestia

Far Cry Primal Recensione 05

Il gameplay rispecchia alla base la storia di questa serie e le sue relative evoluzioni: la struttura open world è arricchita dalla presenza di villaggi e insediamenti da conquistare e/o costruire, mentre il sistema di combattimento tipico abbandona ovviamente le armi da fuoco per abbracciare strumenti di offensiva rudimentali, ma a loro modo comunque efficaci. Si passa gran parte del tempo a esplorare il mondo di gioco, a raccogliere le risorse richieste per una missione, o per costruire qualcosa di nuovo, e a combattere le tante bestie presenti e i nemici della tribù avversaria, che comunque risultano spesso meno pericolosi di un Mammut inferocito pronto a caricarvi. Ora, tutta questa parte di gioco non rivoluziona niente rispetto al passato: le sezioni di caccia sono molto simili a quelle di Far Cry 4; stesso discorso per il sistema che gestisce l’assalto ai vari insediamenti nemici, che danno l’accesso a punti che permettono di spostarsi rapidamente sulla mappa. Chiaramente bisogna togliere dall’equazione tutti i veicoli moderni e le armi da fuoco inserendo oggetti primitivi: il succo, in ogni caso, non cambia.

È indiscutibilmente un problema, perché espone il fianco di Far Cry Primal a una forte ripetitività di fondo che si avverte soprattutto in alcune missioni e nella progressione: per andare avanti bisogna essenzialmente fare sempre le stesse cose. In più, il sistema di combattimento è davvero noioso e poco coinvolgente: ok, per l’epoca a cui ci riferiamo era impossibile attendersi uomini primitivi impegnarsi in movenze degne del miglior Darth Maul e in combattimenti stellari, ma si poteva fare di più per tutta quella che è la gestione dei colpi fisici inflitti con la propria arma bianca. Non a caso, i momenti migliori in questo caso arrivano solamente quando si utilizza l’arco, che perlomeno permette di “non vedere” le problematiche che si presentano nel momento in cui si affonda il colpo contro il corpo di un animale o di un avversario umano. Non si sente quella cura della fisicità necessaria per rendere ancora più crudo e realistico un prodotto già particolarmente (e giustamente) cruento.

Far Cry Primal Recensione 02

Ma è proprio quando tutto sembra perdersi nella ripetitività spicciola, in quella che all’apparenza sembra soltanto un’espansione primitiva di Far Cry 4, che il giocatore paziente viene premiato. Dopo diverse ore di gioco, Far Cry Primal mostra quello che realmente è: merito di un sistema di progressione talmente profondo e variegato da permettere al giocatore di sfruttare appieno quelle che sono le potenzialità inizialmente inespresse. La costruzione di varie specifiche capanne all’interno del proprio villaggio non ha soltanto un valore riempitivo volto ad accrescere la popolazione e a dare il contentino a quei personaggi di spicco che chiedono di dar loro una mano, ma apre a una serie di potenziamenti che riescono a dare tanto alla struttura di gioco: la costruzione di armi più complesse, oggetti secondari da utilizzare con intelligenza tattica, nuove abilità e soprattutto la possibilità di domare bestie sempre più potenti o intelligenti. Si perché, addomesticare animali in un contesto del genere può dare un vantaggio non indifferente, ma anche il loro utilizzo deve essere ben ponderato: in certi casi può essere utile affidarsi all’attacco potente di un orso, in altri sarà bene utilizzare animali più in grado di nascondersi nell’erba alta prima di colpire. Si capisce insomma che una volta che tutto il meccanismo viene svelato, Far Cry Primal ha veramente tanto da offrire: la struttura open world si sposa alla perfezione con tutte le possibilità che vengono messe a disposizione del giocatore, che a quel punto diventa veramente libero di scegliere come proseguire, in che ramo sviluppare le proprie abilità, quali oggetti e armi portare con sé e soprattutto come attaccare gli insediamenti avversari o sopravvivere nelle situazioni impossibile. Ci vuole un po’ prima che si sblocchino quelle basi di partenza che poi danno modo di assaporare nel migliore dei modi il gameplay, ma a quel punto vi garantiamo che la pazienza verrà assolutamente premiata.

Far Cry Primal – Recensione: Il fascino di un mondo incontaminato

Far Cry Primal Recensione 06

L’aspetto tecnico di Far Cry Primal è degno delle buone parole spese in sede di analisi per quel che concerne la struttura di gioco. Il lavoro svolto dallo sviluppatore è encomiabile, perché Oros è veramente splendida da vedere e da vivere. L’atmosfera che si ricrea con il perfetto mix tra audio e video aiuta a immergersi totalmente nel mondo antico: i suoni della natura sono i veri dominatori, rotti ogni tanto dalle urla di uomini primitivi. Le montagne in lontananza sembrano e sono ostacoli insormontabili, mentre attorno si vive tra foreste lussureggianti, ricche di colori e alberi la cui esplorazione, per quanto pericolosa, è veramente piacevole. E il tutto regge bene: l’ottimizzazione è da applausi e non abbiamo da segnalare bug gravi tali da compromettere l’esperienza di gioco, segno che lo sviluppatore ha operato bene sotto tutti i punti di vista.

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Commento Finale

Far Cry Primal è un degno spin-off di una saga che ha fatto la storia del genere di appartenenza. Riesce a offrire un’ambientazione e un periodo storico affascinante, e non trattato così spesso nell’industria dei videogiochi, adattandolo a un sistema di crescita e progressione del personaggio talmente efficace da variare una formula di gioco che in certi aspetti si mostra stanca e ripetitiva. Alcune quest non sono propriamente eccezionali, il sistema di combattimento è tediante e per assaporare tutto ciò che ha realmente da offrire il titolo bisogna passare qualche ora a fare praticamente le stesse cose. Ma, superato quel passaggio, Far Cry Primal si mostra per quello che realmente è: un ottimo titolo in prima persona che sa offrire una libertà d’approccio e movimento veramente invidiabile, quasi sorprendente. Infine, sono state messe sul piatto diverse idee che sarebbe interessante vedere sfruttate appieno in un eventuale seguito.

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