Unravel – Recensione

Quando il piccolo team svedese di Coldwood Interactive si presentò sul palco dello scorso E3, con il suo esponente visibilmente emozionato per aver avuto un’occasione simile, era chiaro che Unravel era destinato ad essere e al contempo rappresentare una bella storia, di quelle che spingono a credere che non è mai troppo tardi, che i sogni, con la forza d’animo e tanta fatica e sudore, possono anche essere realizzati. E vivendo l’avventura del piccolo Yarny è stato facile capire perché EA avesse deciso di dare tanta fiducia a questo progetto: Unravel è un prodotto adorabile che parla di sentimenti, ricordi, legami. Legami che possono essere retti anche da un immaginario sottile filo rosso, come quello reale che sostiene la vita del piccolo protagonista. Ed essere piccoli, dimostra Yarny, non significa che non si possano superare grandi ostacoli: ma si può avere tutto, se lo si vuole, perché se è facile mettersi alle spalle piccole sfide, è da grandi superare quelle apparentemente insopportabili, basta un po’ di ingegno e tanta forza di volontà.

Unravel Recensione 04

Unravel – Recensione: A piccoli passi in un mondo enorme

Yarny è il piccolo pupazzo di lana che prende i panni dell’unico e principale personaggio in Unravel. La storia viene narrata più con immagini e suoni che con le parole. Si inizia all’interno di una stanza apparentemente abbandonata dall’uomo: muovendo i primi passi e avvicinandosi a una delle foto incorniciate presenti, si entra nel luogo in esse rappresentate. Non ci sono nemici da affrontare direttamente, perché la progressione di Unravel è praticamente quella di una sorta di Limbo colorato: si procede in maniera orizzontale verso l’obiettivo, superando gli enigmi ambientali preparati dagli sviluppatori per riuscire a raccogliere un pezzo di lana da inserire in un album dei ricordi che sembra aver dimenticato. Non si capisce se Yarny stia semplicemente attraversando l’eredità di una vecchia vita, sta di fatto che nel superare i livelli appariranno sovente le immagini sfumate di coloro che in quei posti hanno lasciati dei ricordi: due innamorati pronti a incidere il loro nome su un albero, due bambini che si rincorrevano giocando in spiaggia, una bambina e il suo aquilone e così via. E una volta recuperato il pezzo mancante, l’album tornerà a riempirsi con le foto di chi ha vissuto momenti che ormai sembrano remoti: come se l’umanità avesse improvvisamente lasciato questo mondo, ma il suo ricordo resta vivo grazie alle immagini catturate da coloro che non volevano dimenticare.

E Unravel si snoda in queste dodici ambientazioni l’una differente dall’altra, accomunate solo dall’obiettivo di arrivare alla fine e raccogliere il relativo pezzo mancante. Ora, lo struttura di gioco è quella del più tradizionale puzzle platformer orizzontale, arricchito in questo caso dalla presenza di un filo di lana che di fatto sostiene la vita del piccolo Yarny: bisogna saper giocare con questo per superare i vari ostacoli che si opporranno al suo cammino. Lasciarsi dondolare per lanciarsi più lontano, legare il filo tra due oggetti vicini per creare una sorta di ponte momentaneo, sfruttare la fisica affinché altre cose possano aiutare il protagonista ad andare avanti sono solo alcuni degli esempi di come può essere sfruttato. Ma non è così facile come sembra, perché il filo di Yarny non è infinito e nel caso dovesse terminare, bisogna tornare indietro per capire dove può essere slegato per permettere di andare più avanti, fino al prossimo mucchio di filo raccolto che dia modo di ricaricarsi e proseguire ulteriormente.

Unravel Recensione 01

È un’idea che funziona e rende l’avventura più che piacevole: gli enigmi sono generalmente ben studiati, anche se talvolta si scontra con situazioni dove tutto è effettivamente troppo semplice e altre che invece richiedono uno studio approfondito della situazione. In questo senso dunque il livello di sfida non è perfettamente bilanciato, ed è in fondo uno dei pochi difetti della produzione, ma tutto sommato non è una problematica grave a tal punto da compromettere la qualità di Unravel. A ciò, tanto per completare il quadro di quelle poche cose che non vanno nel gioco, si aggiunge il fatto che le meccaniche di gameplay non sono state approfondite più di tanto: tutto quello che è possibile fare viene svelato troppo presto, lasciando che i livelli finali finiscano talvolta per ripetere ciò che si era visto nei precedenti. Classico difetto di gioventù per uno sviluppatore che, operante dal 2003, si è trovato di fronte a quello che è il primo progetto di un certo rilievo della sua carriera.

Ma, tolte queste macchie, Unravel resta un gioiellino anche dal punto di vista grafico: l’enorme mondo che sembra sovrastare il piccolo Yarny è realizzato con sapiente cura ed è assolutamente meraviglioso a vedersi. Merito anche delle ambientazioni scelte: i paesaggi naturali del nord dello Svezia, luogo in cui peraltro ha sede lo sviluppatore e, vivendo i suoni e il senso di natura selvaggia che trasuda da quei posti, si capisce anche perché. Le splendide immagini sono accompagnate poi da una colonna sonora originale incantevole, composta interamente da musicisti svedesi, che prende spunto dalla musica folk locale utilizzando del resto degli strumenti tradizionali. Qualcuno potrebbe non apprezzare però il fatto che ad ogni traccia corrisponda un livello, quindi con il rischio che questa si ripeta più e più volte specialmente nei momenti in cui ci si ritrova a ragionare su un puzzle.

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Commento finale

Unravel aveva tutte le carte in regola per essere una delle piacevoli sorprese di questo inizio 2016 e non ha deluso le aspettative. L’avventura di Yarny è un concentrato di poesia, sentimenti, ricordi, amore tra le persone e nei confronti di tutto ciò che è naturale e all’apparenza incontaminato. Al prezzo di 20 euro (disponibile solo in formato digitale) è possibile vivere una storia non molto lunga, ma certamente intensa ed emozionante, fino a diventare persino commovente nelle fasi finali. Non è perfetto, ma sono state poste delle fondamenta solide: un eventuale Unravel 2 in grado di esprimere al meglio tutte le potenzialità espresse in questo primo episodio sarebbe indiscutibilmente da tenere d’occhio.

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