Salt and Sanctuary – Recensione

Demon’s Souls ebbe il merito di dare vita a una filosofia di gioco, quella che oggi viene riconosciuta come “souls-like”, che ha fatto indubbiamente la fortuna anche di Dark Souls, la saga che nacque come sequel spirituale dell’esclusiva PlayStation 3. Naturalmente, non potevano mancare i tentativi da parte di altri sviluppatori di sviluppare qualcosa di simile, che ne riprendesse lo stile aggiungendo magari qualcosa di proprio. Il caso probabilmente più famoso è rappresentato da Lords of the Fallen, forse il souls-like più vicino ai prodotti firmati From Software, indubbiamente ben fatto anche se con qualche difetto. E poi ci sono le sorprese e una di queste è la protagonista della recensione di oggi.

Salt and Sanctuary Recensione 03

Salt and Sanctuary – Recensione: Dalle anime al sale…

Salt and Sanctuary arriva quasi dal nulla, sviluppato da Ska Studios, piccolo team indipendente formato da appena due persone (e qualche collaboratore esterno) che era già salito alla ribalta con qualche interessante titolo per Xbox LIVE Arcade. Considerata la portata di quei giochi era difficile pensare che questo sviluppatore potesse mettersi al lavoro su quella che è oggi la miglior “imitazione” possibile di Dark Souls in circolazione, ritrasformata peraltro in 2D, unendo di conseguenza le caratteristiche tipiche dei soulslike con altre più vicine ai Metroidvania. Il risultato è un action-RPG come pochi: lungo, impegnativo, con un sistema di progressione di una profondità impressionante e un gameplay solido e ben strutturato. E poi, lo ripetiamo, è effettivamente Dark Souls: perciò se siete alla ricerca di un antipasto in vista del terzo capitolo non potreste fare scelta migliore.

Questo perché che tutto funzioni bene lo si capisce già dalla schermata di creazione del personaggio: sono disponibili otto classi, che richiamano quelle viste nella serie Dark Souls, le quali poi possono essere sviluppate nel modo in cui si preferisce. Salendo di livello, si accede infatti a un immenso albero di abilità che offre la possibilità di concentrarsi sugli aspetti che si desidera per il perfezionamento delle caratteristiche del proprio alter-ego: il bello è che non ci sono effettivamente limiti quindi, in un modo che un po’ ricorda gli Elder Scrolls, sul lungo andare un mago può diventare anche un abile spadaccino, così come un guerriero può imparare a specializzarsi nelle arti magiche. E questo è un aspetto che si valuta nel corso delle ore di gioco: tra un nemico e l’altro, area dopo area, si capisce lentamente quale stile ludico si adatta meglio alle proprie preferenze e dunque si agisce di conseguenza per lo sviluppo delle relative abilità. O in certi casi si può tranquillamente preferire di cominciare con una classe diversa, dato che i differenti slot di salvataggio permettono di memorizzare abbastanza personaggi.

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E poi si entra subito nel mondo di gioco, il classico fantasy medievale non molto originale ma che comunque fa bene il suo, in cui si capisce con le prime mazzate o i primi incantesimi lanciati che la progressione non è affatto semplice. Sì perché, proprio come i Dark Souls, Salt and Sanctuary non è un gioco difficile nel singolo scontro: ma è l’insieme di tutte le caratteristiche a renderlo molto impegnativo, fortunatamente non frustrante in certi casi come accade invece nei titoli From Software, e che richiede molto impegno e dedizione per essere portato al termine. Trappole, nemici che sbucano dal nulla e boss che se, sfortuna vuole, possono apparire troppo forti per il livello attuale del personaggio costituiscono l’essenza dell’esperienza di gioco di questa produzione, piena zeppa di riferimenti e citazioni non velate e anzi certamente volute a Dark Souls. L’abbattimento di ogni nemico conferisce infatti denaro e sale (che qui prende il posto delle anime o degli Echi del Sangue visti in Bloodborne, cambia la sostanza ma il concetto è lo stesso) utili per l’acquisto di nuovi oggetti nel primo caso e per il potenziamento di personaggio ed equipaggiamento nel secondo. Ovviamente, vale lo stesso principio che appartiene alla formula dei souls-like: in caso di morte si perde tutto il sale guadagnato, che può essere recuperato battendo lo stesso avversario che vi ha portato a miglior vita, facendo attenzione a non morire nuovamente altrimenti il bottino verrà perso irrimediabilmente. Anche il posizionamento dei nemici non si discosta dai titoli From Software: nel mondo di gioco sono stazionati diversi Santuari che funzionano come i Falò della serie Souls, dando modo di ricaricare le pozioni permanenti (simili alle Fiaschette, altra similitudine!), livellare e nel frattempo risistemare gli avversari nei posti in cui si trovavano in precedenza, chiaramente con eccezione dei boss già battuti.

Lo stile dei combattimenti è di conseguenza figlio del genere souls-like: le mosse a disposizione non sono tantissime perché si basa tutto sul tempismo corretto e sulla sapiente gestione della barra di resistenza, che può giocare un ruolo fondamentale nelle fasi più concitate e soprattutto quando si tratta di affrontare i temibili boss. Parare, schivare, colpire: tre mosse semplici all’apparenza, non abbastanza nel momento in cui bisogna gestirle per evitare di consumare troppa resistenza. Stesso discorso per le magie, se sceglierete di creare un personaggio con queste caratteristiche. Il tutto si sposa a un level design davvero di ottima fattura: l’enorme mappa nasconde cunicoli e scorciatoie che ricordano anche loro quelle che sono le caratteristiche tipiche di un Souls e il fattore esplorazione diviene importante quasi quanto quello dei combattimenti. Su quest’ultimo aspetto è importante sottolineare come l’anima metroidvania entri in gioco in maniera intelligente: non si tratta solo di combattere, ma anche di risolvere qualche piccolo enigma ambientale, utilizzare le proprie capacità per raggiungere zone altrimenti troppo lontane e così via. Molto Dark Souls, questo Salt and Sanctuary si trasforma spesso anche in un tradizionale Castlevania, mantenendo tuttavia intatta la propria forte identità. Non si ha mai l’impressione insomma che quelle sezioni siano messe lì puramente a caso.

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Non tutto è perfetto però: lo stesso level design offre il fianco a qualche piccola problematica, specialmente in quelle zone in cui un boss si trova veramente troppo distante da un santuario e, in caso di morte, è dura tornare lì per affrontarlo nuovamente. Senza contare che la loro realizzazione è generalmente molto buona, fatta eccezione tuttavia per alcuni che si mostrano ora con pattern di attacco fin troppo semplici, ora eccessivamente forti, specialmente se troppo lontani da un checkpoint. Piccole macchie su un lavoro generalmente di ottima fattura, considerate anche le ridottissime dimensioni del team di sviluppo.

Altra grande problematica è quella dalla traduzione in italiano: Ska Studios ha ammesso di essersi servita unicamente di un sistema automatico che restituisce risultati talvolta esilaranti e incomprensibili in altri casi. Il risultato è che paradossalmente, in attesa della patch correttiva, la cosa migliore da fare è impostare la lingua di sistema di PlayStation 4 in inglese e giocarlo in questo modo. Questo perché, credeteci, in molti casi non si capisce veramente nulla, specialmente informazioni importanti riguardanti il potenziamento di abilità ed equipaggiamenti.

Neanche lo stile grafico ci ha fatto impazzire particolarmente. L’impatto visivo è sicuramente molto positivo, ma l’originalità latita e sa tutto di già visto, specialmente per la realizzazione di alcune ambientazioni e nemici. Stesso discorso per l’aspetto sonoro, per certi versi un po’ rozzo e con tracce musicali non indimenticabili, anche se perfettamente maliconiche per adattarsi a quello che è un mondo funestato dalle tenebre.

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Commento finale

Salt and Sanctuary è una graditissima sorpresa e il modo migliore di intendere oggi un Souls-like in 2D, con qualche pizzico di Castlevania. Gli oltre venti boss e i tanti nemici presenti garantiscono una sfida impegnativa e molto lunga, che vi terrà impegnati per circa 30-40 ore di gioco. Non male per il prezzo a cui viene venduta questa produzione (appena 17 euro). Ci sono dei limiti, dovuti probabilmente alle ridotte dimensioni del team di sviluppo, ma nulla che possa anche solo rovinare l’esperienza di gioco. Dark Souls 3 è alle porte, ma questo è il miglior antipasto che potreste assaporare.

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