Apple: se parla di guerra dal punto di vista di una bambina palestinese non è un gioco

Apple ha richiesto che “Lyla and The Shadows of War”, videogioco dello sviluppatore indipendente palestinese Rasheed Abueideh, sia rimosso dalla categoria “giochi” dell’App Store. Abueideh dovrà anche togliere dalla descrizione di “Lyla and The Shadows of War” ogni richiamo al fatto che l’opera in questione sia effettivamente un gioco. La notizia, data da un tweet dell’account ufficiale di “Lyla and The Shadows of War”, è stata poi rilanciata da Gamasutra dopo un tweet di Paolo Pedercini di Molleindustria (di cui Apple rimosse “Phone Story” dall’App Store).

A quanto pare, “Lyla and The Shadows of War”, contenendo un messaggio politico, non è adatto a essere definito “gioco”, una categoria in realtà più ampia che contiene tutti i “videogiochi”, sia quelli che sono anche giochi sia quelli che non lo sono. In questo caso, però, mi trovo davanti a un gioco vero e proprio: “Lyla and The Shadows of War” segue la vita di una ragazza che vive nella Striscia di Gaza, ma ha meccaniche tipicamente da gioco, con minipuzzle ambientali. Ricorda in questo “This War of Mine”, che trattava la guerra dal punto di vista dei civili ma era chiaramente, come gameplay, un survival gestionale.

“Lyla and The Shadows of War” è attualmente disponibile (gratuitamente) sul Google Play Store, dove è segnalato come gioco adatto a un pubblico maturo. Curiosamente, il clone di “Angry Birds” intitolato “Israeli Heroes”, in cui devo mandare missili felici contro le case dalle cattive bombe con la kefiah. Esattamente quello che succede, in effetti, con la differenza che nelle case di solito non ci sono cattive bombe con la kefiah ma c’è la protagonista di “Lyla and The Shadows of War”.

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