King’s Quest: Once Upon a Climb – Recensione

Ci aveva sorpreso in negativo il secondo episodio di King’s Quest: macchinoso, ripetitivo e poco incisivo sul fronte della storia, aveva anche perso quel tono colorato da libro delle favole che in fondo ci aveva fatto amare l’ottimo capitolo di debutto. L’inserimento della possibile morte di alcuni personaggi, a seconda di come si fosse gestita la prigionia all’interno delle caverne dei goblin, l’avevamo trovata macabra e probabilmente eccessiva per un prodotto che se davvero volesse giocarsi questa carta dovrebbe farlo diversamente. Attendavamo dunque con molta curiosità questo Once Upon a Climb, terzo episodio di una mini-serie che ha tutte le potenzialità per decollare, a patto di mettere da parte le problematiche già citate dei precedenti, soprattutto del secondo appuntamento.

King's Quest Once Upon a Climb Recensione 01

King’s Quest: Once Upon a Climb – Recensione: Una principessa per Re Graham

Il vecchio Re Graham, che inizia a sentire sempre di più i segni del tempo, continua a raccontare alla nipotina le sue avventure del passato: la bambina chiede questa volta della nonna, cosa che trasforma la missione di questo episodio nella più classica delle situazioni da favola. Dopo essersi liberato dalle grinfie dei goblin, Graham si mette dunque alla ricerca del vero amore ed è chiamato a scalare una torre dove dovrebbe trovare la sua principessa. Ovviamente, in King’s Quest nulla accade come ci si aspetterebbe, dato che all’interno della costruzione il giovane re trova ben due possibili future mogli, ovviamente totalmente opposte tra loro. Sarà il giocatore a scegliere quale delle due potrà vivere per sempre a fianco del re, ma lo farà soltanto dopo aver superato una serie di rompicapi ed enigmi che, tra le altre cose, permettono intelligentemente di scoprire carattere e personalità delle due ragazze.

King's Quest Once Upon a Climb Recensione 04

King’s Quest: Once Upon a Climb vuole abbandonare la struttura anacronistica del secondo episodio per avvicinarsi a quella più moderna e ormai funzionale del capitolo debuttante. Anzi, l’impostazione si avvicina questa volta più a una serie firmata Telltale, abbandonando un po’ lo stile da vecchia avventura grafica dei predecessori. Coloro che hanno apprezzato ciò che era stato fatto finora non temano però di trovarsi semplicemente davanti a una sequela infinita di QTE, perché sebbene la loro presenza sia più pesante, al centro dell’attenzione resta l’esplorazione degli ambienti e la risoluzione di vari puzzle ed enigmi di variabile difficoltà, ma mai realmente troppo impegnativi. Ciò che conta, aldilà della struttura scelta, è che The Odd Gentlemen ha avuto il merito di realizzarla in maniera decisamente migliore: la ripetitività e il backtracking sono un lontano e cattivo ricordo, mentre la varietà degli enigmi è a tratti addirittura sorprendente. Le circa tre ore richieste per completare l’episodio scorrono via veloci proprio perché si è sempre pronti a scoprire cosa riserverà il prossimo rompicapo o la decisione da prendere, fino ad arrivare a un finale davvero magistrale, nonostante manchino ancora due capitoli alla fine della serie.

Il tutto è merito anche della buona sceneggiatura, farcita di dialoghi leggeri e intelligenti, sebbene non rinunci a qualche stereotipo. Ma va bene così. Abbandonate le buie e ripetitive caverne dei goblin, si torna infine finalmente ai toni più allegri e colorati del primo capitolo, con ambientazioni ben disegnate e decisamente più varie. Non è ancora una cel shading perfetta, dato che permangono le problematiche viste nei capitoli precedenti, soprattutto per la quantità poligonale portata dal motore di gioco e per la qualità altalenante di alcune texture. L’accompagnamento sonoro resta su ottimi livelli: magistrale doppiaggio in inglese e colonna sonora dai tempi perfetti per accompagnare ciò che accade su schermo. Peccato, ancora una volta, per l’assenza totale della lingua italiana.

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King’s Quest: Once Upon a Climb – Recensione: Commento Finale

Il reboot a episodi di King’s Quest trova forse, con questo terzo capitolo, la sua dimensione perfetta. Ripreso lo stile del primo episodio, arricchendolo con un po’ di salsa Telltale, Once Upon a Climb è decisamente l’appuntamento migliore di questa mini-serie. Intelligente, emozionante, sempre leggero e ironico e con una sapiente gestione degli enigmi, probabilmente non molto difficili, ma comunque vari e impegnativi. L’impressione è che The Odd Gentlemet, dopo due tentativi quasi opposti tra loro, abbia trovato la quadratura ideale: la prova di maturità è attesa con il prossimo e penultimo capitolo.

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