Uncharted 4: Fine di un Ladro – Recensione

C’è un costante senso di malinconia che permea tutta l’esperienza di Uncharted 4. Ma c’è anche quel senso di avventura, esplorazione e libertà che ha sempre caratterizzato le elettrizzanti avventure di Nathan Drake. Libertà: è quel desiderio che, secondo la leggenda, ha spinto i più grandi pirati della storia a dare vita a un’utopia quasi platonica, una colonia perfetta, nascosta al mondo e ai governi che davano loro la caccia, in cui fondare una propria nazione per godere delle ricchezze accumulate in anni di scorribande fino alla fine dei giorni. Si chiamava Libertalia ed è qui che finisce per svolgersi quella che inevitabilmente sarà l’ultima avventura di Nathan Drake: invecchiato nel corpo ma non nello spirito, a caccia di un tesoro inestimabile in compagnia del fratello Sam, che ricompare all’improvviso nella vita di un avventuriero che sembrava avesse deciso di appendere le scarpe al chiodo per dedicarsi a una vita “normale”, fatta di impieghi normali, di una casa normale, di abitudini normali. Forse fin troppo normali per uno come Nate, chiamato a questo punto a dividersi tra i doveri del buon marito e il mai sopito prurito di partire per una nuova avventura, a caccia di tesori che sembrava fossero andati perduti per sempre.

[easyazon_link identifier=”B00KWAFNYQ” locale=”IT” tag=”web051-21″]Tutte le migliori offerte su Uncharted 4: Fine di un Ladro per PlayStation 4 [CLICCA QUI][/easyazon_link]

Uncharted 4: Fine di un Ladro – Recensione: L’ossessione di un tesoro inestimabile e il valore della famiglia

Uncharted 4 Fine di un Ladro Recensione 02

Naughty Dog ha imparato tanto dall’esperienza fatta con The Last of Us, un prodotto dai toni decisamente dark, e ha riversato il frutto di quanto guadagnato in Uncharted 4 che, è chiaro, non vuole tradire le sue origini: rimane quell’esperienza leggera e un po’ caciarona che in fondo fa parte del carattere del suo irresistibile protagonista. Ma c’è qualcosa di più, c’è una maggiore attenzione ai sentimenti dei personaggi, alle relazioni che si intrecciano tra loro e al relativo approccio nel momento in cui si capisce che, forse, tutte le cose belle sono destinate a finire. Più di Uncharted 3, più di ogni altra previsione, Fine di un Ladro non vuole nascondersi e mette subito in chiaro che questa è un’ultima avventura: un’ultima volta come promette Nate all’immancabile amico Sullivan. Lo si capisce e non spiegheremo perché, anche per non rovinarvi l’esperienza con qualche anticipazione, ma il tutto si ricollega a una delle parole che hanno aperto questa recensione: malinconia, la si respira in ogni poro di questa produzione, dai toni di una graffiante ed efficace colonna sonora ad eventi e situazioni che puntano decise verso un’unica direzione.

Lo sviluppatore, dicevamo, ha imparato tanto da The Last of Us, ma lo ha fatto non solo dal punto di vista narrativo. Sotto il profilo di quella che è essenzialmente l’esperienza di gioco offerta da Uncharted 4, Naughty Dog è maturata tanto e ha raggiunto quel punto di equilibrio perfetto che forse è sempre mancato nei precedenti episodi, specialmente primo e terzo capitolo. L’avventura, che si srotola per 22 tappe (più l’epilogo), offre un mix intelligente di tutto ciò che è stata la serie fino ad ora: enigmi, avventura, esplorazione e sparatorie. Ciò che è interessante sottolineare è quanto lo studio sia stato capace a migliorare davvero ogni singolo aspetto del gioco rispetto al predecessore: le sezioni stealth, per cominciare, sono adesso più profonde e appaganti, mentre nel momento in cui bisogna imbracciare le armi da fuoco e sparare il tutto risulta più fluido e godibile, merito di un sistema di copertura ancora più efficace e dinamico e di un feedback degli armamenti finalmente soddisfacente. Non tutto funziona perfettamente, intendiamoci: l’intelligenza artificiale avversaria resta purtroppo molto deficitaria, ed è una cosa che si nota soprattutto nelle fasi stealth, in cui i nemici risultano fin troppo “buoni” verso il giocatore dimenticandosi in fretta quanto recentemente accaduto e soprattutto ignorando eventi talmente evidenti da lasciare quasi stupiti. Anche le tattiche utilizzate per rispondere al fuoco dell’utente risultano scontate e prevedibili: grandi difficoltà non se ne incontrano quasi mai, se non nei capitoli finali della campagna, specialmente se si utilizza un livello di sfida superiore al normale.

Uncharted 4 Fine di un Ladro Recensione 03

Ma Uncharted è sempre stato la somma delle singole parti e questo quarto capitolo non fa eccezione. Grande capacità di Naughty Dog è saper prendere questi elementi imperfetti e mischiarli tra loro in modo magistrale: e se la cosa funzionava benissimo per gli episodi precedenti, in questo caso funziona addirittura meglio e trova la sua ragion d’essere. L’avventura proposta da Uncharted 4 non ha davvero uguali tra gli appuntamenti del franchise in quanto a varietà delle situazioni da gioco proposte: raramente vi troverete a ripetere delle azioni e difficilmente si respira un’aria di deja-vu, fatta eccezione per quei casi che comunque rappresentano un marchio di fabbrica per questa serie. Ma c’è di più, perché tutto ciò che è stato Uncharted su PlayStation 3 viene qui ampliato e proposto all’ennesima potenza: generalmente si tratta sempre di un’avventura lineare, ma molti capitoli propongono ambientazioni vaste simil-sandbox, che ricordano per certi versi le lunghe passeggiate esplorative che accompagnavano la progressione in The Last of Us. Da una parte abbiamo allora la conferma perfetta di ciò che è stato, dall’altra la voglia e la capacità di saper prendere ciò che c’era e ampliarlo all’ennesima potenza, offrendo un gioco d’avventura unico nel suo genere e probabilmente il migliore mai creato. Alla straordinaria realizzazione di questo obiettivo contribuisce non solo il ritorno di tutti gli elementi di gameplay storici della serie, ma anche l’introduzione del rampino, una novità piccola nella sostanza e al contempo fondamentale per cambiare sostanzialmente tutto. Sì, perché la possibilità di utilizzare il rampino per molti dei propri spostamenti rende ancora più aperto e verticale il level design delle ambientazioni, tutte come al solito maniacalmente curate nel dettaglio, e apre a un ventaglio di possibilità, anche in combattimento, che a volte può addirittura sorprendere. Libertà si diceva nel paragrafo di apertura, e di una discreta libertà può finalmente godere il giocatore nello svolgimento di molte delle situazioni in cui si ritrova in Uncharted 4. Siamo chiari: Uncharted non è diventato un open world, per fortuna, ma in alcuni capitoli ci si ritrova davvero a ponderare una propria strategia e a un approccio tutto personale da utilizzare sia in fase di esplorazione, sia in combattimento. Il tutto comunque che porta a raggiungere l’obiettivo del caso sempre in una progressione sostanzialmente lineare, è questo è bene averlo chiaro in mente per non crearsi facili illusioni. Il gameplay di Uncharted 4 ha semplicemente ampliato le sue caratteristiche, non cambiato genere.

In una quindicina di ore, raccogliendo un buon numero di tesori e pagine del diario, si completa dunque un’avventura straordinaria, che varia da situazioni in cui sembra di essere usciti dai film d’azione più spettacolari sulla piazza, a momenti più riflessivi in cui si entra più a fondo nell’animo dei personaggi: e ci si lega a loro inevitabilmente. Della storia è davvero inutile aggiungere altro oltre quanto accennato, si può solamente ripetere quanto Naughty Dog abbia effettivamente tratto tesoro dall’esperienza finora unica di The Last of Us: regia, dialoghi, fotografia, narrazione e direzione artistica hanno compiuto uno, forse due enormi passi in avanti al confronto con Uncharted 3, tanto da rendere spesso i filmati la parte migliore di questa esperienza, senza nulla togliere chiaramente alle parti giocate. Ma, parlando seriamente, non c’è nulla fuoriposto: ogni elemento funziona quasi alla perfezione, e quando non lo fa raggiunge comunque picchi di eccellenza che in altri giochi è difficile trovare. Soprattutto nel momento in cui finiamo per parlare dell’impressionante e stratosferico comparto tecnico che di fatto completa il quadro delle meraviglie di Uncharted 4.

Uncharted 4 Fine di un Ladro Recensione 01

Spendere parole è probabilmente superfluo dato che basta dare uno sguardo a un paio di immagini e a un video di pochi minuti per rendersi conto di ciò che è riuscita a combinare Naughty Dog. Con buona pace della concorrenza, non temiamo nulla nel dire che Uncharted 4 è il gioco con la miglior grafica di sempre su console. Oltre a una cura maniacale in ogni singolo dettaglio nella realizzazione di ambientazioni evocative e indimenticabili, c’è una qualità e quantità poligonale semplicemente impressionante, accompagnata da un impianto di illuminazione di altissima fattura e texture imbarazzanti, nel senso buono del termine. Il tutto corredato da una sapiente gestione dei colori che vi porterà letteralmente a consumare il semplice, ma geniale pulsante “Share”: noi abbiamo conservato oltre 100 immagini nel nostro hard disk, come cartoline di un’avventura difficile da dimenticare. Così come questa recensione è stata scritta ascoltando in sottofondo le note della colonna sonora: melodie che mantengono lo stile tipico della serie, arricchito tuttavia da quel pizzico di malinconia accennato più volte ma che in un’avventura di questo tipo è collocata nel posto giusto. Il doppiaggio italiano si conferma in linea con gli ottimi livelli dei predecessori, fatta eccezione per qualche personaggio secondario, sebbene la recitazione originale resti comunque superiore per diversi motivi: dalla sincronizzazione col labiale a un tono talvolta troppo basso nelle fasi giocate. Il multiplayer ha il merito di arricchire ulteriormente un pacchetto che funzionerebbe benissimo anche senza, ma lo approfondiremo in un secondo articolo.

Uncharted 4 Fine di un Ladro Recensione 06

Uncharted 4: Fine di un Ladro – Recensione: Commento finale

Uncharted 4: Fine di un Ladro è andato addirittura oltre le aspettative ben più che ottimistiche basate sui risultati ottenuti dallo sviluppatore nel corso della sua storia. C’è tutto quello che si potrebbe desiderare: c’è il senso dell’avventura e dell’esplorazione che deve essere predominante in un prodotto del genere, c’è la conosciuta sinergia e complicità tra i protagonisti in gioco, ma c’è anche un po’ di mestizia dovuta alla consapevolezza che si tratta di un’ultima avventura, che le cose belle sono destinate a finire e che prima o poi bisogna fare i conti con la realtà dei fatti e accettare i “limiti” di una vita normale. Si vive l’avventura esattamente con lo stesso mix di sentimenti che tormenta il comunque sempre allegro protagonista, ci si lascia coinvolgere in un mondo e situazioni che lasciano sognare ad occhi aperti, che spingono anche le menti più realistiche ad accettare di farsi trasportare in qualcosa che va semplicemente oltre. Nathan Drake è indiscutibilmente il simbolo di una nuova generazione di giocatori, che hanno avuto la fortuna di crescere, vivere e assaporare una saga destinata alla leggenda. Tuttavia, è anche il simbolo degli appassionati più anziani, che forse si ritroveranno spesso in quel che prova Nate quando sbatte il muso contro la routine quotidiana di un noioso lavoro da ufficio. Il “10” che abbiamo deciso di assegnarli dopo lunga e attenta valutazione non è sinonimo di perfezione, altrimenti non esisterebbe nemmeno una scala di voti, ma riassume e premia semplicemente tutto: Uncharted 4 è un capitolo finale che chiude straordinariamente un cerchio iniziato ormai diversi anni fa e che riesce accontentare i fan storici e anche coloro che solo oggi si avvicineranno alle epiche avventure di Nathan Drake. È chiaro che Sony difficilmente si lascerà scappare così facilmente una gallina dalle uova d’oro, ma l’intento dello studio è chiaro e lo si percepisce non appena sopraggiungono i titoli di coda. La storia di Nate finisce qua, dopo averci divertito, emozionato e anche leggermente commosso nelle battute finali. Sic Parvis Magna, Naughty Dog. E grazie.

Potrebbe piacerti anche