Giocare a Tomb Raider da ragazzina – Il mondo di Sofia

Alicia Vikander, che interpreterà Lara Croft nel nuovo film della saga di “Tomb Raider”, ha raccontato in un’intervista come da bambina ne fosse fan e giocatrice. Non aveva molte amiche che condividevano il suo interesse ed era costretta a giocare di nascosto, contro la volontà dei propri genitori. Leggere questa notizia mi ha fatto fare un tuffo nel passato, indietro nel tempo fino ai miei 11 anni. Avevo conosciuto Sara a scuola di danza ed eravamo diventate subito molto amiche; mi invitò a casa, una villetta a schiera che a me sembrò enorme, con una stanzetta tutta per lei con solamente una scrivania e un computer. Mi mostrò un gioco, nuovissimo, che stava giocando: “Tomb Raider 2”. Fu così che conobbi Lara.

A differenza della Vikander, la mia esperienza con Tomb Raider è tutta al femminile. In prima media conobbi Anna che divenne la mia partner videoludica fissa per gli anni delle scuole medie. Anche lei aveva una zona dedicata al gaming (nel suo caso era la soffitta) in cui giocammo ai primi due capitoli della saga. Giocavamo in team, lei le direzioni e il salto, io i tasti per la camminata, l’aggrappo e lo sparo. Eravamo diventate due mostri di coordinazione. I miei genitori non approvavano per nulla e ritenevano Lara un modello diseducativo: troppo violenta, troppo sexy. Io giocavo lo stesso, nei piccoli regni privati delle mie amiche: luoghi nei quali i miei genitori non avevano nessuna autorità, nessun potere.

Relazionarsi con un sex symbol – Giocare a Tomb Raider da ragazzina

L’ipersessualizzazione di Lara sfociava spesso nel ridicolo. La camminata sculettante, i versetti orgasmici che faceva sbattendo contro le pareti, i mugolii di soddisfazione che produceva quando raccoglieva artefatti o reliquie: tutto questo era per me e Anna fonte di sincera ilarità e di gioiose parodie. Inoltre la povertà dei mezzi grafici dell’epoca depotenziava parecchio il fascino di Lara (che si poteva però intuire dalle cutscene, più graficamente curate, e dall’infinità di copertine in cui la bella archeologa era ritratta a mo’ di pin up).

Tomb Raider film Vikander
Lara con un outfit perfettamente adeguato al clima di alta montagna

Ma durante il gioco tutto questo era secondario rispetto alle inverosimili prodezze atletiche di Lara, alla strage di animali selvatici di ogni genere, alle orde di mercenari (rigorosamente uomini) che venivano uccisi senza alcuna pietà. Lara era completamente diversa dai modelli femminili che mi erano stati presentati fino ad allora: le angelicate principesse Disney in attesa di essere salvate dal loro principe, le veline dei programmi tv la cui sensualità era utilizzata come elemento decorativo, le mogli/mamme asessuate sui cui gravava ancora completamente la responsabilità della cura della casa e dei figli. Lara era una donna indipendente, non aveva uomini accanto e non se ne intuiva nemmeno la necessità. Lara non era fragile: era potente e temibile e allo stesso tempo di una bellezza conturbante. Lara diceva a tutte noi che potevamo realizzarci senza bisogno di un maschio accanto ma solamente contando sulle nostre forze, sulle nostre capacità.

Tomb Raider film Vikander
Lara con la sua stupenda espressione da dura

Nonostante ciò, il rapporto con la corporeità di Lara è stato forte e importante per me. Come adolescente, Lara rappresentava la donna che da lì a poco sarei diventata. Lara faceva da contraltare a tutti gli “ormai sei una signorina, non si fa” con la sua intraprendenza atletica, mi aiutava ad accettare i cambiamenti che stavano avvenendo nel mio corpo e verso i quali ero profondamente ambivalente. Lara era bella, sensuale, era un’anticipazione del potere dell’eros che presto avrei posseduto e che spaventava così tanto gli adulti che avevo intorno. Ma Lara è stata più di questo per me: è stata la prima figura femminile nei confronti della quale ho provato un’esplicita attrazione erotica. Lara, la forte e indomita Lara, era la donna che avrei voluto essere e allo stesso tempo l’irraggiungibile e proibito oggetto di un desiderio che ancora non conoscevo e non capivo: la scoperta e l’accettazione della mia articolata sessualità è arrivata molto più tardi.

Rappresentare l’eros – Giocare a Tomb Raider da ragazzina

Nonostante apprezzi le analisi articolate e puntuali di Anita Sarkeesian sulla rappresentazione di genere nei videogiochi (e mi sia piaciuto particolarmente questo video in cui analizza la differenza nella rappresentazione del fondoschiena maschile e femminile) non sono d’accordo con la sua proposta di un approccio desessualizzante. Giocare con un personaggio sessualizzato ma allo stesso tempo forte e indipendente come Lara è stato importante per la mia crescita come persona e per lo sviluppo di un erotismo consapevole. Credo che ci si debba interrogare piuttosto sulle modalità di rappresentazione della sessualità e dell’erotismo nei videogiochi, su come arrivare ad una rappresentazione della sessualità più vera, densa, che possa uscire dallo stereotipo. Mi sono piaciuti moltissimo, in questo senso, i personaggi della saga di “Dragon Age“, dotati di fascino e sensualità multiformi e soprattutto godibili anche da una prospettiva differente rispetto a quella del maschio eterosessuale. E ho trovato molto sexy Nathan Drake in “Uncharted 4”: qui l’enfasi è posta sulle caratteristiche considerate tradizionalmente attraenti nel sesso maschile come la camicia aperta sul petto massiccio o le mani grandi ma allo stesso tempo delicate nei movimenti.

Tomb Raider film Vikander Zevran Dragon Age Origins
Zevran, uno dei personaggi con la più alta carica erotica di Dragon Age: Origins

Mi auguro che il futuro del videogioco vedrà superate sempre di più le rappresentazioni stereotipate senza dover necessariamente diventare asessuato, asettico: c’è molto bisogno di dare visibilità ad un aspetto così tristemente trascurato eppure così importante come la sessualità. Il videogioco ha un ruolo cruciale nella formazione dell’immaginario dei giovani e dei giovanissimi e credo che si dovrebbe raccogliere la sfida di una rappresentazione di genere meno scontata in cui ci sia spazio di immedesimazione anche per la sensualità maschile e spazio di desiderio e scoperta anche per l’erotismo femminile. Sarebbe davvero bellissimo.

“Il mondo di Sofia” è la rubrica della sviluppatrice indipendente Sofia Abatangelo su Webtrek. Ne “Il mondo di Sofia”, Sofia racconta i suoi videogiochi, i festival e le opere altrui non come giornalista o critico ma attraverso gli occhi dell’autrice e dell’artista. Trovate i giochi di Sofia sulla sua pagina di itch.io, piattaforma di distribuzione digitale, e trovate qui una sua lunga intervista di presentazione in cui Sofia si racconta come videogiocatrice e come sviluppatrice.

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