The Room trasformato in un videogioco in The Room Tribute

Escludendo alcuni film animati, visti a ripetizione da bambino (“Bianca e Bernie”, “Fievel sbarca in America”, “Brisby e il segreto del NIMH”…), sono pochi, sono solo due, i film che ho visto abbastanza volte da poterne ripetere a memoria intere parti mentre li riguardo. E sono due film abbastanza particolari: “The Spirit” di Frank Miller e “The Room” di Tommy Wiseau. Non giudicatemi, son convinto che i vostri film preferiti siano altrettanto pessimi e sono sicuro che “The Spirit” sarà presto rivalutato ed elevato al livello che gli spetta. Quello di un film in cui un gatto di nome Muffin viene sciolto da Samuel L. Jackson vestito da Hilter in una sostanza che rende immortali e restano solo i suoi occhi.

“The Room” di Tommy Wiseau, ingiustamente giudicato “il peggior film della storia del cinema” come se non esistessero “Catwoman”, “Il paziente inglese” e i film di Pupi Avati, racconta la vita di Johnny (interpretato da Tommy Wiseau, regista, produttore e scrittore del film), impiegato di banca che alla vigilia del suo matrimonio scopre che il suo migliore amico, Mark (Greg Sestero, anche produttore), ha una relazione con la sua fidanzata Lisa, una donna orribile che ripete continuamente che non ama più Johnny (grande tormentone il suo “I don’t love him anymore”, solitamente accompagnato da “I love Mark”). La tragedia si tinge rapidamente di toni shakespeariani, con personaggi secondari a casaccio e una ambientazione che si riduce sostanzialmente alla stanza che dà il titolo al film. Una sua versione teatrale potrebbe diventare un capolavoro vero.

La differenza tra “The Room” e altri film trash, come i deludenti film della Asylum (fa eccezione l’esilarante serie di “Sharknado”, ma gli altri son spazzatura) è che “The Room” è un film nato da amore vero per il cinema. Wiseau crede in quello che fa, recita con un trasporto incredibile, sempre esagerato (il suo “You are tearing me apart, Lisa” è esemplare), ma è davvero innamorato di quello che sta facendo e riesce in un qualche misterioso e insolito modo a comunicarlo al suo pubblico, a me. Nel vedere “The Room” non avverto il disprezzo che sento nel vedere un film trash, ma attentamente creato per essere stupido e piacere al pubblico, ma l’emozione, la vergogna, il divertimento che ho nel guardare il saggio di fine anno scolastico di un cuginetto. C’è innocenza, c’è imbranataggine, ma per loro quello è tutto il mondo, tutto il cinema.

“The Room: Tribute” è un videogioco nato come omaggio al film. Non solo: a differenza dell’opera originale, che è appunto più la storia di un luogo, di una stanza, che di un singolo personaggio, il gioco arricchisce la narrazione seguendo per tutto lo svolgimento della storia il suo protagonista, Johnny. La levatura shakespeariana del personaggio di Johnny lo rende spesso irraggiungibile nel film: egli è buono con tutti, amato da tutti, perfetto con gli amici e con la sua fidanzata, egli è Amleto senza il cinismo di Amleto e Otello senza la violenza di Otello, è Cesare e Prospero. Nel videogioco sono però costretto a seguirlo sempre, a immedesimarmi, e questo crea una nuovo rapporto col suo personaggio, un rapporto più umano, meno simile a quello che nasce tra spettatore e protagonista di una tragedia. Sarebbe interessante vedere cosa succede spingendo in questa direzione proprio Shakespeare.

“The Room: Tribute” ha, continuando il confronto con la tragedia shakespeariana, il sapore di “Rosencratz e Guildestern sono morti”, l’opera teatrale (e poi film) di Tom Stoppard che segue lungo le vicende di “Amleto” i due personaggi secondari, e inutili, di Rosencratz e Guildestern. Qua l’attenzione non è su personaggi secondari ma sul protagonista, ed eppure il risultato è comunque uno sguardo imperfetto e incompleto alla trama del film (“The Room: Tribute” è incomprensibile a chi non conosce la storia abbastanza bene) e che eppure riesce a illuminarne parti prima assolutamente misteriose. Dove ha recuperato la cassetta Johnny? Che fine fa Peter durante la festa di compleanno finale? E chi è veramente Johnny, questo uomo tanto alieno a San Francisco, arrivato all’improvviso con due valigie e denaro senza valore? “The Room: Tribute” cade nel tranello in cui il film non cade: è fatto per essere storto, trash, pieno di easter egg e di minigiochi strani. È però, allo stesso tempo, un’opera nata da amore sincero verso uno dei film che ogni persona dovrebbe conoscere a memoria. “The Room: Tribute”, un’avventura punta-e-clicca di Tom Fulp, Johnnyutah e Chris O’Neill, è disponibile gratuitamente qui. Un consiglio: cercate i cucchiai sparsi in giro durante la vostra avventura.

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