Metal Gear Solid 5 non avrà mai la sua missione finale

Tra i crimini contro l’umanità compiuti da Konami non c’è solo la cancellazione di “Silent Hills” di Kojima e del Toro, lo sfruttamento della serie “Silent Hill” per fare macchine per il gioco d’azzardo, il free-to-play per cellulari di “Contra” o il recente “Metal Gear Survive”, ma anche la cancellazione di contenuti previsti in “Metal Gear Solid 5: The Phantom Pain”. Il motivo dell’eliminazione di queste parti del gioco fu a quanto pare l’intolleranza di Konami verso il lungo e costoso sviluppo dei giochi di Kojima e, probabilmente, la necessità di far velocemente cassa e chiudere la questione “Metal Gear Solid 5: The Phantom Pain” per poter ristrutturare la compagnia e liberarsi di Kojima Productions.

Quando è stata annunciata “Metal Gear Solid 5: The Definitive Experience” i fan hanno sperato che fosse in qualche modo incluso anche il contenuto tagliato da “Metal Gear Solid 5: The Phantom Pain”, che ha perso almeno una missione (la Missione 51) e, con essa, un bel pezzo di trama. Un bel pezzo davvero, perché la Missione 51 conteneva il vero finale del gioco, che è arrivato invece nei negozi tragicamente tronco. Konami ha però risposto agli appassionati chiarendo che questi contenuti non saranno presenti in “Metal Gear Solid 5: The Definitive Experience” e che, comunque, comprendevano solo materiale aggiuntivo.

Il problema di Konami è che sappiamo perfettamente cosa ci sarebbe stato nella Missione 51, perché un filmato di quasi diciannove minuti con concept art e trama della missione è contenuto nel disco bonus della Collector’s Edition di “Metal Gear Solid 5: The Phantom Pain”. E si tratta, appunto, di una missione ambientata dopo quello che è rimasto come finale del gioco (la Missione 46) e contenente la risoluzione di un po’ di punti che restano in sospeso. Soprattutto, dà una conclusione (almeno, sino agli eventi di “Metal Gear”) alla sottotrama che riguarda Eli/Liquid Snake. Non so se questo avrebbe risolto il terribile colpo di scena finale di “Metal Gear Solid 5: The Phantom Pain”, o se avrebbe collegato meglio il gioco agli episodi cronologicamente successivi riuscendo finalmente a spiegare perché Big Boss sia diventato l’antagonista della serie.

Originariamente, secondo quanto scoperto curiosando nei file di gioco, “Metal Gear Solid 5: The Phantom Pain” conteneva persino un intero capitolo aggiuntivo, il terzo del gioco, chiamato “Peace” e probabilmente ambientato in Africa, zona che è stata più volte mostrata durante le presentazioni di “Metal Gear Solid 5: The Phantom Pain” senza poi arrivare nel gioco. Un altro contenuto annunciato ma assente in “Metal Gear Solid 5: The Phantom Pain” riguarda invece il bonus per chi ha giocato anche a “Metal Gear Solid 5: Ground Zeroes”. Kojima aveva esplicitamente affermato che sarebbe stato possibile unire i personaggi di Camp Omega con i Diamond Dogs di “Metal Gear Solid 5: The Phantom Pain”, ma questo non è realmente possibile nel gioco arrivato nei negozi e Camp Omega è solo una ambientazione di “Metal Gear Online”, la componente multiplayer. Magari avrebbero dovuto avvisare prima di tagliare da “Metal Gear Solid 5: The Phantom Pain” dei contenuti annunciati e usati per promuovere la vendita di un altro gioco (“Metal Gear Solid 5: Ground Zeroes”).

Sinceramente non invidio il lavoro di Robert Allen Peeler: si occupa per conto di Konami delle relazioni con i fan della serie di “Metal Gear Solid”. Praticamente, è uno scudo umano. Konami avrebbe ricevuto più apprezzamenti dai fan se invece di creare uno sparatutto survival cooperativo con gli zombi e piaccarci sopra il nome “Metal Gear” avesse rimesso mano ai contenuti tagliati di “Metal Gear Solid 5: The Phantom Pain” per “Metal Gear Solid 5: The Definitive Experience” e un DLC.

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