Virginia: dove sogno e realtà si mescolano – Il mondo di Sofia

Ho giocato “Virginia”, opera prima dello studio britannico Variable State,  disponibile per PC e Mac (su Steam), per PS 4, Xbox One e sul servizio di game streaming NVIDIA GeForce NOW. Si tratta di un racconto interattivo in prima persona davvero particolare e innovativo sotto moltissimi aspetti. Il giocatore veste i panni di un’agente dell’FBI, Anne Traver, che si trova a dover indagare su una collega affiancandola nell’indagine sulla scomparsa di un ragazzino in un paese rurale della Virginia (da qui il titolo). La grafica semplice ma molto efficace e l’ispirazione cinematografica, che è dichiarata sin dai titoli di testa e ci regala una colonna sonora e un montaggio da film, accompagnano quella che è stata una delle esperienze videoludiche più estranianti che abbia vissuto.

Virginia

La narrazione in “Virginia” è sin dal principio frammentata e disorientante. Già in “Dear Esther” di The Chinese Room la consequenzialità temporale e logica viene abbandonata a favore di una narrazione fatta di ricordi e riflessioni intimiste che (forse) riaffiorano nella memoria del personaggio/giocatore mentre passeggia in un’isola selvaggia dell’arcipelago delle Ebridi. “Virginia” fa un passo in più: disintegra la continuità spaziale. Il gioco procede per salti continui tra un luogo e l’altro, tra un momento e quello successivo, con un montaggio che viene ereditato dal cinema e che in un’esperienza interattiva risulta quasi claustrofobico. Può succedere così che un momento prima io sia in bagno davanti allo specchio a mettermi il rossetto e il momento dopo mi trovi in fila alla cerimonia di consegna del distintivo da agente federale, così come può capitare di essere a letto a lavorare al caso, circondata dai fascicoli, e di essere un attimo dopo fuori dal mio corpo, davanti al mio avatar sdraiato circondato da quei fascicoli che prima vedevo intorno a me. È un continuo gioco di specchi quello di “Virginia”, in cui fin dai primi minuti di gioco diventa difficile distinguere la realtà dal sogno. Sembra di stare nella Loggia Nera di “Twin Peaks”.

Tutto ciò che nel videogioco è illusione di realismo viene disintegrato, la natura finzionale del videogioco viene esplorata, sfruttata, esasperata: mai per un momento l’opera di Variable State mi dà la possibilità di vivere in un universo parallelo. Al contrario mi trovo intrappolata in una linea narrativa che non mi lascia scelta, e come se fossi un attore su un set devo interpretare l’agente Traver compiendo per la maggior parte azioni semplici, assolutamente non significative per quel che riguarda lo svilupparsi della trama ma utili per dare corpo al personaggio, per recitarlo. Mi trovo insomma catapultata in una vita che non è la mia e sulla quale non ho alcun controllo, costretta a recitare una parte e privata progressivamente della capacità di distinguere ciò che è reale. Da un certo punto in avanti la linearità della narrazione esplode creando una sequenza di finali multipli in successione, finali non mutualmente esclusivi ma tutti ugualmente veri e falsi, tutti ugualmente possibili. “Virginia” fa un ulteriore e importante passo nell’esplorazione delle possibilità narrative del medium videoludico e lo fa in un modo maturo e convincente: vale molto più del suo prezzo. Consigliatissimo.

Virginia

“Il mondo di Sofia” è la rubrica della sviluppatrice indipendente Sofia Abatangelo su Webtrek. Ne “Il mondo di Sofia”, Sofia racconta i suoi videogiochi, i festival e le opere altrui non come giornalista o critico ma attraverso gli occhi dell’autrice e dell’artista. Trovate i giochi di Sofia sulla sua pagina di itch.io, piattaforma di distribuzione digitale, e trovate qui una sua lunga intervista di presentazione in cui Sofia si racconta come videogiocatrice e come sviluppatrice.

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