Call of Duty: Infinite Warfare – Recensione

Eppure Call of Duty resiste. La decisione di annualizzare alcune delle serie più famose è stata condivisa dai principali publisher del settore: Assassin’s Creed, Need for Speed e appunto Call of Duty sono i casi più evidenti ed eclatanti, ma è stata proprio la serie di sparatutto firmata Activision a resistere alla stanchezza del brand e riuscire a garantirsi ancora un’altra uscita annuale. Questo perché l’azienda statunitense è stata comunque brava a gestire al meglio la situazione, offrendo a tre team differenti la possibilità di alternarsi ogni anno, restituendo ognuno la propria visione su una delle saghe più amate dagli appassionati. L’esito è altalenante: non sempre siamo riusciti ad assistere a episodi indimenticabili, anzi, ma in molti casi la qualità si è mantenuta comunque su livelli medio-alti, creando addirittura fanbase all’interno dello stesso franchise riguardanti le sotto-serie portate avanti da ogni sviluppatore. Quest’anno è toccato a Infinity Ward, che continua sul filone del marchio “Warfare” proponendoci questa volta un setting futuristico, segnando un punto di svolta per Call of Duty che si pensava non sarebbe mai stato toccato.

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La campagna di Call of Duty: Infinite Warfare inizia dunque diversi anni nel futuro, in un’epoca in cui l’umanità è riuscita a colonizzare i pianeti del sistema solare e ad espandersi in cerca di risorse per compensare alla mancanza di una terra esausta dallo sfruttamento dell’uomo. Su Marte, succede però che un gruppo di ribelli decide di mettere da parte le origini terrestri. segnando quella che viene definita come una nuova era dell’umanità, che sia finalmente libera dalla “zavorra” del proprio pianeta natale. Inizia insomma un conflitto, una vera e propria guerra di secessione futuristica in cui si battono le fazioni fedeli al nostro mondo e quelle invece che vogliono letteralmente staccarsi dal cordone ombelicale che li legava ancora alla terra. Come sempre accade in prodotti del genere è più un pretesto per imbracciare i fucili e lasciarsi trasportare nelle solite 5-6 ore di gioco che questa parte del gioco si presta ad offrire: sebbene abbia apprezzato la presentazione, fatta di spettacolari filmati in CG chiamati a raccontare parti della storia e una discreta caratterizzazione dei personaggi, tutto sommato la trama non sorprende e si limita ad offrire una serie di eventi poco originali in cui viene trasportato il giocatore.

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Se non altro le missioni, complici l’ambientazione futuristica che ci porta in giro per il Sistema Solare, hanno un buon ritmo e riescono a intrattenere anche con paesaggi mozzafiato. Si giocano che è un piacere e sebbene non offrano mai spunti particolarmente originali non stancano e permettono di arrivare ai titoli di coda senza stanchezza. Il merito, oltre a un discreto level design, va dato a una piccola trovata che svecchia leggermente la struttura di gioco. È stato inserito infatti un hub centrale in cui il giocatore può muoversi liberamente per selezionare le missioni da affrontare: oltre a quelle principali c’è la possibilità di affrontare alcuni incarichi secondari che permettono di sbloccare nuove armi e gadget da utilizzare in battaglia (prima di ogni missione si è chiamati infatti a personalizzare il proprio equipaggiamento). L’espediente funziona inizialmente, poi si perde un po’ in una certa ripetitività, dato che le quest facoltative si susseguono sempre in due tipi: infiltrazione a gravità zero e combattimento spaziale a bordo di una navicella. Sebbene quest’ultime sezioni, al netto della loro estrema semplicità, risultino essere molto divertenti e spettacolari, dopo un po’ si respira subito aria di stanchezza. Sarà anche per questo che lo sviluppatore ha deciso di non inserirne in numero elevato in modo che si ritorni subito agli incarichi principali. Ciò detto, non è una novità stravolgente, perché alla fine la struttura delle missioni è quella tipica di ogni Call of Duty, con l’introduzione di novità un po’ più futuristiche che permettono di correre sui muri, sfruttare un piccolo jet-pack e un arsenale di armi comunque abbastanza vario e ricco di interessanti trovate. La campagna, comprese le piccole missioni secondarie, si completa nel giro di sei ore: diverte, ma non sarà indimenticabile.

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Il motivo è che questo Call of Duty non sembra mai vivere di luce propria, ma pare piuttosto voler attingere un po’ qua e un po’ là per cercare di creare un mix più o meno perfetto di varie. In un certo senso ci riesce, perché l’offerta ludica è solida e divertente, ma in generale si respira quell’aria di scarsa voglia di osare che rende l’intera produzione troppo poco coraggiosa, aspetto che alla lunga rischia di essere pagato caro. E non è un discorso che riguardo soltanto la campagna, ma concerne anche il lato multiplayer. Torna anche quest’anno infatti la modalità Zombie, che si rivela un bel parco di divertimenti in stile anni ’80 dedicato a quattro giocatori chiamati a collaborare in cooperativa sfruttando una struttura di gioco in simil-orda. Funziona, ci si diverte, ci si fanno quattro risate se in buona compagnia (perché comunque qui i toni seriosi vengono volutamente abbandonati), ma presto ci si rende conto della poca originalità delle meccaniche di gioco, anche perché la presenza di una sola mappa al lancio di certo non ha aiutato. E quindi la modalità Zombie, che eppure ha tutte le potenzialità per essere qualcosa di più, si rivela essere un semplice antipasto a quella che è la grande portata anche di questo Call of Duty: il tradizionale multiplayer competitivo.

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Anche qui però non c’è da attendersi grandi novità, forse volutamente: del resto, nel corso degli anni la serie Activision si è costruita un impianto solido e immediatamente riconoscibile da ogni appassionato. Funziona, lascia il fianco scoperto a qualche critica se solo si prova a cambiare qualcosa (la fanbase di Call of Duty è numerosa e facilmente volubile), ma continua a funzionare e proprio per questo non dovete aspettarvi nulla di nuovo da Infinite Warfare. Sì, c’è ovviamente qualche modifica dettata dall’ambientazione e quindi troverete armi e gadget che avete adoperato nella campagna, relative mappe e qualche altra leggera modifica. Ma finisce qui. Se avete giocato Black Ops 3 lo scorso anno, o comunque uno degli ultimi capitoli, vi troverete immediatamente a casa ammirando solamente un arredamento un po’ diverso e qualche mobile nuovo. L’introduzione dei Rig, una specie di classi di soldati con equipaggiamenti predefiniti, è interessante ma è molto simile agli specialisti dell’episodio dello scorso anno. Le modalità sono un po’ le solite, con qualche piccola novità non eclatente. Insomma, non voglio essere ripetitivo, di grossi cambiamenti ce ne sono veramente pochi: però quel che c’è funziona e funziona davvero bene, segno della grande esperienza ormai maturata da Infinity Ward e la consapevolezza di saper offrire perfettamente quello che piace al suo pubblico. È un ragionamento lineare, semplice e comprensibile: chi è in cerca di grandi novità resta deluso, chi vuole il solito Call of Duty rivisto in qualche aspetto non può far altro che gioire.

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Call of Duty: Infinite Warfare – Recensione: Commento finale

Valutare il nuovo Call of Duty è più difficile di quanto non sembri. Perché se da una parte è vero che mi sono soffermato più volte sull’assenza di vere grosse novità rispetto agli ultimi episodi, dall’altra bisogna considerare che siamo comunque di fronte a uno sparatutto solido, divertente e ricco di contenuti, specialmente in multiplayer. Offre un tipo di esperienza per tutti i gusti: da una campagna single player non lunga, ma comunque capace di intrattenere l’utente, a modalità di gioco multiplayer competitive e cooperative classiche e ben fatte. La scelta del setting futuristico è stata poi, a mio modo di vedere, azzeccata, specialmente visto quanto è ben integrata nella struttura ludica. Infinite Warfare è il solito Call of Duty che diverte, sì, ma che ha probabilmente smesso di sorprenderci. Il voto allegato a questa recensione consideratelo più indicato al valore generale dell’opera: tuttavia, se la struttura della serie ha iniziato a stancarvi, considerate anche un punto in meno.

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