PewDiePie ci ha dato una grande lezione sulla fiducia

Felix Kjellberg, in arte “PewDiePie”, è il più famoso e ricco YouTuber del mondo (nel 2016 ha fatto 15 milioni di dollari attraverso il suo canale), un vero punto di riferimento per tutti gli influencer, aspiranti o affermati che siano. Con “influencer” indichiamo una figura professionale, diffusa su YouTube ma presente anche su altre piattaforme come Instagram, Facebook o su interi siti internet, che viene pagata attraverso bonus, denaro o regali dalle società per pubblicizzare i loro prodotti, avendo un seguito tale su internet da poter spostare i consumatori portandoli a comprare gli oggetti pubblicizzati. Ho parlato di recente di lasabrigamer, influencer italiana, ma fanno parte della categoria anche le cosiddette “fashion blogger”, modelle che, grazie alla loro conoscenza dei social media (e all’opera di autori e redazioni), si pongono su internet come “marchio” riconoscibile che gli utenti seguono e che le case di moda usano per raggiungere i clienti.

Insomma, si tratta di persone che o per ingenuità, mancando degli strumenti e della consapevolezza necessari per fare un lavoro di critica e informazione, o per calcolo si comportano alla fine come delle agenzie pubblicitarie per conto dei committenti. Tra chi ha trasformato questa filosofia di vita in un vero lavoro è impossibile non citare proprio PewDiePie, parte del più costoso Multi Channel Network (un’agenzia che rappresenta YouTuber e Streamer, o meglio chi di loro fa l’influener) esistente. Avere una recensione di PewDiePie, apparire sul suo canale, è estremamente costoso ed è, soprattutto, solo una questione di denaro.

PewDiePie promette di cancellare il suo canale YouTube

Difficile insomma che uno di questi influencer possa parlare di “fiducia”. Eppure PewDiePie ha dato un falso annuncio in un suo video accusando poi la stampa, che ne aveva dato notizia, di non essere affidabile dopo che lui non ha mantenuto la promessa da lui stesso fatta. Due settimane fa in un video PewDiePie si è lamentato del servizio offerto da YouTube e di alcuni cambiamenti che la piattaforma ha subito di recente. Il problema, lamentato anche da altri YouTuber come h3h3Productions, Jacksepticeye e Philip DeFranco, sta nel nuovo algoritmo usato da YouTube per scegliere quali video suggerire agli utenti: il cambiamento, secondo PewDiePie, avrebbe dimezzato le visite provenienti dalla sezione Consigliati, facendo in modo che gli utenti non vedano nella lista i video dei canali a cui sono iscritti ma video virali di account sconosciuti sfrecciati rapidamente tra i “trending topic” del giorno. Pare inoltre che alcuni utenti si siano trovati iscrizioni rimosse per sbaglio, anche se Google non ha individuato alcuna anomalia nei tassi di abbandono delle iscrizioni.

Come protesta, e per liberarsi dei troppi abbonati non attivi sul suo canale, PewDiePie disse di aver deciso di eliminare il canale stesso quando avrebbe raggiunto i cinquanta milioni di iscritti per creare poi un nuovo canale. “L’unico modo che ho per fare in modo che il mio canale non muoia… so che state pensando che stia scherzando ora… ma cancellerò il mio canale. Ve lo prometto, quando arriverò a 50 milioni di iscritti… un grande obiettivo che sto per raggiungere, qualcosa di grosso, qualcosa che nessuno ha mai raggiunto prima, qualcosa a cui nessuno si è mai neanche avvicinato, cancellerò il mio canale. Cancellerò il mio canale quando PewDiePie arriverà a 50 milioni. Penso che sarà piuttosto divertente, mi emoziona l’idea di cancellare il mio canale e di iniziare da zero probabilmente con un piccolo nuovo canale. Non me ne andrò da YouTube, cancellerò solo il canale.” PewDiePie ha poi ripetuto promessa e ragionamento su Twitter.

L’idea, come spiegato da DeFranco, è che un nuovo account YouTube di PewDiePie otterrebbe rapidamente milioni di abbonati, sfruttando in questo modo a suo vantaggio il nuovo algoritmo di YouTube che, secondo gli YouTuber, premia i canali di tendenza invece che quelli seguiti. E probabilmente funziona davvero così, perché YouTube cambia continuamente i suoi algoritmi e, schiacciato dalla crescente concorrenza di Facebook, ha sempre più bisogno di attirare visualizzazioni e di far rimbalzare gli utenti tra le sue pagine.

PewDiePie non cancella il canale e accusa la stampa di diffondere false notizie

La soglia dei cinquanta milioni fu raggiunta l’8 dicembre: il 9 dicembre 2016 PewDiePie avrebbe dovuto eliminare il suo canale, come dichiarò lui stesso anche in un cinguettio su Twitter. Ma, naturalmente, PewDiePie non aveva alcuna intenzione di mantenere la promessa, ennesima abile manovra pubblicitaria probabilmente concordata con la sua agenzia per raggiungere la storica soglia dei 50 milioni di abbonati, ed elimnò invece l’abbandonato canale Jack septiceye2, il suo canale secondario. E fin qui le cose sono andate come mi aspettavo e come tutti si sarebbero dovuti aspettare, motivo per cui neanche avevo dato la notizia dell’eliminazione di questo celebre canale pubblicitario. Ma PewDiePie ha approfittato dell’evento per criticare chi, a differenza di lui, fa informazione invece che pubblicità su commissione.

“Avete presente quando fate uno scherzo ed esce fuori più grosso di quanto avete immaginato? Questo è stato discusso dai media, ovunque… il fatto che io abbia detto che stavo eliminando il mio canale.” Segue una serie di immagini di siti di informazione che hanno preso sul serio quello che lui ha alla fine definito “scherzo”. Il messaggio è chiaro: “non fidatevi dei media (fidatevi di me: le corporazioni mi pagano per dirvi cosa è meglio per voi)”. E io vorrei potermi mettere qui e poterlo accusare di star attaccando la libera stampa senza motivo, ma in realtà è tristemente vero che alcuni media, semplicemente non preparati a parlare di tecnologia o di videogiochi o di chi i videogiochi li pubblicizza, hanno mal interpretato, queste e altre volte, le affermazioni di PewDiePie: ecco per esempio un imbarazzante articolo dell’Independent dove una battuta di PewDiePie sul fatto di essere vittima di una cospirazione in quanto bianco diventa motivo per accusare l’influencer di essere un suprematista bianco, urlandolo nel titolo. Sul serio ragazzi: io sto qui a difendere tutta la categoria ma voi ci state facendo fare una figura davvero barbina. Volete parlare di politica e di economia e poi neanche riuscite a capire se un ragazzo fa una battuta? La stampa si dimostra non degna di fiducia perché prende sul serio, alla ricerca di clic su internet, quelle che sono solo iniziative pubblicitarie di multinazionali che hanno trovato negli influencer chi prestasse loro un volto.

Il risultato è che una personalità di YouTube pagata dalle compagnie per promuovere i loro prodotti, qualcuno di totalmente inaffidabile e a cui nessuno dovrebbe affidarsi per decidere se comprare o no un gioco (non più di quanto ci si affidi alle pubblicità in generale), ha avuto la possibilità di insegnare ai suoi abbonati, cinquanta milioni di fan anche giovanissimi, che non ci si può fidare di chi invece fa, o cerca di fare, informazione. Ed è anche difficile dargli torto, perché l’informazione si è mostrata in questo e in altri casi totalmente incapace di dare una rappresentazione non solo di PewDiePie, ma dell’intero fenomeno di YouTube, di capire celebrità che si spacciano per giornalisti ma sono in realtà agenzie pubblicitarie, di interpretare questo grande mischione in cui è indistinguibile il giornalismo, lo spettacolo e la marchetta. Se avete mai visto “Che tempo che fa” sapete che questo non è un problema però solo di YouTube.

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