Digital Homicide contro Jim Sterling. Se mi critichi ti denuncio

Questa settimana è finalmente terminato uno dei più importanti… è “importante”?… “curioso” è meglio?… uno dei più curiosi casi giuridici che riguardano la critica videoludica: la causa dello sviluppatore indipendente Digital Homicide (James e Robert Romine) contro Jim Sterling, critico videoludico un tempo parte della squadra di Destructoid e oggi autore di video di che vengono caricati sul suo canale YouTube e di recensioni per il suo sito The Jimquisition. Ha anche un podcast con Laura Kate Dale, e ve lo consiglio.

A marzo 2016 lo sviluppatore Digital Homicide aveva denunciato per $10,76 milioni Jim Sterling per aver causato danni alla sua reputazione e ai suoi prodotti (la cifra è successivamente cresciuta sino a raggiungere $15 milioni) con i video con cui aveva ripetutamente affrontato i pessimi giochi dello sviluppatore. Digital Homicide, sotto diversi nomi (per esempio Micro Strategic Game Designs, ImminentUprising e ECC Games) ha riempito Steam Greenlight di spazzatura e ha manipolato il sistema di voto per infine far finire molteplici giochi sulla piattaforma di distribuzione di Valve e vendere prodotti non finiti, difettosi e realizzati incastrando malamente asset comprati online come se videogiochi pronti alla distribuzione. Tra i giochi di Digital Homicide ricordiamo titoli come “Dungeons of Kragmor”, “Krog Wars” e l’ormai celebre “The Slaughtering Grounds”.

Quando Sterling definì “The Slaughering Grounds”, nel video che vedete qua sopra, “un contendente al titolo di peggior videogioco del 2014” Digital Homicide rispose con due video che volevano essere una recensione della recensione e in cui accusava Sterling di ridicolizzare i loro giochi, senza capirli e volerli capire, all’unico scopo di divertire il suo pubblico. Digital Homicide provò, come tanti altri, anche a censurare il video di Sterling denunciandolo per violazione di copuright sfruttando il Digital Millennium Copyright Act (DMCA) e arrivò a denunciare 100 utenti Steam (per un totale di $18 milioni) per le loro recensioni negative. A quel punto lo sviluppatore fu espulso per “ostilità verso i clienti” da Valve che rimosse da Steam tutti i suoi giochi. La denuncia verso gli utenti Steam fu poi abbandonata perché, secondo Digital Homicide, troppo costosa da sostenere.

Ora la causa tra Jim Sterling e Digital Homicide è finita, in realtà ancora prima di cominciare, perché una corte dell’Arizona ha deciso di rigettare le accuse di James Romine, che non avrà possibilità di tentare nuovamente la causa contro il critico. Questo è probabilmente accaduto a causa della rinuncia di Romine stesso a continuare la causa dopo aver compreso le conseguenze che essa avrebbe potuto avere e di una serie di divertenti errori compiuti da Romine stesso che ha deciso di rappresentarsi da solo, senza un avvocato, sbagliando subito lo Stato in cui denunciare Sterling (che vive in Mississipi e non in Arizona). Per quanto la vicenda riguardasse la legge americana credo che rappresenti un fenomeno più diffuso e che riguardi in realtà la stampa videoludica di tutto il mondo: troppo spesso critici, articolisti e giornalisti vengono minacciati con cause milionarie, costringendosi a difendere le loro ragioni in tribunali con spese di cui possono anche non essere capaci (basta vedere la quantità di cause a cui ogni anno era sottoposta la trasmissione “Report” di Rai 3). La fine della causa di Digital Homicide è, in questo senso, una piccola vittoria che dimostra per l’ennesima volta quanto questi metodi siano alla fine inefficaci.

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