Resident Evil The Final Chapter – Recensione del film

Nel 2002, quando uscì il primo film di “Resident Evil” realizzato da Paul W. S. Anderson, avevo 14 anni. Ero incuriosito dalla serie horror di Capcom, la conoscevo e ne conoscevo la storia, avevo provato (ma non completato) i primi due capitoli ma non ero un appassionato della serie di videogiochi (e così fu sino alla scoperta di “Resident Evil 4” e poi alla riscoperta del primo capitolo, più avanti nel tempo) e non divenni un appassionato della serie di film. C’era però qualcosa di interessante, di perturbante e sensuale, nelle atmosfere del primo “Resident Evil”, nella storia di una donna senza memoria che attraversa quasi nuda un’apocalisse zombi. Negli anni ho visto e rivisto tutti i film della serie, sempre più brutti e sempre più lontani dalle atmosfere sporche e buie del primo film, sempre più indirizzati verso una fantascienza post-apocalittica che a volte (“Resident Evil: Extinction”) richiama chiaramente le atmosfere spaghetti-western di Mad Max. Ora è uscito l’ultimo capitolo, “Resident Evil: The Final Chapter”, e il film non solo conferma la direzione chiassosa degli ultimi capitoli (se qualcuno vi dice il contrario non fidatevi) ma dimostra che non c’è davvero limite al peggio. Prima di addentrarmi nella recensione di “Resident Evil: The Final Chapter” voglio però riassumervi la complicata trama dei capitoli precedenti, almeno concentrandomi sugli eventi utili a seguire il film e questo articolo. Siccome “Resident Evil: The Final Chapter” pretende di far da chiusura a una lunga serie con una trama bislacca piena di malvagie cospirazioni mondali (in questo è coerente con la serie di videogiochi) mi sembra necessario attraversare prima i momenti salienti della saga. Se vi ricordate la trama degli altri capitoli potete saltare questa parte.

Riassunto dei film della serie cinematografica Resident Evil

Riassunto di Resident Evil (2002) di Paul W. S. Anderson

“Resident Evil”, primo film della serie, inizia raccontando come un incidente all’interno dei laboratori sotterranei (“l’Alveare”) della corporazione farmaceutica Umbrella disperda il pericoloso t-Virus. L’intelligenza artificiale che governa l’Alveare, “la Regina Rossa”, reagisce alla minaccia uccidendo tutto il personale della struttura e sigillandone l’entrata segreta (vicino alla cittadina americana di Raccoon City) con gas nervino. L’effetto del gas colpisce anche il capo della sicurezza dell’Umbrella, Alice (Milla Jovovich), e Spence Parks, che è in realtà la persona che ha causato l’incidente allo scopo di arricchirsi vendendo poi il virus al mercato nero dopo aver eliminato tutti gli scienziati dell’Umbrella e rubato l’antivirus. I due protagonisti, totalmente privi di memoria a causa degli effetti del gas, si trovano coinvolti insieme a Matt Adison, un ambientalista che vuole infiltrarsi nell’Alveare per svelare al mondo i segreti dell’Umbrella, nell’assalto della squadra di sicurezza della corporazione di cui fa parte anche Rain (Michelle Rodriguez). L’Umbrella vuole fermare prima di tutto la Regina Rossa (che appare con l’aspetto di una bambina in ologrammi e schermi della struttura) ma disattivare il sistema di sicurezza libera le persone infettate dal t-Virus; Alice e i pochi soldati dell’Umbrella sopravvissuti ai sistemi di sicurezza della Regina Rossa si trovano così a fronteggiare un esercito di esseri umani e animali mostruosamente mutati dall’agente virale in zombi cannibali capaci di infettare con un solo morso. Alice e Matt, infetto, riescono a fuggire infine dall’Alveare, ma sono recuperati dagli scienziati dell’Umbrella e usati come cavie: Matt finisce nel programma “Nemesis”, mentre Alice si risveglia nei laboratori dell’ospedale di Raccoon City, ormai invasa dagli zombi mutati dal t-Virus.

Riassunto di Resident Evil Apocalypse (2004) di Alexander Witt

“Resident Evil: Apocalypse” è, a grandi linee, ispirato a “Resident Evil 3: Nemesis”. Mentre il virus si diffonde a Raccoon City al di fuori dell’Alveare  l’Umbrella capisce di non poterlo più controllare e ordina l’evacuazione dei suoi dirigenti, tra cui il dottor Charles Ashford, inventore del t-Virus, che si rifuta però di andarsene prima di aver recuperato sua figlia Angela: è per curare la bambina, affetta da una rara malattia, che egli aveva inventato il virus. Jill Valentine (Sienna Guillory), parte della S.T.A.R.S. (Special Tactics And Rescue Service), aiuta l’evacuazione della città messa in quarantena dall’Umbrella mentre Alice, come visto alla fine del primo film, si risveglia (grazie all’intervento di Ashford che ne interrompe la sedazione) nella città invasa dagli zombi, potenziata dagli esperimenti svolti su di lei dall’Umbrella con il t-Virus. Le due donne, aiutate da Ashford, ritrovano Angela e cercano di fuggire dalla città prima che la Umbrella applichi la soluzione estrema all’epidemia sganciando su Raccoon City una bomba atomica, ma intanto Nemesis, potente zombi creato a partire da Matt, sta cercando Alice, Jill e tutti i membri rimasti della S.T.A.R.S. per ucciderli. Alice riesce a fuggire in elicottero insieme ad Angela, a Jill, all’ex-soldato dell’Umbrella Carlos Olivera e al ladruncolo L.J Wade ma L’elicottero viene comunque coinvolto nell’esplosione della città e Alice viene nuovamente recuperata dall’Umbrella, che termina i suoi esperimenti su di lei e risveglia completamente i poteri ESP della ragazza. Grazie a questi poteri, e all’intervento di Jill, L.J., Carlos e Angela (che ha la capacità di individuare la posizione di Alice grazie al suo speciale rapporto col t-Virus), Alice riesce nuovamente a fuggire, ma il Dr. Isaacs (Iain Glen), scienziato dell’Umbrella, la può ora seguire da lontano: Alice è ora il “Progetto Alice”.

Riassunto di Resident Evil Extinction (2007) di Russell Mulcahy

Passano tre anni e la regia passa a Russell Mulcahy che, per intenderci, è quello che ha diretto il video di “Video Killed the Radio Star”. Nonostante Raccoon City sia stata distrutta l’Umbrella non ha potuto limitare il contagio del t-Virus che ormai ha raggiuto tutta la popolazione della Terra, trasformando uomini e animali in zombi e rendendo il pianeta desertico. Alice, che viaggiando per gli Stati Uniti ha scoperto che l’Alaska potrebbe essere ancora priva di contagio a causa del suo isolamento, incontra nuovamente Carlos Olivera ed L.J., che si sono uniti a un gruppo di sopravvissuti guidati da Claire Redfield (Ali Larter). Il gruppo decide di fidarsi di Alice e di provare a raggiungere l’Alaska. Intanto il Dr. Isaacs sta provando a replicare, senza successo, il Progetto Alice e decide che ha bisogno di Alice, di quella originale. Il presidente Albert Wesker (Jason O’Mara) e gli altri membri dell’Umbrella approvano il recupero di Alice perché vogliono che dal suo sangue sia estratta una cura per il morbo, ma in realtà il Dr. Isaacs vuole usare il DNA di Alice, come già sta facendo, per creare una variante più potente e intelligente di zombi. Con questi zombi potenziati il Dr. Isaacs attacca il convoglio con Alice e Claire (durante lo scontro L.J., precedentemente infettato, contagia Carlos) ma il suo tentativo di catturare e controllare Alice fallisce e Isaacs stesso viene morso da uno zombi. Il gruppo insegue Isaacs sino a un complesso dell’Umbrella: grazie al sacrificio di Carlos Claire e i sopravvissuti riescono a rubare un elicottero e partire per l’Alaska, mentre Alice scende nei laboratori dove l’intelligenza artificiale locale, la Regina Bianca, le svela che il suo sangue è la cura definitiva al t-Virus e dove combatte Isaacs, trasformato in un enorme mostro mutante. Alla fine del film, dopo aver sconfitto Isaacs, Alice sveglia tutti i suoi cloni creati dallo scienziato nel tentativo di replicare il Progetto Alice.

Riassunto di Resident Evil Afterlife (2010) di Paul W. S. Anderson

“Resident Evil: Afterlife” è ispirato a “Resident Evil 5” e include i Las Plagas di “Resident Evil 4”, parassiti che comunque appaiono anche nel quinto capitolo della serie di videogiochi. È passato un anno da “Resident Evil: Extractions” e Alice e i suoi cloni hanno raggiunto Tokyo per assaltare la sede centrale dell’Umbrella e uccidere Albert Wesker (Shawn Roberts). La base viene distrutta, ma tutti i cloni di Alice muoiono nell’attacco e Wesker riesce a fuggire iniettando all’Alice originale l’antidoto per il t-Virus e facendole così perdere i suoi poteri. Alice, ormai umana, si dirige verso Arcadia, in Alaska, per raggiungere Claire, che ritrova però posseduta da un congegno che la controlla mentalmente. Claire viene liberata da Alice e la segue a Los Angeles, dove Claire ritrova suo fratello Chris Redfield (Wentworth Miller) e dove le due ragazze si uniscono a un gruppo di sopravvissuti tra cui c’è l’ex giocatore dell’NBA Luther West. Il gruppo svela loro che in realtà Arcadia non è una città ma una nave ormeggiata al largo di Los Angeles. Alice, Chris e Claire riescono a raggiungere la nave (Luther West sopravvive, ma resta a terra), ma l’Arcadia si rivela essere una trappola dell’Umbrella, che attira sopravvissuti per poi usarli come cavie. Sull’Arcadia Alice affronta Wesker, ora infetto con la forma del t-Virus che aveva infettato Alice e dotato di poteri sovrumani, e dopo averlo ucciso libera i sopravvissuti e si prepara ad affrontare l’Umbrella, che li attacca con una poderosa forza aerea guidata da Jill Valentine, controllata dall’Umbrella come era stata controllata Claire (non è che non voglio dirvi il finale: il film si chiude proprio con questo cliff-hanger).

Riassunto di Resident Evil Retribution (2012) di Paul W. S. Anderson

L’inizio di “Resident Evil: Retribution”, ispirato a “Resident Evil 4”, riprende il finale di “Resident Evil: Afterlife”, con l’attacco dell’Umbrella all’Arcadia. Alice viene recuperata nuovamente dall’Umbrella e, quando riesce a fuggire, scopre di essere in un complesso costituito da repliche di varie città pensate per permettere alla corporazione di mostrare ai potenziali clienti l’uso dei virus come arma batteriologica in ambienti realistici sfruttando esseri umani clonati come cavie. Sono stati Ada Wong (Li Bingbing), ex-agente Umbrella, e Wesker stesso a liberarla: Wesker è ancora vivo (Alice ne ha ucciso un clone), ha lasciato l’Umbrella e ha bisogno di Alice per evitare che l’umanità arrivi all’estinzione totale a causa della Regina Rossa, che ha preso il possesso dell’intera compagnia. Esplorando la base Alice raggiunge la zona che simula Raccoon City, dove adotta Becky, una bambina che, nella realtà simulata della Raccoon City dell’Umbrella, pensava di essere la figlia di un clone della stessa Alice. Una squadra inviata da Wesker, guidata da Leon S. Kennedy (Johann Urb) e comprendente anche Luther West è intanto entrata nella base per recuperare Alice e Ada, ma quando i due gruppi si riuniscono si trovano ad affrontare un gruppo di cloni guidato da Jill Valentine e con anche un clone di Rain e uno di Carlos Olivera. Luther resta ucciso dallo scontro contro il clone di Rain, ma Alice, Becky, Leon, Ada e Jill, salvata dal dispositivo che le controllava la mente, sopravvivono e vengono recuperati da Wesker, che li porta alla Casa Bianca dove stra organizzando la resistenza e dove restituisce ad Alice i suoi poteri iniettandole il t-Virus.

Resident Evil The Final Chapter – Recensione del film: Addio continuity

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Potreste pensare che “Resident Evil: The Final Chapter” inizi quindi con la lotta combinata di Alice (ora nuovamente dotata dei suoi poteri), Leon, Jill, Ada e Wesker contro l’Umbrella controllata dalla Regina Rossa in un estremo tentativo di salvare l’umanità. Ma non è così. Il film inizia con un lungo lungo prologo che non serve a riassumere gli eventi accaduti nei precedenti episodi, ma è un completo retcon (una correzione a posteriori) di parte della loro trama. Il t-Virus non sarebbe stato creato da Ashford per curare sua figlia Angela, ma dal Dr. James Marcus e dal Dr. Isaacs (che scopriamo essere co-fondatore e co-proprietario con Marcus dell’Umbrella) per curare la figlia di Marcus, Alicia, affetta da una rara malattia che ne avrebbe provocato l’invecchiamento precoce. L’aspetto della stessa Regina Rossa è costruito proprio su quello di Alicia Marcus. Quando divennero chiari gli effetti collaterali del t-Virus (la trasformazione in zombi), Marcus decise di distruggerlo e Isaacs uccise il socio per poter sfruttare il virus a scopo militare. Dopo il prologo “Resident Evil: The Final Chapter” inizia con un’Alice solitaria impegnata a sopravvivere come meglio può in una Washington D.C. desertica e infestata di mostruose mutazioni. Dopo un po’ di disorientamento inziale sopro da alcune battute tirate via che Wesker non ha mai davvero tradito l’Umbrella, che non è mai stata veramente in mano alla Regina Rossa: ha chiamato Alice, Jill, Leon e Ada alla Casa Bianca per spingerli in trappola e ha solo finto di restituire ad Alice i suoi poteri. Dove sono finiti gli altri? Dove è finita Becky (la bambina adottata da Alice)? Vi dico già che non lo scopriremo mai. In “Resident Evil: The Final Chapter” è la Regina Rossa a contattare Alice per chiederle di tornare a Raccoon City, nell’Alveare originale, dove potrà aiutarla a evitare l’estinzione dell’umanità (destinata ad avvenire in sole 48 ore) usando l’antivirus conservato nei laboratori. A quanto pare l’antivirus più volte visto nella serie e l’antivirus definito prodotto dal sangue di Alice non erano infatti abbastanza antivirus, ma fortunatamente l’Umbrella ha un antivirus ancora più antivirus che puoi diffondere per via aerea semplicemente spaccando la capsula in cui è contenuto e sterminando così tutti i contagiati dal t-Virus.

Come forse avrete capito dai contrasti tra la trama dei primissimi minuti di “Resident Evil: The Final Chapter” e quella dei precedenti capitolo far tornare la storia dell’ultimo film nella continuity della serie è un’impresa impossibile. Il finale di “Resident Evil: Retribution” è risolto in pochi secondi e senza molte spiegazioni (in che senso Wesker “ha finto” di restituire i poteri ad Alice?), il personaggio di Isaacs è non più un semplice scienziato ma il cofondatore dell’Umbrella (rendendo insensata tutta la trama di “Resident Evil: Extinction”, basata sul fatto che Isaacs sia un dipendente di Wesker e non viceversa), il personaggio di Angela Ashford di “Resident Evil: Apocalypse”, già rimosso dai film successivi, viene definitvamente cancellato dall’introduzione di Alicia Marcus e le azioni di Wesker, che nel film precedente fa di tutto per salvare Alice, perdono di significato: perché salvarla da una struttura Umbrella dove poteva tenerla sotto controllo per attirarla a Washington fingendo di non far più parte dell’Umbrella? Siamo solo all’inizio di “Resident Evil: The Final Chapter”, ma la storia già non torna. Per tutto il film, poi, Alice sostiene che resterà anch’essa uccisa dall’uso dell’antivirus, in quanto infettata dal t-Virus da cui in realtà è stata curata in “Resident Evil: Afterlife”. Mi son perso qualche passaggio? Wesker è riuscito a iniettarle il t-Virus alla fine di “Resident Evil: Retribution” senza restituirle i poteri? Come?

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Questa gran quantità di retcon, davvero esagerata per il film conclusivo di una serie (che dovrebbe chiudere la storia, non modificarla in modi forzati), è secondo me dovuta a uno tra due possibili motivi (o a una combinazione di entrambi). Mi immagino uno scenario in cui Paul W. S. Anderson ha telefonato a tutti gli attori dei film precedenti in cerca di qualcuno che volesse recitare in questa nuova disfatta della scrittura e della regia cinematografica, semplicemente infilando a forza nella storia chi ha accettato. Il finale di “Resident Evil: Retribution” andava in una direzione precisa, con Wesker al controllo della Casa Bianca e Alice decisa a ucciderlo dopo aver prima sterminato tutti gli zombi e disattivato la Regina Rossa, ma “Resident Evil: The Final Chapter”, previsto in uscita per il 2014, ha subito molteplici rinvii che han probabilmente influito anche sugli attori disponibili e sulla trama. Gli attori di “Resident Evil: Retribution” si sono rifiutati? Allora era tutto un trucco e non ci sono più. Iain Glen vuole una pausa dal farsi friendzonare dalla Madre dei Draghi ne “Il trono di spade” e vuole tornare? Allora Alice ha ucciso in “Resident Evil: Afterlife” solo un clone di Isaacs e il personaggio diventa il principale antagonista del finale della serie. C’è poi il bisogno di dare un senso di chiusura, di dire agli spettatori che esistevano sottotrame in corso che avevano ancora bisogno di spiegazioni. “Resident Evil: The Final Chapter” dà una nuova origine a Alice e ai suoi poteri, confutando tutto quello che è stato raccontato nel primo film, dà una nuova origine alla diffusione del t-Virus, contraddicendo tutto quello che è stato detto da Spence in “Resident Evil” e che ha portato alla distruzione di Raccoon City in “Resident Evil: Apocalypse”. “Resident Evil: The Final Chapter” modifica gli eventi passati della serie allo scopo di creare buchi di trama prima inesistenti che può riempire.

Resident Evil The Final Chapter – Recensione del film: Anderson non sa scrivere

La scrittura dell’intero “Resident Evil: The Final Chapter” è però uno sfacelo imbarazzante, che comprende pure un paio di elementi ripresi dal recente “Resident Evil 7: Biohazard”. Alice si dirige a Raccoon City dove trova uno degli ultimi insediamenti umani capitanato da Claire (Ali Larter), unica attrice della serie a non aver niente di meglio da fare quel giorno, e dopo aver respinto un attacco dell’Umbrella si infiltra nell’Alveare con un gruppo di volontari. Tutti i colpi di scena e i momenti del film sono costruiti inanellando idee prevedibili perché trite, tutti i dialoghi dell’intero film sono costruiti da frasi fatte prese dal più stereotipato cinema d’azione e la caratterizzazione di tutti i personaggi è a dir poco abbozzata: c’è il bravo ragazzo, c’è la lesbica (Ruby Rose, che mi dicono essere una super icona gay e mi ricorda Winona Ryder in “Alien – La clonazione”), c’è quello che non si fida di Alice ma poi si fida, c’è Claire (che non ha apparentemente bisogno di ricevere una caratterizzazione e quasi non viene presentata al pubblico nonostante non si veda da “Resident Evil: Afterlife”), c’è il nero e ci sono un paio di personaggi che neanche ricevono un nome. Ah, naturalmente tra loro c’è una spia dell’Umbrella! Lo scopo di questa massa di persone è semplicemente quella di fornire l’occasione per scene di morte cruenta durante il film, ma la morte cruenta di un personaggio senza nome e senza caratterizzazione non è qualcosa che mi colpisce: è solo l’occasione per mostrare del sangue sparato a giro.

Resident Evil The Final Chapter – Recensione del film: Anderson non sa girare

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Nelle foto promozionali e nei trailer viene dato spazio a Ruby Rose (qua con la stessa espressione di Alice) ma non lasciatevi ingannare: non ha alcun ruolo nel film.

Sarebbe bello se il sangue fosse sparato almeno in modo divertente, se le scene d’azione fossero ben girate, esagerate nel modo giusto. Qua devo fare il solito preambolo: ho studiato narrazione, posso discutere di scrittura e creazione del mondo, posso discutere di quanto un film sia coerente con il materiale videoludico di base ma non ho studiato cinema, quindi prendete i miei giudizi sulla regia con la dovuta cautela. Anzi, di solito evito giudizi sulla regia, ma “Resident Evil: The Final Chapter” è davvero davvero girato male. Le scene d’azione sono composte da inquadrature che cambiano in continuazione senza mai seguire le azioni, e ogni singola inquadratura (a volte parliamo di inquadrature di un secondo) è completamente mossa. Dopo un po’ i vari combattimenti non hanno più alcun senso e semplicemente aspetto che siano finiti per sapere chi ha ucciso chi.

Resident Evil The Final Chapter – Recensione del film: In conclusione…

“Resident Evil: The Final Chapter” è quindi un film girato male, scritto male (anzi, siamo al limite dalla totale assenza di scrittura) e costruito per rispondere a domande che si inventa nei primi minuti ma che non c’entrano nulla con il resto della serie che dovrebbe chiudere. Eppure la serie di “Resident Evil” ha superato, con “Resident Evil: The Final Chapter”, un miliardo di dollari di incasso totale e si è negli anni affermata come l’unica serie cinametografica tratta da videogiochi ad avere un vero successo. Quando diciamo che i film tratti da videogiochi non funzionano ci dimentichiamo che invece “Resident Evil” al cinema funziona, incassa e cresce di capitolo in capitolo: “Resident Evil” incassò nel 2002 100 milioni di dollari, ma “Resident Evil: Afterlife” arrivò quasi a guadagnarne 300. E quante serie d’azione possono vantare, come quella di “Resident Evil”, di essere andate avanti per quindici anni mettendo sempre in primo piano protagoniste femminili, sin dalla prima locandina con Milla Jovovich e Michelle Rodriguez? Ed essere riusciti a trarre da un videogioco una serie di film di successo, con un cast in gran parte femminile e una protagonista femminile che neanche interpreta un personaggio del videogioco originale non conta forse niente? Non conta niente il fatto che Paul W. S. Anderson sia riuscito a costruire il successo del film dando alla sua serie un tono unico e diverso da quello dei videogiochi (anzi, bisognerebbe studiare meglio quanto i film abbiano influenzato la svolta di “Resident Evil 4”)? Paul W. S. Anderson non sa scrivere e non sa dirigere, i registi che si sono alternati a dirigere i capitoli centrali della serie erano ugualmente incapaci e Milla Jovovich è una delle peggiori attrici che io conosca, ma non dovremmo apprezzare almeno la volontà di Anderson di fare un buon film e non un film da rifilare ai fan affamati di marchi commerciali? Priobabilmente sì, probabilmente andrebbe persino festeggiato il successo di “Resident Evil”, ma non festeggiatelo andando a vedere “Resident Evil: The Final Chapter”. Basta il pensiero.

 

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