Horizon Zero Dawn – Recensione

Guerrilla Games è uno sviluppatore a cui finora è sempre mancato il salto di qualità. Killzone è una saga di discreti sparatutto che non è mai riuscita però ad assumere pienamente quel ruolo, che un po’ la stampa e un po’ i giocatori le avevano affibbiato, di anti-Halo. Non è un paragone da poco, è chiaro, tuttavia la serie di casa Xbox si è sempre mostrata a un livello superiore, in certi casi pure nettamente, mettendo in ombra lo studio olandese rispetto Bungie prima, 343 Industries poi ma anche altri sviluppatori impegnati in questo genere. Forse non arriva a caso la decisione di dedicarsi a un progetto totalmente diverso: un open world che vuole richiamare un po’ la libertà di esplorazione di un The Elder Scrolls, senza allontanarsi però eccessivamente dall’attenzione alla storia e a una progressione comunque un po’ più lineare tipica dei giochi Ubisoft. Il risultato finale è in realtà un mix ben riuscito di tanti elementi presi in prestito da altre saghe, mescolati in modo intelligente e coerente per qualcosa che rappresenta un buon nuovo inizio per lo sviluppatore e per un franchise che ha le potenzialità per essere destinato a grandi cose.

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Horizon Zero Dawn Recensione 04

Horizon Zero Dawn è ambientato in un futuro lontano in cui l’umanità è tornata a dividersi in tribù primitive, mentre la natura si è letteralmente riappropriata di tutto quello che la razza umana aveva conquistato e costruito. Elemento innovativo è dato invece dal dominio di possenti macchine a forma di animali, che per certi versi, non soltanto estetici, ricordano gli antichi dinosauri. È un dominio di fatto, le macchine sono superiori per numero, potenza fisica e tecnologica, rimasugli di un passato inizialmente totalmente sconosciuto ma che con il prosieguo dell’avventura assume tratti sempre più chiari, ispirandosi liberamente a famose opere di fantascienza. Una situazione con cui la razza umana è costretta a convivere con fatica, specialmente se si considera il fatto che i suoi simili non riescono a loro volta a ben vivere tra loro. Tutto questo ha permesso a Guerrilla di costruire un mondo futuristico-primitivo credibile, oltre che particolarmente affascinante. Si percepisce la sensazione di onnipotenza di queste macchine, ma anche la tenacia tipica dell’uomo, rispedito tecnologicamente indietro nel tempo di qualche millennio, che cerca di sopravvivere in un mondo sempre più ospitale.

Questo perché, e il motivo lo si scopre giocando, le macchine sono diventate particolarmente aggressive e attaccano gli esseri umani a vista. Ce l’hanno in particolare con loro, visto che gli altri animali, quelli naturali, vengono sostanzialmente lasciati in pace e mai cacciati da questi giganteschi e aggressivi robot. Come effettivamente facciano a vivere è un mistero, da dove arrivino lo è altrettanto e perché si comportino così è una delle prime cose che si prefigge di scoprire Aloy, la bella protagonista di questa avventura. Ripeto, non voglio svelare nulla per ovvi motivi, ma dopo un inizio un po’ piatto e una serie di scaramucce con i locali francamente dimenticabili, la storia decolla in particolare dalla seconda metà in poi, nel momento in cui si finisce per scoprire non solo che ne è stato della Terra che conosciamo, ma anche come si è arrivati a questo punto e soprattutto del tenebroso passato di Aloy, la quale sembrerebbe essere in qualche modo legato al “mondo di metallo”: così viene infatti definita la nostra epoca dai primitivi di Horizon Zero Dawn.

Horizon Zero Dawn Recensione 05

Tutto ciò viene raccontato tramite un sistema narrativo che, in verità, non mi ha particolarmente esaltato. La recitazione dei dialoghi lascia parecchio a desiderare, non tanto per la qualità del doppiaggio, quanto per la scelta di adottare un sistema simile a quello di un Mass Effect o di un The Witcher, peraltro con animazioni facciali non esattamente allo stato dell’arte. Perlomeno nei semplici dialoghi. Con i filmati, girati con il motore grafico del gioco, la situazione migliora, senza tuttavia raggiungere vette di eccellenza. Segno che Guerrilla deve ancora acquisire un po’ di maturità sotto questo punto di vista, seppur superando nettamente i livelli di Killzone. A supportare la tradizionale sceneggiatura arrivano messaggi testo e audio lasciati dal mondo che fu: è un espediente ormai particolarmente diffuso tra gli open world, ma che indubbiamente funziona per dare maggiori dettagli, spesso molto interessanti come nel caso di Horizon, sul setting in cui siamo destinati a passare un notevole numero di ore di gioco.

Sì, perché Horizon Zero Dawn è un gioco molto lungo: il numero di missioni principali (venti) non deve trarre in inganno, dato che è il corollario di quest e attività secondarie, ma soprattutto la filosofia di questa produzione, a renderlo un prodotto in cui perdersi davvero per settimane. Partirei prima di tutto definendo il tipo di produzione con cui ci troviamo davanti: è un gioco di ruolo a tutti gli effetti? Nì, nel senso che si tratta di un vasto open world ricco di cose da fare, ma in cui gli elementi ruolistici inseriti sono abbastanza superficiali e non rappresentano esattamente il fulcro dell’esperienza di gioco. Come dicevo in apertura, Guerrilla ha optato per una filosofia che ricorda molto quella di Ubisoft per i suoi open world: anzi, per certi versi è davvero molto simile a un Far Cry. Tuttavia, da qui a definirlo un Far Cry Primal in terza persona di acqua sotto i ponti ne passa parecchio. Ma, se cercate un paragone a mio modo di vedere sensato penso che questo sia quello più azzeccato, con la differenza che rispetto alla serie Ubisoft siamo di fronte a un prodotto che pone maggior attenzione alla storia e alla caratterizzazione dei personaggi.

Horizon Zero Dawn Recensione 03

Una volta superato il lungo (e noioso) prologo iniziale, avrete finalmente pieno possesso delle abilità di base di Aloy e di quello che vuole offrirvi Horizon Zero Dawn. Siete sostanzialmente liberi: potete decidere anche di lasciar perdere per qualche ora la trama principale e dedicarvi esclusivamente all’esplorazione e alla caccia. Al giocatore viene infatti inizialmente fornito un arco e un set di frecce che servono a farsi strada per le prime ore in Horizon: gli scontri con le macchine rappresentano del resto il fulcro dell’esperienza di gioco, nonché la parte più divertente di tutta l’avventura. Perché la sezione esplorativa, al netto di ambientazioni varie, splendide e affascinanti, pecca un po’ di qualche infelice scelta di design e al lungo andare finisce per annoiare. Non c’è quel senso continuo di scoperta di misteri e attività secondarie che possiamo vedere in open world realizzati con un certo criterio come uno Skyrim o un Red Dead Redemption, ma si incontrano in continuazione diverse tipologie di macchine e spesso si ha la brutta impressione di vagare per il mondo di gioco con il solo intento da raggiungere la destinazione prefissata da una missione: primaria, secondaria o terziaria che sia. Capita di rado che nei lunghi spostamenti si incontri qualcosa di nuovo e particolare che invogli alla scoperta: preciso che diverse attività di contorno sono presenti, quello che manca è qualche elemento riempitivo in più, qualche evento casuale che non rischi di rendere ridondante il viaggio verso una destinazione. Alla fine si finisce sempre per combattere o nascondersi, se le macchine incontrate risultano troppo potenti per il nostro livello attuale, liberare qualche accampamento occupato dai banditi di turno e così via.

Per fortuna, le sezioni di combattimento sono ben realizzate e garantiscono un ottimo livello di sfida anche alla difficoltà normale. Le macchine da affrontare e cacciare non sono infatti tutte uguali, ma c’è una discreta varietà con punti di forza e punti deboli che devono essere scoperti dal giocatore per capire come averne ragione. Capita di rado affrontare scontri dal sapore ripetitivo, visto che la struttura variabile delle macchine, unita alla filosofia open world, garantisce modalità di approccio sempre diverse di combattimento in combattimento, dando molta libertà d’azione al giocatore. Una macchina può essere, ad esempio, resistente contro le frecce infuocate, ma debole contro quelle congelanti. Un’altra macchina può essere invece tutto il contrario e un’altra ancora avere altre caratteristiche. Ma non c’è solo la sensibilità ai vari elementi a mescolare le carte in tavola: la stazza, equipaggiamenti secondari, armi e così via possono richiedere uno studio approfondito prima dello scontro e rendere il tutto ancora più esaltante. Ad ogni modo, a menar le mani in Horizon Zero Dawn ci si diverte parecchio: entrambi gli approcci disponibili, stealth e action, sono ben realizzati e pur non risultando particolarmente profondi si integrano perfettamente nella struttura di gioco. Personalmente ho passato diverse ore praticamente soltanto a cacciare, incuriosito dalle nuove bestie meccaniche che potevo incontrare cambiando zona del mondo e dal modo in cui andavano affrontate. Del resto, le macchine sono dotate di un’intelligenza artificiale molto buona che rende difficilmente scontato l’esito di uno scontro. Discorso diverso per gli avversari umani, che lasciano molto a desiderare sotto questo punto di vista e sono facilmente eliminabili. Ma aldilà di questo, il cuore pulsante di Horizon Zero Dawn funziona, e lo fa veramente molto bene.

Horizon Zero Dawn Recensione

Spenderei un paio di paroline poi sulla progressione: ho detto che non siamo di fronte a un gioco di ruolo in senso stretto, ma più a un action-adventure open world con qualche elemento da RPG. Ebbene, la spruzzata ruolistica sicuramente contribuisce a dare un certo senso di progressione, visto che con i punti di esperienza guadagnati si può salire di livello e ottenere di conseguenza dei punti utili a sbloccare delle nuove abilità. Tuttavia, questa progressione ha un limite dal momento in cui mancano delle vere e proprie statistiche visibili e modificabili, non si percepisce una gran sensazione di “potenza” quando si sale di livello e, per quanto utili, le abilità sbloccabili non danno quel senso di piena soddisfazione che si prova solitamente in un gioco di ruolo quando si arriva ai livelli più alti. Stesso discorso per armi ed equipaggiamenti, pienamente modificabili, ma non si avverte mai un grosso step in avanti nell’acquistare gli oggetti più cari. In questo senso, sono state poste delle basi potenzialmente molto interessanti, ma sul lungo andare si avverte la mancanza di una certa profondità.

Horizon Zero Dawn – Recensione: Commento finale

Horizon Zero Dawn è un ottimo nuovo inizio per Guerrilla, che non vedo già l’ora di scoprire come proseguirà con un, penso, praticamente certo secondo episodio. Siamo di fronte a un action-adventure open world con qualche elemento da RPG non particolarmente innovativo ma capace di mescolare con intelligenza caratteristiche prese in prestito da altri giochi per creare un mix unico in grado di intrattenere per diverse ore di gioco. Una storia interessante, che decolla in particolar modo dalla seconda metà, e un comparto tecnico allo stato dell’arte per un prodotto di questo genere completano il pacchetto di un titolo che non dovrebbe mancare nella ludoteca di un possessore di PlayStation 4. Lo studio olandese passa dagli sparatutto agli open world con una bella prima volta, peccando un po’ di esperienza per certe mancanze (specialmente a livello di level design), ma costruendo qualcosa che ha tutte le potenzialità per essere grande, anzi grandissima in futuro.

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