Zoe Quinn racconta la lotta contro GamerGate e abuso online in un libro

Zoe Quinn ha annunciato la data di uscita del suo libro, “Crash Override”, che è ora possibile pre-acquistare sia da Amazon (a $26 o $12,79 per Kindle) o dal sito dell’editore (a $15,47). Non sappiamo ancora se sarà distribuito in un’edizione italiana, ma l’edizione americana uscirà il 5 settembre 2017. L’uscita di questo libro, atteso da lungo tempo (dovrebbe essere anche adattato per il cinema), è importante per chi si interessa di videogiochi non solo perché Zoe Quinn è un’importante sviluppatrice indipendente (la sua opera più famosa è il racconto interattivo “Depression Quest”, disponibile gratuitamente su Steam) ma perché Quinn è stata la vittima iniziale, e principale, del movimento chiamato Gamergate, un movimento di videogiocatori che si muove su internet alla ricerca di bersagli da molestare tra le donne che lavorano nell’industria videoludica, accusate di aver corrotto la purezza del medium e la rettitudine dei suoi giornalisti, seguendo gli ordini di alcuni capi-branco. Non nascondo la mia preoccupazione nel fatto che Steam, la piattaforma di distribuzione digitale più importante del mondo dei videogiochi per PC, si stia riorganizzando secondo anche i consigli di uno dei principali promotori del Gamergate, TotalBiscuit.

“Avete sentito storie sul lato oscuro degli hacker di internet, orde anonime che attaccano uno sfortunato bersaglio, e sulla pornografia usata come vendetta. Ma per voi queste sono, appunto, solo storie: di sicuro roba del genere non potrebbe accadervi. Zoe Quinn la pensava nello stesso modo. Zoe è una sviluppatrice di videogiochi e un suo ex fidanzato pubblicò un folle post in cui venivano cucite insieme informazioni personali, mezze verità e complete invenzioni, insieme all’invito, rivolto alle orde degli utenti internet, di andarla a cercare per aiutarlo nella sua vendetta. Le orde risposero e si riunirono in un movimento (o qualcosa di simile) conosciuto come #gamergate: entrarono nei suoi account, rubarono foto di lei nuda, molestarono la sua famiglia, i suoi amici e i suoi colleghi e minacciarono di stuprarla e ucciderla. Ma Zoe, invece di chiudersi nel silenzio come le bande online avrebbero voluto, ha alzato la sua voce e ha parlato contro la maligna cultura di internet, nel tentativo di rendere la rete un posto più sicuro per tutti.

Nei molti anni da quando il Gamergate è iniziato, Quinn ha aiutato migliaia di persone con il suo supporto e l’organizzazione contro l’abuso online Crash Override Network. Dal bloccare gli account e le informazioni delle persona al lavoro, svolto insieme a compagnie tecnologiche ed esperti di legge, per informare, Zoe ha provato personalmente tutti i lati dell’abuso online, cosa potenti istituzioni stanno facendo (e cosa non stanno facendo) per limitarlo, e come possiamo proteggere i nostri spazi digitale e le nostre persone. Ora vuole condividere queste conoscenze con voi.

Il libro Crash Override offre uno sguardo approfondito nelle controversie, le minacce e le battaglie sociale e culturali nate ai confini della rete e che hanno da allora invaso le nostre vite digitale. Quinn usa la sua storia, la sua storia di vittima e di attivista, per fornite uno sguardo accessibile, personale e umano al modo in cui internet entra nelle nostre vite e nella cultura. Attraverso aneddoti provienienti dall’occhio dell’uragano e consigli pratici per garantire la vostra sicurezze, e quella degli altri, su internet, Crash Override mescola memorie, manifesto e una mappa per un miglior futuro delle nostre vite online.”

Non si tratta, quindi, di un mero libro autobiografico che racconta la tragedia del Gamergate dal punto di vista di una delle vittime, ma di un racconto che a questo aggiunge l’opera di Crash Override Network, associazione creata proprio da Zoe Quinn in risposta alle sue vicende, narrando i suoi successi, i suoi fallimenti, i suoi metodi e il suo futuro, dando consigli pratici per evitare situazioni simili e per uscirne e raccontando le proposte di Quinn per superare la cultura dell’abuso online, di cui il Gamergate è solo una manifestazione che ha deciso di specializzarsi nell’attaccare le donne che lavorano nell’industria videoludica.

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