What Remains of Edith Finch – Recensione

Quello che rimane per Edith Finch è il lascito di una famiglia che troppe volte ha avuto a che fare con la morte. Le generazioni che l’hanno preceduta sono state costrette ad affrontare almeno una tragedia, come se fosse una sorta di appuntamento immancabile. Tanto che a un certo punto la giovane Edith si rende amaramente conto di come quella che ha tutti i tratti di una maledizione sia diventata semplicemente una triste abitudine: perché se una famiglia inizia a costruire le basi delle generazioni future partendo da un cimitero forse si è semplicemente entrati nel vortice di un’inquietante routine. Probabilmente è anche per questo che la mamma di Edith ha deciso di sigillare le stanze dei parenti defunti e di costruirne di altre per i nuovi arrivati: la casa della famiglia Finch sembra un agglomerato di piccoli edifici messi assieme praticamente uno sopra l’altro, collegati da ponteggi e trovate da ingegneri della domenica. Nonostante ciò, è un luogo mistico e affascinante, che conserva letteralmente i ricordi del passato e si prepara ad accoglierne di nuovi. Quello di Edith Finch nasce proprio dalle mani del giocatore, immerso in un’avventura breve ma intensa ideata dagli autori dell’enigmatico The Unfinished Swan.

What Remains of Edith Finch è quello che, un po’ per denigrarle e un po’ per trovare una definizione a questo genere di produzioni, si potrebbe definire come un “walking simulator” a tutti gli effetti. L’unico compito che viene assegnato all’utente è infatti quello di proseguire, esplorare l’ambiente e interagire con gli oggetti circostanti per far sì che la protagonista continui a raccontare in prima persona le sensazioni e le emozioni provate durante la sua ultima visita nella vecchia casa di famiglia. La struttura dell’impianto narrativo è dunque molto lineare e si basa unicamente sulle parole della ragazza, che rispecchiano ovviamente ciò che accade davanti agli occhi del giocatore per fornirgli tutti i dettagli necessari per sbrogliare la matassa di una storia intricata ma appassionante, che passo dopo passo svela tutte le sue toccanti carte.

Il colpo di genio che rende What Remains of Edith Finch non solo uno dei migliori walking simulator sul mercato ma anche una produzione che, semplicemente, merita di essere presa in considerazione è quando decide di raccontare il tragico destino dei deceduti membri della famiglia Finch. Come dicevo in apertura, le stanze di chi è andato via troppo presto non sono mai state rimpiazzate per dar posto alle future generazioni, bensì sigillate con nome, data di nascita e morte di chi le occupava. Nei panni di Edith si trova comunque il modo di accedere all’interno di queste stanze in cui è possibile trovare un documento o, in ogni caso, una testimonianza che racconti gli ultimi istanti di vita del parente. Qua risiede l’eccezionale bravura dello sviluppatore non solo nella stesura della sceneggiatura, ma anche nel game design. Il gioco tratta con delicatezza estrema temi molto complessi come l’amore e la solitudine o immagina le fantasie infantili dei giovanissimi che hanno tragicamente perduto la vita. Però decide di rendere tutto quasi giocoso, mai spiccatamente triste (sebbene il tema di fondo sia estremamente toccante), ironico e, paradossalmente, persino allegro. Ma quando si ironizza sulla morte, What Remains of Edith Finch non lo fa in maniera affatto banale, anzi il racconto è talmente ben scritto e ben messo in scena che ci si sente veramente parte di quegli ultimi istanti. L’infante che immagina coreografie pazzesche con i giocattoli a sua disposizione nella vasca da bagno, il papà cacciatore che prova a trasmettere la sua passione alla figlia, l’angosciante solitudine di chi ha vissuto in cantina, il famelico appetito di una bambina mandata a letto senza cena. Sono soltanto alcuni esempi delle storie che si vivono in prima persona ma, è certo, in nessuno di questi vedrete effettivamente la morte del protagonista, sebbene la si sfiori e la si percepisca nettamente. Il messaggio viene trasmesso in senso lato, ma la pienezza della sua potenza è tangibile e toccante.

La bellezza di queste mini-storie che di fatto compongono il quadro completo del gioco risiede però non soltanto nella narrazione, ma anche nel gameplay, e forse fa strano dirlo per un walking simulator. Sia chiaro, non bisogna attendersi soluzioni ludiche particolarmente complesse, perché prima regola di questo tipo di produzioni è semplicemente quello di raccontare una storia, senza il rischio di “perdere”. Tuttavia, in particolare per un paio di storie, ci sono delle trovate semplicemente sensazionali che testimoniano la bravura di uno sviluppatore che avevamo già potuto ammirare in The Unfinished Swan. Sono soluzioni sempre coerenti con quella che è la filosofia del gioco, ma che contribuiscono a rendere ancor più coinvolgente il racconto: riuscire in questo, in un prodotto di questo tipo, vuol dire aver fatto centro.
What Remains of Edith Finch si completa in 2-3 ore e non lascia mai l’impressione di essere troppo corto: anzi, è probabilmente la durata giusta per la storia che viene raccontata e come viene trasmessa al giocatore. Una volta concluso vi sentirete semplicemente appagati e non avrete perso per strada nulla perché è davvero impossibile perdersi qualcosa: in ogni caso, il gioco offre la possibilità di rigiocare a scelta ogni mini-storia, espediente che si svela utile per togliersi qualche curiosità o, semplicemente, per sbloccare i trofei mancati.

What Remains of Edith Finch: Recensione – Commento Finale

Supportato da un comparto grafico che rende giustizia ad ambientazioni affascinanti e da una colonna sonora semplicemente eccezionale, What Remains of Edith Finch è un’opera interattiva che merita di essere vissuta. Al netto di un gameplay veramente essenziale, come ben si sposa per questo genere di prodotti, offre una storia matura e toccante, narrata splendidamente e in grado di sfiorare le corde dell’animo senza essere mai spiccatamente banale o stereotipato. Nel marasma di giochi di ruolo infiniti, di sparatutto, sportivi e titoli di corse, il titolo di Giant Sparrow si inserisce per rappresentare il perfetto “stacco” tra un gioco e l’altro. Si offre per un pomeriggio o per una serata diversa dalle altre per darvi la possibilità di vivere e ascoltare una storia che vi farà riflettere.

Potrebbe piacerti anche

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato.