Cosa è Denuvo, il software che minacciò di far scomparire la pirateria

Avete probabilmente già sentito parlare di Denuvo, normalmente definito “un sistema di DRM (Digital Rights Management)“, cioè un sistema che permette a un autore di gestire e tutelare i suoi diritti come creatore e possesore di un proprietà intellettuale. Insomma, un software anti-pirateria da inserire in un altro software come un videogioco. Tecnicamente Denuvo non è un sistema di DRM, ma un software Anti-Tamper (“anti manomissione”) che si appoggia a sistemi di DRM esistenti (come quello di Steam), difendendoli tramite un sistema aggiuntivo di chiavi uniche che vengono verificate da server online. Denuvo lega una singola copia di un videogioco a una chiave generata a partire dalla configurazione hardware del computer del proprietario: anche se il gioco venisse messo online, quindi, solo una persona con una identica (e improbabile) configurazione hardware potrebbe approfittarne.

Le tecnologia di Denuvo, usata per la prima volta in “FIFA 13” del 2012, è stata considerata affidabile per lungo tempo (i pirati temevano persino per la fine della loro epoca d’oro) per poi mostrare i primi segni di cedimento ad agosto del 2016, quando una falla nella demo di “DOOM” di Bethesda e idSoftware rese disponibile gratuitamente la versione completa del gioco e poi furono eliminate le protezioni anti-pirateria da “Rise of the Tomb Raider”.

L’obiettivo di Denuvo non è quello di rendere per sempre non piratabile un gioco; sarebbe semplicemente impossibile. Negli anni la sua tecnologia avanza, ma contemporaneamente avanza quella dei pirati, e in questa corsa è logico che i pirati riescano a forzare le sue protezioni. L’obiettivo di Denuvo è, semplicemente, evitare che un gioco venga piratato al momento del suo lancio, nella parte più delicata (e più fruttuosa parlando di guadagni) della sua vita e consolidare la protezione rendendo sempre più lungo il periodo di tempo in cui i giochi non possono essere piratati. Se un gioco viene piratato dopo mesi dal lancio l’impatto è gestibile, ma se un gioco è disponibile sin dal giorno di lancio su siti pirata, secondo alcune compagnie, la perdita economica sarebbe troppo grave. Altre, come CD Projekt (“The Witcher”), non concordano con questa posizione, e anzi promuovono, per esempio su GOG, un’industria videoludica senza DRM in cui gli sviluppatori e i produttori semplicemente si possano fidare dei giocatori.

Esiste anche un altro dibattito su Denuvo: alcuni giocatori lo accusano di peggiorare le prestazioni dei videogiochi, altri lo accusano persino di danneggiare i supporti fisici in cui i giochi sono stati installati. Non esistono prove di tali effetti negativi. Comunque, dal momento in cui la tecnologia fu violata per “Rise of the Tomb Raider” il tempo necessario agli hacker per distribuire online versioni piratate di software che usano Denuvo si è progressivamente ridotto, sino a quando la protezione ha iniziato a essere violata effettivamente proprio nel periodo di lancio, quando sarebbe stata più necessaria. La protezione Denuvo di “Resident Evil 7: Biohazard” e di “Rime” è stata violata in soli cinque giorni, e Tequila Works ha a quel punto distribuito una versione del gioco senza DRM. Con questi tempi sempre più ridotti, l’utilità di Denuvo potrebbe sembrare decisamente in discussione, anche se in realtà qualsiasi sistema Anti-Tamper che eviti che il gioco venga piratato nel primo giorno di vendita è comunque efficace, e fin quando Denuvo garantierà almeno questa difesa continuerà a essere decisamente meglio di niente.

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