Riot Civil Unrest sarà uno strumento di cronaca – Svilupparty 2017

“Riot – Civil Unrest”, nato da una idea di Leonard Menchiari (ex Valve), è dal primo trailer e dalla campagna Indiegogo del 2013 il videogioco italiano più interessante e importante in sviluppo. Dalle prime immagini, già evidentemente ispirate allo stile grafico di “Superbrothers: Sword & Sworcery EP”, “Riot – Civil Unrest” si è evoluto per diventare un videogioco completo, grande e sorprendente nella sua profondità. “Riot” è un videogioco multiplayer asimmetrico in cui un giocatore guida la polizia e un altro giocatore guida i manifestanti nella fedele riproduzione delle manifestazioni che hanno seguito la crisi economica del 2008 in Italia, Grecia, Spagna, Egitto… le manifestazione che hanno segnato le tappe dello scontro tra i tanti e i pochi e che gli sviluppatori hanno potuto conoscere in prima persona e attraverso testimoni diretti da tutto il mondo. Le due fazioni iniziano il livello da due parti opposte dello schermo (da ciò che ho visto, i manifestanti iniziano a sinistra e la polizia inizia a destra) e vincono se raggiungono certi obiettivi: magari la polizia deve liberare un presidio e i manifestanti devono resistere, o i manifestanti devono occupare e tenere occupata per un certo periodo di tempo un’area del livello e la polizia deve impedirlo.

Ho potuto giocare a “Riot – Civil Unrest” nei panni della polizia durante il Lucca Comics & Games 2016 e durante Svilupparty 2017, la festa dell’Associazione Svilupparty che riunisce gli sviluppatori indipendenti italiani, ho provato il ruolo dei manifestanti, e posso testimoniare che le due meccaniche di gioco sono totalmente diverse. Mentre la polizia è più convenzionale da gestire, con varie unità che possono assumere vari schieramenti e hanno diverse azioni possibili, i manifestanti non dispongono della stessa disciplina: quello che posso fare è comandare i capi dei gruppi che compongono la folla e ordinare, sperando che i personaggi seguano le mie indicazioni, se avanzare o retrocedere, se occupare una zona e come. Giocare a “Riot” è complesso e caotico, ma anche estramamente tattico. Ogni singola unità, di polizia o di manifestanti, può essere spinta ad atteggiamenti difensivi o aggressivi con un tasto e, a seconda della manifestazione e dei gruppi interessati, i personaggi possono essere più invogliati ad atteggiamenti difensivi o difensivi. È difficile, per esempio, spingere all’aggressione i pacifici gruppi “no TAV”, mentre la polizia di alcuni Stati tende a diventare rapidamente violenta e segue gli ordini con ferrea disciplina.

Nella modalità storia i risultati di ogni livello avranno conseguenze in quelli successivi: una manifestazione violenta renderà più violenta la polizia, la violenza della polizia su una manifestazione pacifica renderà le forze dell’ordine invise a media e opinione pubblica. “Riot – Civil Unrest” è un gioco, un gioco difficile (fortunatamente ci sarà un po’ di tutorial), strategico e anche divertente ma gli autori non smettono mai di parlare, e di dimostrare nei fatti, la loro attenzione non tanto o non solo alla giocabilità ma alla fedeltà ai minimi dettagli degli eventi storici rappresentati. “Riot – Civil Unrest” è uno strumento di cronaca mascherato, il punto di incontro difficilmente raggiungibile tra videogioco e quello che si chiama “serious game”, il gioco che ha finalità educative e culturali. La cosa più vicina a “Riot – Civil Unrest” è probabilmente “This War of Mine”, un vero e proprio gioco gestionale/survival capace di raccontare con chiarezza la vita dei civili durante una guerra e un assedio (in quel caso ispirato all’assedio di Sarajevo). Inoltre, “Riot – Civil Unrest” includerà un editor di scenari, un modo che i giocatori avranno per ricreare le più importanti manifestazioni a cui hanno preso parte o che hanno studiato. “Riot – Civil Unrest” vuole davvero essere un modo per raccontare la lotta e l’attivismo, e le manifestazioni rappresentate saranno  verificate nella loro attendibilità e oggettività dagli utenti e inserite su un mappamondo esplorabile dai giocatori.

La build che ho provato mostrava ancora frequenti e gravi rallentamenti, e ho la sensazione che i sistemi del gioco siano tanto ricchi e complessi da essere particolarmente pesanti a livello di CPU, che deve gestire il comportamento, la psicologia, le azioni e le reazioni di ogni singolo personaggio mostrato sullo schermo. Un altro esempio della complessità di “Riot – Civil Unrest” lo danno i movimenti della folla, che dipendono dal motore fisico del gioco: ogni persona in una folla agisce fisicamente sulle persone intorno. E l’ambientazione, resa in uno stile che richiama il 2D, è in realtà tridimensionale. Esiste persino un intero sistema parallelo che gestisce i fotografi presenti sulle scene, fotografi che durante le partite fanno davvero fotografie ai momenti salienti degli scontri. Le foto vengono poi ordinate in una classifica in base a un punteggio assegnato secondo una serie di criteri ed è la foto col punteggio maggiore, cioè la migliore foto scattata realmente da un fotografo digitale durante lo scontro digitale, quella che appare sui quotidiani che chiudono ogni livello riassumendone l’esito. “Riot – Civil Unrest” è un gioco dalla ricchezza incredibile, un vero strumento di cronaca, e mi dispiacerebbe se tanta ricchezza diventasse una barriera per la sua fruizione, limitandola a chi possa permettersi una CPU abbastanza potente. L’uscita di “Riot – Civil Unrest”, che sarà pubblicato da Merge Games, è continuamente rimandata dal 2014, ma ora si comincia a vederne la fine e, anche se la build che ho visto ha evidenti problemi di prestazioni e alcuni bachi, possiamo aspettarcelo in Accesso Anticipato su Steam prima della fine del 2017. Potete raggiungere la sua pagina Steam cliccando qui.

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