GTA 5 è uno dei più grandi successi della storia, ma Take-Two vuole farci più soldi

Tempo fa parlai di come “Grand Theft Auto 5” fosse uno dei giochi di maggior successo della storia del videogioco, un gioco capace di restare in cima alle classifiche di vendita e di vendere praticamente una copia ogni due console acquistate ancora 4 anni dopo la sua uscita originale su PlayStation 3 e Xbox 360 nel 2013. “Grand Theft Auto 5” ha venduto da solo 80 milioni di copie, più di quanto abbia venduto, per esempio, l’intera serie di “Resident Evil”. Take-Two, il suo produttore, non ha però mai particolarmente approfittato della forza di “Grand Theft Auto 5” e della sua modalità multiplayer, “Grand Theft Auto Online”, evitando di spingere aggressivamente sulle micro-transazioni, molto più difficili da accettare in un gioco a pagamento nel 2013 rispetto a quanto lo siano ora. L’anno scorso Square Enix è arrivata a introdurre le micro-transazioni in un videogioco single-player a prezzo pieno, e vedremo tra quanto smetterà di sembrarci strano pure questo (e intanto aspettiamoci la trasformazione di “Assassin’s Creed” in un game-as-a-service).

L’assenza di barriere, di spese aggiuntive, è certamente parte del successo di “GTA Online”: la valuta reale può essere usata per acquistare valuta in-game e accelerare la progressione, ma niente è irraggiungibile semplicemente giocando e tutti gli aggiornamenti sono gratuiti. Take-Two non intende rompere questo rapporto con gli utenti, anche perché “Evolve” le ha probabilmente insegnato quanto sia difficile gestire la vendita e la prezzatura dei contenuti aggiuntivi in un videogioco venduto a prezzo pieno. Ma, allo stesso tempo, l’azienda si dice consapevole di star “sottomonetizzando” i suoi giochi e afferma cinicamente di poter fare un po’ meglio, senza dar troppo fastidio a nessuno.

Strauss Zelnick, presidente di Take-Two, è stato intervistato da Gamestop durante la Cowen and Company 45th Annual Technology, Media & Telecom Conference e ha accennato ai piani futuri della compagnia sulla micro-transazioni. “Non puoi dare per sempre roba gratis ai giocatori, non è un vero modello per fare affari questo. Ma non stiamo provando a ottimizzare la monetizzazione di tutto quello che facciamo all’ennesimo grado. La mia preoccupazione è che se lo facessimo l’utente se ne accorgerebbe. Magari neanche sa di saperlo, ma lo sente. […] Siamo convinti che probabilmente da un punto di vista industriale stiamo sottomonetizzando se guardiamo agli incassi che otteniamo mediamente dagli utenti. C’è un po’ da lavorare perché penso che possiamo fare di più e possiamo fare di più senza interferire con la nostra strategia di concentrarci sulla creativa e con il nostro approccio etico che ha come obiettivo la soddisfazione dei consumatori. Non intendiamo svuotar loro le tasche sino all’ultimo centesimo.”

Questo è anche da considerare un suggerimento su come funzioneranno le micro-transazioni in “Red Dead Redemption 2” di Rockstar, un gioco che sappiamo che avrà una modalità online simile a quella di “Grand Theft Auto Online”. Il mio dubbio è: le continue vendite di “Grand Theft Auto 5” non sono già un ritorno, dal punto di vista di incassi e soprattutto se abbinate alle micro-transazioni presenti in “Grand Thef Auto Online”? Davvero c’è questa necessità di aumentare la monetizzazione perché “non si può dare per sempre roba gratis” quando in un anno, 3 anni dopo la sua uscita, “Grand Theft Auto 5” (insieme al resto dei prodotti a marchia “GTA”) continua a garantire 650 milioni di profitti (di profitti!) a Take-Two e la spesa in “GTA Online” sta già aumentando?

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