EDGE aggiorna la classifica dei 100 giochi migliori di sempre ma dimentica UnderTale

EDGE era un tempo una rivista importante e influente nel mondo dei videogiochi (per un breve periodo ebbe pure un’edizione italiana) ma ha sempre avuto problemi a capirci qualcosa della materia. Parliamo di una rivista che bocciò il primo “DOOM” del 1993, prima di essere schiacciata dalla storia e approvare “Doom 2: Hell on Earth”, perché non dava la possibilità di parlare con i mostri invece che sparare. Un giudizio che potrebbe persino sembrare avanguardistico, un salto avanti nel tempo, una previsione di tutta la violenza insensata che quel genere avrebbe promosso negli anni successivi, ma che invece rappresentava l’incapacità di capire, guardarsi intorno e prevedere.

EDGE pubblica e aggiorna periodicamente una classifica abbastanza improbabile dei 100 migliori videogiochi della storia, “The 100 Greatest Video Games”. Come accaduto in passato, una simile operazione, privata di qualsiasi limite, criterio, orizzonte critico, non ha sostanzialmente senso sin dall’inizio, ma EDGE ha anche stavolta una particolare attitudine a infilare in classifica semplicemente i nomi più recenti e altisonanti piuttosto che definire percorsi critici che sappiano dare uno sguardo al passato o al futuro.

“Nel compilare questa liste, abbiamo usato dei semplici criteri: ogni formato (portatile, touchscreen, console, PC…) va bene, potevamo includere solo un episodio da ogni serie che abbia seguiti diretti [questa condizione viene rispettata o no solo in base all’umore di EDGE, perché appaiono ben cinque The Legend of Zelda tra cui “Ocarina of Time” e il suo seguito diretto “Majora’s Mask”], ogni gioco deve aver valore oggi e non essere rappresentativo solo per nostalgia o per il suo significato storico.”

Non posso naturalmente affrontare l’intera classifica di EDGE, ma nel 2015 i primi dieci posti erano: 10. Minecraft, 9. Resident Evil 4, 8. Legend of Zelda: Ocarina of Time, 7. Super Mario Galaxy 2, 6. Tetris, 5. Half-Life 2, 4. Bloodborne, 3. The Last of Us, 2. GTA V e 1. Dark Souls. Per certi versi intuisco quale sia la mentalità che guida questa classifica: questi sono giochi ancora più o meno godibili nel 2015, e questa classifica è quindi in realtà non una classifica dei 100 migliori videogiochi, ma dei 100 videogiochi da giocare, in ordine di priorità, in un certo momento storico. Un modo di fare che dà anche la possibilità di inserire semplicemente grossi nomi recenti, come è evidente nell’ultimo aggiornamento.

Nell’attuale classifica di EDGE i primi dieci posti sono: 10. Resident Evil 4, 9. The Legend of Zelda: Ocarina of Time, 8. Super Mario Galaxy 2, 7. Tetris, 6. Half-Life 2, 5. Bloodborne, 4. The Last of Us, 3. Grand Theft Auto V, 2. Dark Souls e 1. The Legend of Zelda: Breath of the Wild. Insomma la grande novità è che il recentissimo “The Legend of Zelda: Breath of the Wild”, che ancora non ha finito di ricevere i contenuti del suo Season Pass, arriva direttamente al primo posto. “The Legend of Zelda: Breath of the Wild” è un videogioco splendido, capace di tornare alle origini open-world di una serie, caricarle addosso anni di puzzle e metterla al passo con quello che questi due generi sanno offrire oggi, ed è davvero un gioco che raccomanderei di giocare a tutti; ma ha davvero senso al primo posto di una classifica “The 100 Greatest Video Games”? È qualcosa in più di una provocazione, di un attirare attenzione con un titolo noto?

Non è l’unica aggiunta: “Uncharted 4: Fine di un ladro” compare al 17° posto, “Mario Kart 8 Deluxe” è 21° (sostituisce “Mario Kart 8”), “Horizon: Zero Dawn” è 24°, “Inside” è 41°, “Super Mario Maker” è 43°, “Overwatch” è 49°, “DOOM” (2016) in cui ancora purtroppo non posso parlare con i nemici è per questo motivo 53° e “Titanfall 2” è 54°. Curiosamente, al 33° posto c’è il primo “Dishonored” che non è stato sostituito con il secondo episodio, nettamente superiore e sicuramente oggi più importante del capitolo originale, che in fondo non capisco perché appaia in questa classifica. E lì vicino, al 32° posto, c’è “Splatoon” invece di “Splatoon 2”: ha senso consigliare oggi, se così va letta la classifica, un gioco morente su una console morente?

Fondamentali videogiochi, ancora godibilissimi oggi, mancano dalla cima della classifica. “Castlevania: Symphony of the Night”, forse il videogioco migliore mai creato, sicuramente uno dei più spettacolari esempi di level design in una storia del videogioco che si identifica proprio come storia del level design e della creazione di “altri luoghi”, è solo al 70° posto, dietro a un esperimento riuscito solo a metà come “Limbo”. Non c’è “Life is Strange”, un videogioco sicuramente imperfetto ma forse oggi più importante e raccomandabili di “Hearthstone”, al 71° posto appena dietro “Castlevania: Symphony of the Night”. E come ci è finito invece “Final Fantasy 12” al 97° posto?

Ma soprattutto non c’è “UnderTale”, uno dei videogiochi più belli mai realizzati, uno dei videogiochi più attuali esistenti, un videogioco che cambia totalmente il modo in cui le persone vedono i videogiochi. Come è possibile che la rivista che nel 1994 dette 7/10 a “Doom”, un videogioco capace di scuotere la politica, la cultura, la storia del videogioco, il level design, di definire un intero genere (per tutti gli anni 90 si parlava di “cloni di Doom”, non di “sparatutto in prima persona”)… come è possibile che la rivista che gli dette 7/10 perché non dava la possibilità di parlare con i nemici neanche consideri “UnderTale”, un videogioco basato proprio su questo? Se era in anticipo sui tempi allora, come fa oggi a essere tanto in ritardo?

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