Necrosphere è un VVVVVV metroidvania con solo due tasti – Recensione PC

Sono l’agente speciale Terry Cooper. E sono morto. Insieme a me sono morti altri due agenti, arrivati in questo aldilà che chiamano Necrosfera (“Necrosphere”) prima di me, e seguendo le tracce che hanno lasciato devo trovare la via di fuga da questo inferno e tornare tra i vivi. Ma la Necrosfera è piena di trappole infuocate, aguzzi spuntoni, allucinazioni assassine e salti impossibili e per superare tutti gli ostacoli potrò usare solo due tasti.

Necrosphere VS VVVVVV

Necrosphere Recensione VVVVVV
“VVVVVV” di Terry Cavanagh (2010)

La comparazione che nasce subito, appena si inizia a giocare a “Necrosphere”, è col capolavoro “VVVVVV” di Terry Cavanagh. È una comparazione che non rende completamente giustizia a “Necrosphere”, sia perché “VVVVVV” è un’opera difficilmente pareggiabile realizzata da un vero maestro del level design (e nonostante questo “Necrosphere” ha momenti di eccellenza), sia perché in realtà “Necrosphere”, pur essendo evidentemente ispirato al gioco di Cavanagh, vuole fare qualcosa di diverso e si posiziona anche in un sotto-genere diverso nel grande mondo dei videogiochi di piattaforme. Ma le similitudini esistono, e non è sbagliato considerare “Necrosphere” come un erede di “VVVVVV” destinato ai fan di Cavanagh che vogliano vedere quello stile di gioco portato in nuove direzioni: entrambi i giochi hanno però una grafica semplice e in pixel art, ma “Necrosphere” è alla ricerca di una sintesi estrema e “VVVVVV” ha invece uno stile più astratto e a tratti onirico, ed entrambi sono videogiochi di piattaforme incentrati su tempismo e precisione e in cui ogni morte mi riporta appena prima della sfida in cui sono stato ucciso.

Necrosphere Recensione

Platform senza tasti per il salto

Come in “VVVVVV”, ma in modo ancora più estremo, “Necrosphere” toglie poi dal videogioco di piattaforme il controllo su quella che è considerata l’azione fondamentale del genere: il salto. “VVVVVV” lo sostituisce con un’azione equivalente, l’inversione della gravità, mentre “Necrosphere”, almeno all’inizio del gioco, permette di saltare solo sfruttando trampolini sparsi negli ambienti, delle bolle gravitazionali su cui posso rimbalzare. Ed entrambi i giochi semplificano i controlli, riducendo i tasti necessari a tre, nel caso di “VVVVVV”, e a due, nel caso di “Necrosphere”.

“VVVVVV” usa solo tre tasti perché consente davvero solo tre azioni: muoversi a sinistra, a destra e invertire la gravità. “Necrosphere” con due tasti cerca di fare molto di più, perché inizialmente le uniche azioni consentite sono il movimento a destra e a sinistra ma andando avanti nel gioco guadagno nuove abilità che costruiscono su questi due tasti: una tutina in spandex mi dà la capacità di fare un lungo salto/scatto orizzontale, anche in aria, pigiando rapidamente due volte un tasto di movimento (l’abilità può essere poi ulteriormente potenziata permettendomi di distruggere rocce quando salto), mentre il jet pack, azionato premendo i due tasti contemporaneamente, mi consente di muovermi in aria e ogni volta che viene attivato ricarica il salto/scatto della tutina. Alternare jet pack per i movimenti verticali e il salto/scatto per quelli orizzontali diventa un ritmo fondamentale in “Necrosphere”.

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Un metroidvania con solo due tasti

La progressione delle abilità non nasce in “Necrosphere” dal desiderio di complicare e in qualche modo rovinare la semplicità del gameplay, ma da una vera progressione nel modo che ho di esplorare il mondo. Sia “VVVVVV” sia “Necrosphere” mi fanno esplorare una dimensione aliena, ignota e piena di trabocchetti, ma mentre “VVVVVV” è un videogioco di piattaforme open-world privo di una vera progressione, “Necrosphere” è un metroidvania, un gioco in cui l’ambientazione si apre mentre io acquisto nuove abilità guadagnando accesso a parti prima irraggiungibili di zone già esplorate. Avrebbe in questo magari aiutato avere a disposizione una mappa, qua assente. Alla struttura esplorativa del metroidvania “Necrosphere” somma la difficoltà di un “VVVVVV”, o comunque di un videogioco di piattaforme estremamente tecnico e basato su precisione e tempismo, ma è per la necessità di aumentare le opzioni di movimento che il gioco deve costruire nuove meccaniche sui suoi due tasti.

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Il culto della difficoltà

Riconosco l’eleganza della scelta di mantenere controlli tanto semplici, ma a un certo punto il gioco diventa così difficile da mettere alla prova i limiti fisici delle dita del giocatore, la capacità di usare dita diverse in modo simmetrico (o mani diverse, nel caso decida di usare il gamepad in cui il movimento è affidato a dorsali destri e sinistri). Non aiuta il fatto che nel gioco sia totalmente assente qualsiasi menù delle opzioni e che non si possano quindi riconfigurare i tasti e penso che, per quanto sia un interessante esperimento, un interessante esercizio di stile, l’uso di soli due tasti crei a livello di gameplay più problemi di quanti ne risolva. Diverse volte mi è capitato di volermi solo avvicinare a un bordo a piccoli passettini ma di aver invece premuto troppo rapidamente il tasto di movimento azionando lo scatto e precipitandomi in un fatale dirupo.

Temo che sia un effetto consapevole: ridurre le azioni a soli due tasti, al riuscire a premerli in tempo nella giusta velocità nel giusto ordine, credo che rappresenti in “Necrosphere” un modo per alzare ulteriormente un livello di sfida già piuttosto alto. Se in “VVVVVV” esistono opzioni che rendono l’esperienza accessibile a chiunque (per esempio rendendomi invincibile o rallentando il gioco stesso), se normalmente non ci sono lunghe sequenze senza checkpoint, e l’unica eccezione importante a questa regola è la sfida, totalmente opzionale, della sezione conosciuta come “Veni Vidi Vici”, in “Necrosphere” la successione della difficoltà complica piano piano ogni nuova meccanica introdotta, ogni nuovo pericolo, sino a traboccare spesso in lunghe e difficili sequenze obbligatorie in cui ogni errore viene punito con durezza e frustrazione.

Questo è dovuto anche alle diverse strutture dei due giochi. “VVVVVV” è un open-world, e le sue varie aree (esclusa la prima e l’ultima) possono essere affrontate in qualsiasi ordine; ognuna è quindi costruita su una diversa meccanica indipendente e ha una sua successione della difficoltà indipendente. “Necrosphere” è appunto un metroidvania, ha un ordine preciso in cui devo arrivare nelle varie zone e acquistare le abilità con cui arrivare in quelle successive, da zona a zona continua a costruire in modo lineare sulle stesse meccaniche (aggiungendone via via di nuove) e ha una progressione globale della difficoltà. Può permettersi insomma di diventare sempre più difficile e ha più tempo per farlo. L’autore promette che il gioco sia completabile in circa tre ore, penso che qualcuno davvero bravo possa impiegarne anche solo due, ma io ho avuto bisogno di circa otto ore prima di finire il gioco, e la metà di queste ore sono state spese su un’unica schermate, nell’ultima sezione, in cui sono rimasto bloccato tanto tragicamente da iniziare a dubitare di riuscire a completare “Necrosphere”. Ma è ammirevole anche come “Necrosphere”, con due soli tasti e i loro possibili usi, riesca a costruire tanto gameplay e tanta sfida grazie a un design perfido ma brillante. Magari è solo un esercizio di stile, ma è un esercizio di stile riuscito e godibile.

Necrosphere Recensione

Necrosphere: in conclusione…

“Necrosphere” è un “VVVVVV” con solo due tasti, un interesse diabolico per la difficoltà e una struttura metroidvania in cui durante il gioco acquisto nuove abilità e nuove opzioni di movimento. Nei panni del defunto agente speciale Terry Cooper devo sfuggire all’inferno, cioè alla Necrosfera, un luogo pieno di trabocchetti (e di oggetti che possono aiutarmi), e per farlo dovrò impegnarmi in sfide di tempismo e precisione, in cui la mia capacità di gestire due soli tasti sarà messa duramente alla prova da una serie di livelli sempre più difficili e, verso la fine, apparentemente impossibili. La semplicità dei controlli è il punto di forza di questo metroidvania, il suo successo dal punto di vista del design, ma è anche un punto debole, in quanto dover controllare un numero crescente di azioni con così pochi strumenti crea spesso confusione e aumenta ulteriormente la difficoltà del gioco e la frustrazione del giocatore. A questo si accompagna la carenza di strumenti come una mappa, o anche un semplice menù delle opzioni che permetta di riconfigurare a piacere i controlli. Nonostante questi problemi, consiglio “Necrosphere” a tutti gli appassionati di videogiochi di piattaforme difficili, a chi è rimasto un po’ deluso dalla successione della difficoltà di “VVVVVV” e a chi vuole vedere una rara reinterpretazione del metroidvania basata su solo due tasti e più sugli elementi platform che su quelli di gioco di ruolo.

“Necrosphere” di Cat Nigiri è disponibile su PC, Mac e Linux a €5 e, nella sua edizione Deluxe contenente anche un livello aggiuntivo, a €8. Mi dispiace un po’ vedere uno sviluppatore indipendente lasciarsi andare a certe pratiche commerciali tipiche della grande industria del videogioco, come rilasciare un DLC al lancio semplicemente tagliando dal gioco base del contenuto già pronto. Comunque, potete comprare “Necrosphere” su Steam, Game Jolt e itch.io e il gioco arriverà entro fine anno anche su PlayStation 4, Xbox One, Android e iOS [DISCLAIMER: sono affiliato con itch.io quindi ricevo una piccola commissione se acquistate il gioco attraverso il mio link a quella piattaforma].

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