Atomega è una malinconica apocalisse sparatutto – Recensione PC

L’arena di “Atomega” di Reflections (Ubisoft) è l’ultima terra che rimane alla fine del tempo, dello spazio, dell’universo, un luogo costretto a nascere e morire ciclicamente, in una ripetzione rituale di un’apocalisse cosmica. Quando non esiste più organico e meccanico e la fisica sta perdendo il suo significato, creature post-biologiche chiamate “Exoform”, i personaggi del gioco, i discendenti di quello che noi chiamiamo uomo e macchina, dominano materia ed energia.

Atomega Recensione Atom Mappa

È un mondo malinconico in cui la lotta è futile ma necessaria, un mondo violetto e crepuscolare dalle forme geometriche, squadrate, scarnamente decorate con motivi altrettanto geometrici, primitivi quanto alieni e fantascientici. Gli edifici ricordano a volte l’architettura brutalista, a volte i templi pre-colombiani, gli alberi sono definiti “artificiali”, ma nessuno sa chi li abbia creati. Ogni partita, ogni Timephase, dura dieci minuti, alla fine dei quali il sole sullo sfondo cresce rosso ed enorme sino a prepararsi a divorare l’intera realtà. Non c’è alcuno scopo nella lotta delle Exoform, nell’ossessiva iterazione di un combattimeto costretto a ricominciare poi da capo nella partita successiva, se non il divertimento dei suoi partecipanti, e il mio.

Atomega Recensione Cel

Sparatutto arena e massa

I combattimenti di “Atomega” riprendono le meccaniche del deathmatch sparatutto arena, semplificandole in un modo estremo ed elegante. In “Atomega” ho una sola arma, di cui devo gestire il surriscaldamento evitando di sparare troppi colpi di seguito, ho un’unica grande arena, ricca di ambienti e opportunità diversi, e ogni giocatore inizia la partita nella stessa condizione, senza che il livello del suo account possa influire sul gameplay. Le uniche cose che guadagno giocando e progredendo sono opzioni di personalizzazione.

Ma il cuore di “Atomega” è la sua meccanica, basata sulla massa, una risorsa che trovo nel mondo di gioco sotto forma di cubi viola. Inizio senza alcuna massa, in uno stadio chiamato “Atom”, una sfera di luce, divento “Cel“, un semplice cubo, appena acquisto il primo cubo massoso, e continuando ad acquisire massa cresco in forme sempre più grandi passando da Cel a “Zoa“, una creatura primordiale, poi a “Saur“, un dinosaurino, poi a “Prime“, simile a un primate, poi all’antropomorfo “Superior” e infine al divino “Omega“. Il mio obiettivo in “Atomega” non è uccidere più avversari possibile, ma guadagnare il maggior punteggio, e il principale modo con cui guadagno punteggio è proprio acquistando massa, massa che mi dà sempre più punti maggore è la mia dimensione, e diventando Omega, una condizione che mi dà un immediato bonus e un enorme moltiplicatore per la massa che guadagno sin quando resto a questo stadio.

Anche sconfiggere i nemici, “deformandoli” e riportandoli allo stato di Atom, mi dà punti, così come mi dà punti costringerli a teletrasportarsi. In “Atomega”, infatti, posso scappare dagli scontri da cui temo di uscire sconfitto, e ridotto ad Atom, teletrasportandomi in un’altra zona della mappa. Il teletrasporto mi sottrae un intero livello di massa, facendomi regredire allo stadio inferiore, ma mi permette di salvarmi e di non dare troppo punteggio al mio avversario. “Atomega” in questo modo sia incoraggia scontri meno scontati, mi incoraggia a rischiare contando sul teletrasporto, sia premia la mia strategia e la mia cautela, la mia capacità di distinguere una situazione impossibile da una in cui posso vincere o almeno fuggire senza perdere massa.

Atomega Recensione Zoa

Essere piccolo

L’esperienza di “Atomega” muta totalmente a seconda della mia dimensione. Quando sono piccolo sono un topo che ruba il cibo dalla tavola dei giganti, sono agile e scattante, difficile da colpire. Attraverso passaggi sotterranei, capaci di spostarmi a velocità accelerata nel sottosuolo dell’arena, mi muovo da edificio a edificio, assorbendo la massa alle spalle dei nemici più grandi di me, li attacco a tradimento per poi ritrarmi di nuovo in passaggi dove non possono raggiungermi. So di non poterli uccidere finché sono così piccolo, ma se il mio contributo aiuterà qualcun altro a sconfiggerli avrò anche io parte del premio, un po’ di punteggio con cui scalare la classifica. Quando poi uno di loro mi vede e inizia a cercarmi i suoi passi fanno vibrare la mia tana, la fanno rimbombare, io tremo nel buio sperando che non mi trovi, che si arrenda e si allontani, o corro verso una lontana via di fuga, troppo veloce per essere preceduto. Essere piccolo in “Atomega” trasforma uno sparatutto in prima persona in uno strano gioco di infiltrazione e furtività.

Atomega Recensione SaurEssere grande ed essere Omega

Quando sono grande divento un palazzo, sono parte del paesaggio e non più un suo ospite. Mi è impossibile nascondermi, gli edifici iniziano a essere troppo piccoli per me, gli Exoform più piccoli mi prendono in giro, cercano di colpirmi e schizzano poi via sfruttando la loro agilità, la loro dimensione, si nascondono in anfratti dove sanno che non posso raggiungerli. Ma mi basta un solo colpo per lasciarli in fin di vita: più cresco meno devo temere i miei nemici.

Arrivare al settimo livello di massa di “Atomega” vuol dire diventare “Omega”, una creatura enorme e semi-divina composta più da energia che da massa. L’Omega domina l’intero panorama ma non è una condizione che dura a lungo: l’Omega si consuma ogni secondo, le altre Exoform mi derubano della mia massa attaccandomi e anche se il mio raggio è capace di attirare nuova massa verso di me alla fine l’Omega finisce e io torno a essere un piccolo Atom senza massa.

Battelli di dimensioni diverse nella stessa pozza

Asteriz e la pozione magica
Da “Asterix e i Britanni” di René Goscinny e Albert Uderzo.
– “Ah, ecco il mio battello!”
– “Non è molto grande!”
– “È più piccolo del giardino di mio zio… ma è più grande dell’elmo di mio nipote.”

“Se l’acqua non è abbastanza profonda, non potrà contenere un grande battello. Ma rovescia una sola tazza d’acqua in una buca e un fuscello vi farà da battello” scrive Chuang-tzu (IV-III secolo a.C.) nel capitolo iniziale del’opera a lui attribuita (e conosciuta con il nome dell’autore). “Atomega” rappresenta perfettamente questo concetto: la sua mappa non solo è grande interconnessa, ricca di simmetrie e asimmetrie, ma viene vissuta in modi completamente diversi a seconda della dimensione del giocatore, rivela diversi segreti e diverse opportunità. Man mano che cresco i contorni delle porte smettono di brillare, segnalandomi che sono ormai diventate troppo piccole per la mia stazza, i trampolini smettono di funzionare e di lanciarmi in aria sopra i palazzi, ma la mia potenza aumenta, la mia salute aumenta, il bonus di punteggio che guadagno ogni volta che raccolgo massa aumenta.

Ogni stadio è immediatamente riconoscibile, è perfettamente caratterizzato dal suo ritmo di movimento, dalla sua velocità e dalla sua dimensione. Lo Zoa striscia veloce nei pertugi, il Saur quasi saltella a giro per il livello, ma quando mi trasformo in Prime divento lento, violento, pesante, barcollo appoggiato ai miei arti anteriori in cerca di prede, fino a diventare Superior e a sentirmi potente, altissimo, un colosso capace (letteralmente) di schiacciare i nemici sotto i suoi piedi.

Atomega Recensione Prime

Gli Hack

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Alla meccanica della massa si aggiungono gli Hack, potenziamenti (anche questi ripresi dallo sparatutto arena) che appaiono nella mappa sotto forma di piccoli cubi dorati. Quando assorbo un cubo ottengo un Hack casuale e posso scegliere se tenerlo e usarlo o, in qualsiasi momento (anche durante l’uso), posso abbandonarlo per raccoglierne magari uno diverso, in quanto posso avere un solo Hack alla volta. Esistono dieci Hack diversi nel gioco, capaci di aumentare momentaneamente la rigenerazione della mia energia, raddoppiare la massa guadagnata, raddoppiare il mio danno, rendermi invulnerabile agli attacchi… Gli Hack sono decisivi per darmi almeno la possibilità di sopravvivere in scontri contro nemici più grandi di me, e sono spesso necessari anche nei combattimenti contro chi ha dimensione pari alla mia, combattimenti che sono sennò decisi in base a chi ha saputo cogliere l’altro di sorpresa e sfruttare meglio l’ambiente per difendersi e, magari, attendere che si attivi la rigenerazione automatica della salute per poi riprendere lo scontro in una posizione più vantaggiosa.

Gli Hack sono uno dei pochi elementi casuali di “Atomega”. Mentre lo sparatutto arena tradizionale si affida a potenziamenti ben precisi posizionati in punti ben precisi della mappa, in “Atomega” non so mai cosa possa capitarmi e recuperare il potenziamento necessario a una certa situazione è questione unicamente di fortuna. In un gioco che si concentra su un’unica, eccellente mappa e un’unica modalità, la casualità degli Hack porta freschezza e imprevedibilità, sacrificando però un po’ della purezza arena del gioco.

Atomega Recensione Superior

Nonostante questo è raro trovare uno sparatutto multiplayer in prima persona elegante e atmosferico come “Atomega”. Uno sparatutto semplice, venduto a soli €10, con una ricchissima guida utente che chiarisce (quasi) ogni dubbio sulle sue meccaniche, con pochi elementi costruiti prendendo un genere, spogliandolo di tutto quello che non è stato giudicato necessario e sviluppandolo in una nuova direzione grazie a una meccanica tutta sua. E con questa meccanica “Atomega” crea un gioco che non è solo scontro e competizione, ma anche racconto, svolto prevalentemente attraverso le meccaniche, sulla futilità e sul divertimento rituale della competizione, sulla relatività delle dimensioni, su una molteplicità dei punti di vista capace di rendere molteplice un’unica arena.

Everything David OReilly
“Everything” di David OReilly (2017)

È un concetto che a volte mi ricorda quelli raccontati da “Everything” di David OReilly (“Mountain”), un “simulatore di tutto” per PlayStation 4 e PC dove posso essere qualsiasi cosa, da un minuscolo batterio a una galassia, spostandomi da ente a ente, passando dai mondi più piccoli, atomici, a quelli più grandi, godendomi la riccheza che si nasconde sempre più a fondo nelle cose. “Atomega” non pone la complessità delle domande poste da “Everything”, che accompagna l’esplorazione del suo mondo con registrazioni del filosofo Alan Watts, lezioni che raccontano l’identità del tutto. “Everything” non è un gioco che mi permette di essere “tutto”, ma l’affermazione del mio essere già “tutto”, un saggio filosofico sull’unità della realtà e degli enti che paiono comporla attraverso lo spazio e il tempo. “Atomega” non va tanto in là, ma va molto oltre quello a cui gli sparatutto multiplayer ci hanno abituato per contenuti e per profondità e solidità dei legami tra gameplay e narrazione.

Atomega Recensione Omega

Atomega – In conclusione…

“Atomega” di Reflections (Ubisoft) è uno sparatutto in prima persona multiplayer arena ambientato in un’apocalisse malinconica, in una ripetizione infinita della fine dell’universo. Semplifica il genere a una sola arma e una sola arena ma costruisce su queste basi una meccanica tutta sua basata sulla “massa“, una risorsa che appare sulla mappa sotto forma di cubi viola e che mi permette di acquistare punteggio e di aumentare le mie dimensioni crescendo attraverso sette livelli di stazza. Il modo in cui vivo la mappa di “Atomega” cambia totalmente in relazione alle mie dimensioni, con passaggi sotterranei che in cui posso infiltrarmi quando sono agile e piccolo e palazzi su cui giganteggio, incapace ormai persino di entrare, quando sono grande, lento e letale, trasformando un unico spazio in una molteplicità di spazi possibili, un racconto della molteplicità dei punti di vista di creature diverse. Con un gameplay semplice e solidissimo, un’atmosfera unica e un prezzo ridotto (€10), “Atomega” è un acquisto consigliato a tutti gli appassionati di sparatutto. “Atomega” è disponibile per PC Windows su Steam.

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