Kojima spiega il significato di A Hideo Kojima Game

Hideo Kojima tiene una interessante rubrica mensile su Glixel, la sezione di videogiochi della celebre rivista Rolling Stone. Non parla apparentemente di videogiochi, ma di film: ogni episodio della rubrica analizza un film uscito di recente dal punto di vista personale ma informatissimo di Hideo Kojima (che è un grande appassionato di cinema). I film sono però spesso la scusa proprio per raccontare la carriera e la poetica di Hideo Kojima, un uomo un po’ sospeso tra l’essere autore e l’essere un marchio commerciale. E proprio il nuovo episodio della rubrica parla di questo: di autorialità.

“A Hideo Kojima Game” appare in molte delle opere a cui Kojima ha lavorato. L’artista ha spiegato che è una scritta che appare solo nei giochi di cui lui si prende davvero la responsabilità, i giochi che ha personalmente scritto, diretto e supervisionato. Non è una scritta che metterebbe in un gioco che ha unicamente prodotto, come se fosse solo un marchio da apporre come bollino di qualità. Il film analizzato è “La forma dell’acqua”, il nuovo film di Guillermo del Toro che, come probabilmente saprete, è molto amico di Hideo Kojima, doveva collaborare con lui al nuovo corso della serie “Silent Hill” di Konami e ha prestato volto e corpo per un personaggio apparso in un trailer del nuovo videogioco di Kojima Productions “Death Stranding”. All’inizio del film appare la scritta “A Guillermo del Toro Film”.

Questo accade perché del Toro partecipa a tutte le fasi dei suoi film “supervisionando anche i più piccoli dettagli, sistemando ciò che non va di persona. Un po’ di lui può essere trovato in ogni cellula della creatura vivente che è il film stesso. Come prova, considerate che egli non è solo il regista ma anche il produttore, l’autore della storia originale e della sceneggiatura, doppiatore e direttore del casting. […] La colossale macchina cinematografica di Hollywood rende estremamente difficile prendere l’iniziativa e dedicarsi ai film come fa del Toro. […] E talenti indipendenti con la stessa mentalità di del Toro, inclusi Nicolas Winding Refn e Neill Blomkamp, riescono con successo a inserire la loro visione in un pacchetto alla fine destinato all’intrattenimento. Comunque, è senza dubbio una lotta per loro riuscire a sbocciare in un ambiente guidato dal profitto come quello di Hollywood. Il mercato dei videogioco, ferocemente competitivo, è uguale.”

In entrambe l’industrie il bisogno di creare sempre di più sempre più velocemente ha obbligato a frammentare i ruoli, in modo simile a quello che accade in una catena di montaggio dove è importante che tutto venga montato come deve e non conta la personalità, l’arte, di chi partecipa al lavoro. Il direttore nell’industria videoludica, spiega Kojima, diventa quindi solo “colui che delega agli altri il lavoro”. “Un direttore che partecipi alla pianificazione, alla concettualizzazione, alla produzione, alla sceneggiatura, alla musica e persino alla promozione sta solo sprecando tempo e risorse. Non è efficiente. Non porta neanche benefici alla coporazione. Questo modo di pensare, che qualcuno crede che sia corretto, è sbagliato. E, da un altro punto di vista, porta anche a concludere falsamente che la creazione digitale per essere efficiente non debba avere autori, che si stia parlando di meri prodotti.” Un discorso che si riferisce, anche troppo chiaramente, al tempo trascorso da Kojima in Konami.

fonte Glixel
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