CD Projekt Red e Cyberpunk 2077 raccontati da ex-dipendenti dello studio

CD Projekt Red (“The Witcher”, “Cyberpunk 2077”)  è stata accusata in una serie di recensioni su Glassdoor, piattaforma su cui ex-dipendenti parlando degli ex-datori di lavoro, di essere un pessimo studio in cui lavorare. Lo YouTuber YongYea, che ho scoperto solo di recente ma che sinora mi ha colpito positivamente sia per i temi che ha scelto di trattare sia per il modo in cui ha scelto di trattarli, ha cercato di capire se in queste recensioni ci fosse qualcosa di vero. CD Projekt Red ha rilasciato una dichiarazione ufficiale in risposta alle recensioni, e nella sua risposta ufficiale rispondeva alle loro accuse considerandole recensioni veritiere e non smentendone la genuinità e quindi c’era effettivamente la possibilità che almeno alcune di quelle opinioni venissero da ex-dipendenti della compagnia e avessero elementi reali (un altro discorso è poi capire se questi ex-dipendenti abbiano effettivamente parlato di tali elementi in modo sincero e più o meno oggettivo).

La testimonianza di due fonti

YongYea ha potuto raccogliere la testimonianza di due fonti, ed entrambe queste persone sarebbero state realmente ex-dipendenti della compagnia. Il recente aumento di recensioni su CD Projekt Red su Glassdoor sarebbe stato causato dall’aumento di personale non polacco (“occidentale”, come dice YongYea) nella compagnia: sembra che i Polacchi non usino molto Glassdoor, ma i dipendenti “occidentali” hanno invece rilasciato le loro recensioni dopo aver lavorato nello studio.

Per quanto riguarda le lamentele sul salario, che in molte recensioni è descritto coem molto basso in CD Projekt, YongYea ha scoperto che CD Projekt Red sarebbe considerato lo studio polacco con gli stipendi più alti: un dipendente Junior guadagnerebbe mille dollari, e gli stipendi arriverebbero sino a circa cinquemila dollari al mese per i capi progetto. Le lamentele proverrebbero quindi (a conferma di quanto ho scritto sopra) da dipendenti stranieri che si son trovati in uno Stato con stipendi più bassi rispetto a quelli a cui sono abituati.

Quello che le fonti confermano sono però i problemi organizzativi dello studio. Il personale è meno del necessario, il lavoro è troppo per le poche persone a cui viene affidato e le scadenze vengono abitualmente sforate a causa di questi problemi. Problemi che potremmo considerare normali in uno studio ambizioso cresciuto velocemente e anche un po’ inaspettatamente come CD Projekt Red, ma il risultato è che dopo ogni progetto di CD Projekt una gran quantità di dipendenti se ne va, rinunciando a continuare a lavorare ai ritmi della compagnia e portandosi via le sue competenze personali e aziendali, che devono esser poi nuovamente sviluppate dai sostituti.

La disorganizzazione e l’ambizione di CD Projekt Red sarebbero diventate un problema anche nello sviluppo di “Cyberpunk 2077”: molti sviluppatori, non polacchi, erano arrivati allo studio per lavorare a questo nuovo videogioco, ma gli obiettivi della compagnia per “The Witcher 3: Wild Hunt” erano tanto esagerati che tutti i dipendenti sono stati pian piano spostati su questo progetto, bloccando lo sviluppo di “Cyberpunk 2077” sino alla fine di quello dell’ultimo episodio di “The Witcher”, tre anni dopo l’annuncio originale del gioco, e della sua seconda espansione “Blood and Wine”. A quel punto, però, dopo quello che è stato descritto come “un anno e mezzo di caotico e continuo crunch”, lavoro senza sosta e senza orari e senza a volte neanche tornare a casa per dormire, molti dei professionisti che si erano avvicinati a CD Projet Red per lavorare a “Cyberpunk 2077” se ne sono andati, in realtà senza quasi mai aver lavorato al progetto per cui erano stati assunti. Intanto, CD Projekt Red si accorgeva che il suo REDengine 3, il motore con cui aveva creato “The Witcher 3: Wild Hunt”, non era in realtà adatto a “Cyberpunk 2077”, essendo nato per gestire solo il single-player, per navigare mappe con scarsa verticalità e senza funzionalità adatte a meccaniche sparatutto. Questo conferma notizie che sono circolate nel 2016 quando CD Projekt Red affermò di star modificando “drasticamente” i suoi strumenti per realizzare “Cyberpunk 2077”.

Il progetto di “Cyberpounk 2077”, come accade spesso nello sviluppo, ha ora una scala molto ridotta rispetto a come è nato. CD Projekt Red avrebbe voluto un gioco con molteplici classi e la possibilità di scegliere il genere del personaggio principale e di giocare in multiplayer, poi ha ridotto le sue aspettative puntando su un’unica classe e su un multiplayer opzionale sbloccabile finendo il gioco, ma mantendo la possibilità di scegliere il genere del personaggio, e poi ha ulteriormente diminuto le sue aspettative puntanto su un personaggio pre-definito come in “The Witcher”. Nonostante la riduzione del progetto il gioco non dovrebbe essere realisticamente pronto prima del 2020.

La risposta di CD Projekt Red

Marcin Przybyłowicz di CD Projek Red ha risposto su Twitter a queste notizie e alla preopccupazione dei videogiocatori sul futuro di “Cyberpunk 2077″‏ e sul suo sviluppo travagliato. “Dopo tutte le notizie sullo sviluppo travagliato che sentiamo ogni giorno, è abbastanza chiaro che non abbiate niente da mostrarci. A quanto pare il gioco è un gran casino ed è ancora lontano” ha scritto un utente che cui Przybyłowicz  ha invitato a “non credere a tutto quello che leggi online”.

Perché è importante parlarne

La risposta di Przybyłowicz è deludente, ma credo che il modo in cui si pone la comunità dei giocatori in questi casi sia sbagliato. I giocatori si pongono verso CD Projekt Red come se la compagnia dovesse loro qualcosa, come se avesse dei doveri da rispettare e come se si stesse comportando male nei confronti dei giocatori non rilasciando o mostrando un gioco. È vero che in parte i giocatori restano ingannati da tanti annunci e tanti cambi di direzione (un chiaro esempio di come uno sviluppo travagliato con diversi tagli mai pienamente ammessi in pubblico possa danneggiare i consumatori è stato “No Man’s Sky”), ma io non sono qui a parlare di CD Projekt Red perché penso che siano cattivi a causa dei ritardi di “Cyberpunk 2077”. Sono qui a parlare di CD Projekt Red perché, al contrario, vorrei una industria più aperta dove gli sviluppatori possano sentirsi liberi di non mentire agli appassionati dei loro videogiochi e dove CD Projekt Red (e l’intera industria AAA) non sia costruita sullo sfruttamento dei lavoratori ma sulla loro valorizzazione. Se queste testimonianze sono vere (e sono testimonianze alla fine non diverse da quello che potrebbero in realtà raccontare ex-dipendenti di tanti altri studi) è necessario che CD Projekt Red si ripensi e ripensi il costo umano di quello che crea.

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