Malagò a Che tempo che fa: gli eSport alle Olimpiadi sono una barzelletta

Giovanni Malagò, presidente del CONI, è stato ospite a “Che tempo che fa” questo fine settimana ed è stato intervistato da Fabio Fazio. Il CONI, Comitato Olimpico Nazionale Italiano, è la parte italiana del CIO, Comitato Internazionale Olimpico, e si occupa di organizzare l’attività sportiva italiana collaborando con le varie federazioni e promuovendo lo sport nel nostro Paese. Il suo presidente è nominato dal Consiglio dei Ministri perché il CONI è un ente pubblico. Verso la fine dell’intervista Fazio ha aperto una breve e tragica parentesi sugli eSport: il CIO sta ora valutando se includere gli eSport, come “DOTA 2” o “StarCraft” o “Counter-Strike: Global Offensive”, tra le discipline olimpiche, ma ha prima chiesto agli eSport stessi di inserire necessarie regolamentazioni contro il doping e contro la manipolazione dei risultati sportivi e ha espresso dubbi sulla coerenza di molti eSport (quelli basati sul conflitto violento) con i valori olimpici. Ecco come Malagò e Fazio ne discutono.

“Complimenti perché lei adesso come presidente del CONI erediterà anche i videogiochi” provoca Fazio balbettando poi qualcosa sugli sport e le Olimpiadi. “È contento? Come se la cava con gli Space Invaders?”. Malagò risponde: “Guardi, domani viene il direttore generale del CIO a parlare di questo. Mi fa piacere parlarlo[sic] perché poi c’è stata anche qui una tempesta abbastanza in un bicchiere…” Fazio lo interrompe, perché dopo “Space Invaders” è riuscito a ricordarsi il nome di un altro videogioco: “Super Mario…”. Malagò continua: “La verità è questo, è che nel mondo questi videogiochi li giocano milioni di persone, soprattutto ragazzi. È tutto sbagliato, però scusi mi permetto di dire: visto che comunque sono delle competizioni e visto purtroppo che ci sono anche dei denari sopra è meglio normarli, è meglio regolarli. E anche qui c’è un problema sia di antidoping perché qualcuno di questi raga…” Fazio interrompe di nuovo, non può perdere l’occasione di sbeffeggiare ulteriormente gli eSport: “Doping per giocare a Super Mario?“. “Non per Super Mario, però se lei… guardi io non ho mai giocato quindi non so neanche come funziona [anche io non ho mai sciato eppure so come funziona]. Però se lei fa una competizione e sta sveglio tutta la notte perché magari la competizione è in Australia o in Florida io ho il sospetto che qualcosa che non va quindi è meglio normare. Detto questo è una barzelletta che questi videogiochi, scusi se glielo dico, entrino alle Olimpiadi.”. Fazio: “Scusi se lo dico a lei”. Malagò: “Stia tranquillo: questo problema non c’è”. Fazio ha capito, quindi ripete le ultime parole di Malagò per far capire che ha capito: “Non c’è”.

La questione è nuovamente posta nel peggiore dei modi: il pubblico sente citare come eSport prima “Space Invaders”, poi “Super Mario”, la questione del doping viene ridotta a “sta sveglio tutta la notte” quando Fazio si stupisce della possibilità di assumere “doping per Super Mario” e le problematiche legate all’inserimento degli eSport tra gli sport e le discipline olimpiche vengono ridotte alla solita questione dell’assenza di sforzo atletico, che guida anche il dibattito sull’inserimento di importanti giochi come il bridge tra gli sport. Curiosamente, proprio il CONI riconosce il bridge come sport. Malagò poi non perde occasione di sottolineare il suo dispiacere, mostrando quanto sia inadatto al ruolo che ricopre nel caso di inclusione degli eSport tra le discipline riconosciute da CIO e CONI: “è tutto sbagliato” che i ragazzi giochino agli eSport, “purtroppo” ci sono dei denari sopra, i videogiochi vengono descritti con i toni paternalistici di chi vuole la legalizzazione e regolamentazione della prostituzione perché tanto è inevitabile e allora è meglio regolamentarla (e non perché ne vuole il riconoscimento come lavoro con una sua dignità e un suo posto nella vita pubblica). Parole molto forti da parte di qualcuno che ha suggerito invece agli sportivi di non prendere posizioni contro Donald Trump. E quale è il misterioso problema citato in fondo, quello che “non c’è”?

Il problema insito nell’inserimento degli eSport all’interno degli sport è però un altro: gli eSport sono marchi commerciali posseduti da compagnie che ne controllano il regolamento (cioè il codice). Mentre nessuno possiede il calcio, e in teoria il Comitato Internazionale Olimpico potrebbe decidere come interpretarne il regolamento durante le Olimpiadi (in realtà viene adottato il regolamento FIFA e la FIFA ha un grande peso sul calcio olimpico), “League of Legends” è posseduto da Riot Games, cioè da Tencent, una compagnia vicinissima al governo cinese e quindi strettamente legata a uno dei Paesi che concorrerebbe alle Olimpiadi stesse. L’inserimento di un eSport nelle Olimpiadi sarebbe una iniziativa commerciale, non sportiva. Certo, sarebbe interessante un dibattito su questi temi, anche nella televisione generalista, anche nella televisione generalista di “Che tempo che fa” su Rai Uno. Ci vorrebbe qualcuno che si intenda di sport, magari il presidente del Comitato Olimpico Nazionale Italiano.

Potrebbe piacerti anche