Tomb Raider delude ma Alicia Vikander è la migliore Lara Croft del cinema – Recensione film

Tomb Raider con Alicia Vikander, diretto da Roar Uthaug e scritto da Geneva Robertson-Dworet e Alastair Siddons, è uno dei migliori film tratti da videogiochi degli ultimi anni, ma solo perché siamo stati abituati dai Resident Evil e dagli Assassin’s Creed a un livello tanto basso da rendere inutile ogni confronto. Prima di cercare di capire cosa va e cosa non va nell’adattamento cinematografico del nuovo corso di Tomb Raider, però, voglio parlare di una cosa che nel film funziona benissimo: Alicia Vikander.

Alicia Vikander in Tomb Raider del 2018 Recensione

Come ogni volta, considerate che non sono un critico cinematografico: sono qui a parlare di videogiochi e di come questi film si rapportano ai videogiochi da cui traggono ispirazione. Spero sopportiate quindi questi brevi paragrafi in cui esco fuori dal mio ruolo (e a dire il vero anche dalla mie competenze) per parlare della recitazione della protagonista.

Alicia Vikander è la migliore Lara Croft cinematografica

Perché Alicia Vikander è perfetta nel ruolo della nuova Lara Croft. La Lara Croft dei primi Tomb Raider non era un personaggio ma un mero avatar e per interpretarla andava bene anche Angelina Jolie, che non è un’attrice, ma a partire dal reboot Tomb Raider del 2013 l’attenzione dei videogiochi si è spostata proprio sulla costruzione del personaggio Lara Croft, sulla sua personalità, sulla sua formazione.

Alicia Vikander regge perfettamente ogni situazione. È credibile quando fa la scema a inizio film, è credibile quando è terrorizzata a metà della sua impresa, è credibile quando è combattiva e decisa alla fine. Soprattutto, il suo fisico asciutto e atletico è credibile nelle scene d’azione (parlo naturalmente solo di quelle eseguite da Vikander e non dalle brave stunt woman che han lavorato in Tomb Raider) in un modo che non avrei neanche creduto possibile prima di vedere questo film.

Daniel Wu e Alicia Vikander in Tomb Raider del 2018 Recensione

Peccato per la trama

Il problema è che la trama riesce solo in parte a sfruttare la bravura di Vikander, a costruire una crescita del personaggio Lara Croft e anche a cogliere le grandi occasioni che Tomb Raider e Rise of the Tomb Raider (qui combinati) offrivano.

La trama del film Tomb Raider mescola spunti sia dal reboot del 2013 sia da Rise of the Tomb Raider del 2015 (poi arrivato su PC e PS4 nel 2016) sviluppati da Crystal Dynamics per Square Enix. Come mi è stato fatto notare sembra prendere anche parecchi spunti da Uncharted Drake’s Fortune di Naughty Dog (2007), in parte attraverso il Tomb Raider del 2013 fortemente ispirato alla formula di Uncharted (a cui aggiunge elementi survival) e in parte in modo inedito.

Alicia Vikander in Tomb Raider del 2018 Recensione

Tomb Raider racconta di Lara Croft (Alicia Vikander), erede dell’impero finanziario Croft dopo la scomparsa del padre (Dominic West), partito per un viaggio misterioso e mai più tornato. Lara non ammette che l’uomo sia morto e piuttosto che ereditarne la fortuna preferisce fare la fattorina in bicicletta a Londra, fin quando non trova gli appunti del genitore. Seguendo questi appunti e aiutata dal capitano Lu Ren (un ottimo Daniel Wu) Lara si dirige sull’isola di Yamatai, dove il padre si era diretto alla ricerca della tomba della regina maledetta Himiko per evitare che il suo potere cadesse nelle mani della malvagia organizzazione Trinity, rappresentata sull’isola da Mathias Vogel (Walton Goggins).

Il reboot di Tomb Raider del 2013 nella recensione del film con Alicia Vikander
da Tomb Raider del 2013

Da videogioco a film

L’idea dell’isola giapponese di Yamatai dove riposa la regina Himiko è presa da Tomb Raider del 2013, ma Himiko non è qui la regina di Yamatai dotata di poteri sciamanici del videogioco ma un’antica regina del Giappone tradita e sepolta in Yamatai per sigillarne il potere demoniaco che portava alla distruzione tutto ciò che ella toccava.

Non c’è neanche traccia dei Solarii, il culto para-militare di Himiko composto naufraghi, non c’è traccia dell’atmosfera horror del videogioco, dei suoi samurai maledetti o del ricco cast del gioco. Non vengono neanche sfruttati gli spunti storici offerti dai resoconti sulla reale regina Himiko e sul reale regno di Yamatai, che Tomb Raider del 2013 reinterpretava molto liberamente in chiave fantasy ma su cui comunque si basava.

Il conflitto centrale del film è invece ispirato a Rise of the Tomb Raider, con Lara alla ricerca dell’ultima destinazione del padre e la malvagia organizzazione Trinity decisa a impadronirsi degli stessi segreti (la Trinity è comunque introdotta già in Tomb Raider del 2013).

Il reboot di Tomb Raider del 2013 nella recensione del film con Alicia Vikander
da Tomb Raider del 2013

Il film sacrifica gli elementi survival di Tomb Raider del 2013 e di Rise of the Tomb Raider, elementi in qualche modo ispirati anche dai primi episodi. Nei videogiochi Lara deve sopravvivere ad ambienti ostili, confrontandosi con animali selvatici e con condizioni estreme, ma questa parte, tanto significativa nel reboot da esser diventata il suo principale elemento distintivo, è assente nel film.

Le situazioni dei videogiochi del reboot sono comunque ben riproposte: Lara si fa male di continuo precipitando da ogni altezza, esattamente come nel videogioco, affronta i nemici con armi di fortuna e con arco e frecce, come nel videogioco, innesca antichi meccanismi per penetrare in tombe dimenticate, come nel videogioco, salta continuamente da superfici che crollano sotto i suoi piedi, come nel videogioco.

Dominic West e una giovane Lara Croft in Tomb Raider del 2018 Recensione

L’evoluzione di Lara

Quella che non viene riproposta, o almeno che non viene riproposta fedelmente, è la crescita di Lara. Il punto della trama di Tomb Raider del 2013 era raccontare la scoperta di qualcosa di diverso dalla scienza e dalla razionalità, un mondo sovrannaturale nascosto nella storia umana.

Senza anticipare troppo sul finale di Tomb Raider posso almeno dire che questo tema è sostanzialmente assente dal film: esiste una tomba misteriosa in cui è rinchiusa una regina maledetta ed esiste una Lara che non crede al sovrannaturale, ma il film non racconta alcuna scoperta dell’irrazionale o della magia.

Allo stesso tempo, il film rinuncia alla motivazione intima che porta Lara alla ricerca del padre in Rise of the Tomb Raider, cioè scoprire cosa lo ha ossessionato negli ultimi anni di vita, prima della sua morte, scoprire per quale motivo l’avesse abbandonata, perché avesse abbandonato il ricordo della moglie defunta. In Rise of the Tomb Raider Lara cerca di chiudere i conti con il ricordo del padre, e se la posta in gioco diventa la salvezza del mondo è solo un effetto collaterale di un suo percorso intimo e personale.

In questo modo viene perso un pezzo dell’evoluzione del personaggio Lara Croft visto nei videogiochi, ma viene guadagnato un altro pezzo: se all’inizio del Tomb Raider del 2013 Lara è già un’avventuriera in erba, seppur scettica e inesperta, un’archeologa ambiziosa con le sue teorie sulla storia di Yamatai, all’inizio del film il personaggio di Alicia Vikander non è invece ancora nulla, è un ragazzina che si barcamena con lavoretti mal pagati a Londra e che non vuole prendere in mano l’eredità paterna perché questo vorrebbe ammettere la sua morte.

Walton Goggins e Alicia Vikander in Tomb Raider del 2018 Recensione

Una tomba piena di banalità

L’idea può anche essere interessante ma il risultato è un film non pessimo ma sicuramente mediocre, scritto senza entusiasmo semplicemente mettendo di seguito situazioni e battute stereotipate in dialoghi interamente composti da banalità sentite in qualsiasi opera del genere e con la solita missione finale: salvare il mondo.

Soprattutto, si sente la mancanza di un po’ di umorismo. Escludendo una comparsata di Nick Frost (che sia benedetto Nick Frost) Tomb Raider è un film che si prende terribilmente sul serio, anche quando poi si addentra in una tomba dimenticata piena di trabocchetti assurdi e di enigmi altrettanto inspiegabili. Non si tratta neanche di enigmi particolarmente ben pensati, sia quando non ci viene detto come sono risolti sia quando siamo costretti a seguire tutto l’infantile ragionamento di chi ha costruito i loro indovinelli. Un indovinello, per chiarire a che livello siamo, è basato sulle luci colorate.

Alicia Vikander in Tomb Raider del 2018 Recensione

Tomb Raider con Alicia Vikander: In conclusione…

Con il nuovo film di Tomb Raider con Alicia Vikander nel ruolo di Lara Croft il regista Roar Uthaug e gli sceneggiatori Geneva Robertson-Dworet e Alastair Siddons avevano finalmente l’occasione di portare al cinema un videogioco d’azione dotato di una storia incentrata sulla crescita di un personaggio femminile iconico e di potenti ambientazioni.

L’occasione è stata colta solo in parte e il film che ne nasce alla fine banalizza molti dei suoi spunti. Tomb Raider del 2013 mostra una Lara ragazzina che combatte su un’isola maledetta contro un ordine di soldati non-morti, Rise of the Tomb Raider del 2015 continua la sua scoperta del sovrannaturale portandola a scontrarsi contro un esercito bizantino immortale in una valle della Siberia, il film non riesce invece mai a creare storie o ambientazioni interessanti e la bravura di Vikander non viene sfruttata a dovere. Voto: 5/10

Alicia Vikander in Tomb Raider del 2018 Recensione

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