Snowpiercer – Recensione

Una glaciazione improvvisa provoca la fine del mondo, gli unici sopravvissuti sono i “fortunati” passeggeri del treno rompighiaccio costruito dall’oscuro Wilford. La trama che si sviluppa a partire da questi semplici elementi è tutt’altro che scontata e sicuramente lontana dalle “americanate” a cui siamo più abituati. Infatti il regista è il sudcoreano Bong Joon-ho, che ci regala una pellicola originale, profetica e che ci fa riflettere sui meccanismi che da sempre regolano la vita degli esseri umani.

Tanti personaggi, un solo protagonista: il treno.

Ma andiamo con ordine, chi sono i protagonisti della storia? Curtis è il personaggio che seguiamo per l’intero film, è interpretato da un bravissimo Chris Evans e, seppur lontano dall’essere un eroe senza macchia e senza paura (un po’ il contrario del Captain America con cui è diventato famoso), ci farà scoprire i misteri che si nascondono dietro la W di Wilford. Poi ci sono i suoi compagni di viaggio, quelli della terza classe, che non esiteranno ad aiutarlo nella sua impresa e su cui non vogliamo svelarvi dettagli.

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Una figura che rappresenta bene la società che si è venuta a creare nel treno, è la ministra Meson, interpretata dalla quasi irriconoscibile Tilda Swifton. Col suo sguardo fanatico e le sue mosse, predica l’ordine e la sostenibilità nel treno, ed è carnefice e allo stesso tempo vittima di un sistema in cui crede fermamente. Infine ci sono da una parte Gilliam (John Hurt) e dall’altra Wilford (Ed Harris), capo spirituale della coda del treno l’uno e capo della locomotiva l’altro.

Tuttavia è il treno ad essere il fulcro del film: le vite dei passeggeri dipendono da lui, che inesorabilmente viaggia da 17 anni intorno al globo. Il treno è diventato il mondo e quasi tutti si sono arresi a questa idea.

Scene cult

Non possiamo parlarvi troppo della trama, per non rovinarvi la sorpresa, ma vogliamo dirvi che ci sono delle scene, a metà del film che non possono non rimanere impresse. Ci sono attimi di grande suspense, attimi in cui luce e buio, vita e morte, si trovano in un solo vagone, momenti in cui la violenza si mostra inesorabile e assurda allo stesso tempo. In effetti è la parte centrale del film quella riuscita meglio. La fine, seppur non scontata e raccontata benissimo, emoziona meno. Altre scene molto belle sono quelle in cui si nota le differente percezione delle cose tra chi è nato sulla Terra e chi, invece, è nato sul treno.

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Dentro e fuori dal treno

Snowpiercer è un film fatto di contrasti: dentro il treno c’è la vita, fuori, gelida e bianca, c’è la morte; nella coda del treno gli spazi sono claustrofobici e le risorse limitate, in testa gli spazi si dilatano e le risorse sembrano infinite. La terza classe vive nella povertà quasi assoluta e viene sfruttata dagli abitanti dei vagoni in testa, che invece sguazzano nel lusso. Sembra che non ci possa essere contatto tra questi due mondi, che però sono costretti a mantenere un certo equilibrio e in realtà dipendono l’uno dall’altro.

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Le domande che pone il film

Durante tutto il film siamo portati a farci delle domande sulla natura dell’essere umano e sulla struttura della società, che sembra ingiusta quanto inevitabile, e sta qui la grandezza del film, che invece pecca in certe parti della sceneggiatura, quando alcune azioni dei personaggi sembrano poco sensate, o quantomeno ingenue. Qui sorge uno spunto di riflessione per i cinefili: forse siamo troppo abituati a film in cui gli eroi fanno sempre la cosa più sensata!?

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Conclusioni e votazione

Snowpiercer è un film sicuramente da vedere perché è profetico e davvero particolare. Inoltre fa riflettere molto sulla natura umana, piena di contraddizioni, ma sempre pronta a riscattarsi.

Il film è anche di alta qualità tecnico-artistica. Gli effetti speciali sono fatti molto bene, in particolare il mondo esterno congelato è reso perfettamente. Poi ogni vagone è un microcosmo (ecosistema chiuso) a parte, e alcuni sono davvero belli da vedere. Gli attori sono tutti all’altezza dei loro ruoli e la regia è quasi impeccabile.

Come voto proponiamo 3,5/5 perché ci sono alcune scene che non ci convincono molto, e perché la tensione cala verso la fine. Forse, però, riguardandolo, il voto potrebbe anche crescere, perché di sicuro è un film con delle grandi potenzialità, che va apprezzato anche nei particolari.

Articolo redatto in collaborazione con Maria Pozzi

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