The Banner Saga per PS4 e Xbox One – Recensione

The Banner Saga è prima di tutto un’esperienza. È il viaggio disperato di due razze opposte fra di loro, Umani e Varl, che si ritrovano ad affrontare un pericoloso nemico comune, mentre nell’alto dei cieli il sole si è misteriosamente fermato e gli dei sono morti, come recita seccamente il tagline iniziale. Il tutto avviene all’interno di mondo maliconico, dai tratti vichinghi disegnati interamente a mano come si faceva una volta, che si ispira alla sempre affascinante mitologia norrena. Ed è da piccoli villaggi e cittadine fortificate, fino ad attraversare steppe ghiacciate, boschi magici e terreni che sembrano usciti dal più bel libro fantasy, che si compie di fatto il viaggio del giocatore, il quale solo raramente viene chiamato in causa: deve stare attento alle scelte che compie, perché la trama cambia di conseguenza, gestire al meglio le risorse e le truppe a disposizione e ovviamente impegnarsi in battaglia quando necessario. In queste poche righe potremmo effettivamente riassumere l’esperienza ludica offerta da uno degli indie più interessanti per Steam dello scorso anno e che arriva finalmente su console PlayStation 4 e Xbox One. Ma è chiaro che il dovere editoriale di una recensione ci impone un discorso più approfondito.

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The Banner Saga per PS4 e Xbox One – Recensione trama

Dicevamo dunque che The Banner Saga è essenzialmente il lungo viaggio di due differenti fazioni che partono da direzioni opposte prima di mischiarsi. Una volta in guerra, ora devono fare fronte comune contro un solo nemico: il mito narra che questi misteriosi guerrieri siano stati mandati dalle divinità per ristabilire l’equilibrio nel caso umani e Varl dovessero affrontarsi di nuovo. Ma c’è un problema: come si accennava all’inizio, gli dei sono apparentemente morti e i Distruttori, dopo essere stati sconfitti, sono ritornati alla carica, pronti a muovere nuovamente battaglia alle due fazioni. Preferiamo non svelare altro per evitare di rovinarvi l’esperienza di gioco: questo perché The Banner Saga si compone principalmente di un buon 80% di narrazione e il resto viene lasciato alle tradizionali sezioni di gioco. Sebbene si tratti teoricamente di un gioco di ruolo strategico dei più classici, è chiaro che l’obiettivo dello sviluppatore fosse quello di raccontare, far vivere una storia e rendere il giocatore il suo più grande sceneggiatore. Durante il viaggio di oltre 100 giorni che si è chiamati a percorrere, l’utente viene interpellato spesso per prendere decisioni che potrebbero di fatto mutare il destino dei personaggi: rischiare un confronto a cielo aperto o provare ad aggirare il pericolo? Liberare, a proprio rischio e pericolo, una via o continuare verso la propria meta senza guardarsi indietro? Dare una mano a piccoli plotoni in difficoltà col rischio di perdere i propri uomini? The Banner Saga è tagliente e sin dall’inizio non lascia scampo: bisogna prendere quasi sempre una decisione. Per fortuna non c’è un limite di tempo entro il quale rispondere, ma si tratta spesso di scelte che possono cambiare il destino dell’intera avventura.

Ed è una storia dai toni drammatici, un fantasy crudo e realistico come pochi se ne vedono al giorno d’oggi. Dialoghi ben scritti delineano un’ottima personalità per tutti i principali protagonisti in gioco: si percepisce il senso di un viaggio difficile e disperato che potrebbe portare alla fine della propria dinastia, si finisce per essere partecipi di una situazione dove tutto sembra essere condannato, dove la fine del mondo pare proprio dietro l’angolo.

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The Banner Saga per PS4 e Xbox One – Recensione gameplay

Tutto ciò che si è detto interviene naturalmente anche nel gameplay. Compito del giocatore è, come accennato, non solo quello di prendere decisioni che cambieranno il corso degli eventi, ma anche occuparsi delle scorte a disposizione, visto che il cibo è fondamentale e una sua eventuale mancanza potrebbe portare alla morte di parte dei commilitoni in viaggio. Ma lo schema è in realtà molto semplice, perché il viaggio procede in automatico e alla fine bisogna solo fare attenzione all’indicatore per far sì che la carovana non rimanga a secco di scorte. Si tratta di un elemento che a dire il vero perde di importanza con il passare delle ore, lasciando che ci si concentri unicamente sulle scelte da fare nei vari eventi occasionali che si presenteranno durante il viaggio e in quelli principali che di fatto compongono la storia come ideata dagli sviluppatori. Fino ad arrivare ai combattimenti, che non sono poi tanti a dire il vero e la loro gestione non richiede chissà quale bravura con il genere dei GdR tattici: solo ovviamente un po’ di attenzione e mosse decise con criterio.

Il sistema di combattimento è quanto di più tradizionale si possa chiedere a un prodotto di questo genere: selezionati i propri guerrieri da una schiera di personaggi disponibili, li si dispongono all’interno di una mappa tattica che funziona a mo’ di scacchiera. La disposizione è solitamente automatica ma, prima dell’inizio della battaglia, il giocatore è libero di rimescolare tutto secondo le proprie esigenze. Poi, parte lo scontro vero e proprio che procede con il classico sistema dei turni: ci si muove sulla scacchiera e poi si seleziona l’azione da effettuare, con qualche leggera variante per attacco e mosse speciali. Ed è tutto qua. A dire il vero, il combat system è al contempo la parte più giocata e problematica di questa produzione. Si ha la continua impressione che The Banner Saga fosse stato pensato come un genere differente, magari qualcosa di più simile a un titolo Telltale vista la grossa importanza che riveste la storia, e che solo in una seconda occasione si sia deciso di optare per un sistema di combattimento di questo tipo.

the banner saga gameplay

Il tutto è infatti totalmente semplificato: la personalizzazione dei personaggi si limita alle statistiche da potenziare nel momento in cui si sale di livello, ma non è possibile toccare l’equipaggiamento, fatta eccezione per qualche oggetto. Le mappe tattiche sono ripetitive e non offrono alcuna grossa variabilità tra un combattimento e l’altro. Inoltre, la longevità si attesta sulle 8-10 ore, anche se il fattore rigiocabilità è garantito dalle scelte della storia e dalla corretta decisione di potenziare i personaggi che serviranno alla fine dell’avventura. La difficoltà è assolutamente nella media e solo alla fine si ha un picco quasi improvviso che finisce per condannare i giocatori più superficiali. Non mancano comunque le idee interessanti in battaglia, come la scelta di dotare i personaggi di due valori difensivi strettamente correlati tra loro, uno relativo alla vita, l’altro all’armatura. Ma è chiaro che manca quella piena maturità che ci aspettiamo di vedere nel sequel già annunciato.

In buona sostanza, si tratta dell’unica macchia di una produzione di ottimo livello e che non ha perso punti nel passaggio su console, dato che i sistemi di controllo sono stati adattati alla perfezione su pad. Il notevole comparto artistico, fatto di splendidi disegni a mano, regala un impatto visivo eccezionale, accompagnato da un buon doppiaggio in inglese (tranquilli, ci sono anche i sottotitoli in italiano) e da una strepitosa colonna sonora, che meriterebbe l’ascolto anche a parte. Un buon impianto audio e delle cuffie rendono alla perfezione un’atmosfera eccezionale.

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Commento finale

Al netto di un sistema di combattimento dalle buone idee ma un po’ acerbo, The Banner Saga si conferma quella splendida e unica esperienza che avevamo già assaporato lo scorso anno su PC. Il passaggio su PlayStation 4 e Xbox One non ha intaccato nulla della produzione, riadattando perfettamente tutto ai sistemi di controllo delle console. È un gioco che va sicuramente provato, in grado di garantire scenari da favola e una storia ben scritta dai tratti maturi e realistici, con le scelte del giocatore a incidere realmente sul destino dei protagonisti. Nonostante i difetti, i fan del genere lo ameranno, in attesa di The Banner Saga 2.

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