Quantum Break – Recensione

Remedy fa parte di quella schiera di sviluppatori molto attenti all’aspetto narrativo di un videogioco. Lo abbiamo visto con i primi due Max Payne: il concetto è stato poi riproposto in maniera ancora più marcata in Alan Wake e ritorna con maggior forza in Quantum Break, il nuovo progetto realizzato in collaborazione con Microsoft in esclusiva per PC e Xbox One che mette insieme le caratteristiche tipiche di uno sparatutto in terza persona a quelle di una tradizionale serie TV.

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Quantum Break – Recensione: Serie TV come collante

Quantum Break Recensione 05

Perché qui una serie TV è stata effettivamente realizzata di proposito ed è inclusa nel pacchetto nel momento in cui acquisterete Quantum Break. Si tratta di quattro episodi dalla durata media di circa 20-25 minuti ciascuno che partono in streaming (ma potete scaricarli tutti sul vostro disco rigido, a patto che abbiate 75 GB da parte) al termine di quattro dei cinque atti che compongono la storia del gioco. Dov’è l’aspetto interessante? Innanzitutto nell’utilizzo di questo sistema di narrazione: non è una cosa totalmente inedita, dato che in passato si erano tentati esperimenti simili, ma di certo di recente non si è visto nulla del genere. D’altra parte, gli episodi e di conseguenza la storia sono direttamente influenzati dalle scelte del giocatori. Queste decisioni Quantum Break le posiziona in momenti ben precisi chiamati Punti di Svolta, precisamente al termine di ogni atto. La cosa ancor più interessante è che la direzione di questi bivi non viene scelta dal protagonista, ma si indossano momentaneamente i panni del villain, che ha la capacità di prevedere il futuro e dunque di mostrare immediatamente gli irrimediabili effetti di una data decisione. Questo aspetto aiuta il giocatore a scegliere il percorso da intraprendere e, una volta fatta la propria scelta, si notano le conseguenze non solo in Quantum Break, ma anche negli episodi stessi della serie TV, con alcune scene che cambiano a seconda di cosa si è deciso di fare.

È un sistema originale che a nostro modo di vedere funziona: la decisione di utilizzare scene in live action, piuttosto che affidarle al motore di gioco, è probabilmente voluta dalla voglia di offrire all’utente un tipo di intrattenimento differente dal solito. Una discreta regia e la buona recitazione dei protagonisti (il cast comprende attori dal volto noto come Shawn Ashmore e Aidan Gillen che si sono prestati con dedizione alla causa) serve a conferire ulteriormente punti a favore di Remedy per aver scelto questa strutturazione per il sistema narrativo di Quantum Break: gli episodi non sono del resto fini a se stessi, ma anzi hanno il merito di raccontare il punto di vista dei “cattivi” e quindi di coprire perfettamente qualche buco di sceneggiatura. La storia, che parte da presupposti banali prima di evolversi in qualcosa di più coinvolgente, ben scritto e ricco di colpi di scena mai scontati, ne ottiene solo conseguenze positive che permettono di avere un quadro sufficientemente chiaro e intricato prima del gran finale, molto aperto e che lascia al contrario in ballo più di qualche punto interrogativo: è un po’ lo stile di Remedy, ma speriamo che a questo punto arrivi un Quantum Break 2 a rispondere alle nuove domande che inevitabilmente vi farete dopo i titoli di coda.

Quantum Break Recensione 06

Quantum Break – Recensione: Il tempo è potere

Ma ovviamente Quantum Break comprende una parte giocata molto importante che non viene fortunatamente per niente soppiantata dalla filosofia story-driven scelta dallo sviluppatore finlandese. Per fare un discorso chiaro di quella che è la struttura di gioco bisogna però partire da quello che è il più grande difetto di questa produzione: il sistema di copertura. Quantum Break è sostanzialmente uno sparatutto in terza persona piuttosto tradizionale, che sfrutta l’ambiente per permettere al giocatore di ripararsi ed evitare il fuoco nemico. Nulla di nuovo insomma e anzi quanto realizzato in questo senso è piuttosto dozzinale dato che la copertura avviene in automatico e non tramite la pressione di un pulsante, cosa che danneggia un po’ la precisione e il funzionamento di tutto il sistema. Non è possibile scavalcare gli oggetti, né sparare in copertura e mancano persino scatto e un attacco fisico: raccontato così, Quantum Break ha dunque tutta l’aria di essere un disastro che si poggia su un cover system oggettivamente mediocre. Per fortuna le cose stanno diversamente.

Quantum Break Recensione 04

Perché il sistema di copertura non è assolutamente centrale nell’esperienza di gioco: anzi, a partire dal secondo atto in poi comincia a prendere un ruolo sempre più accessorio fino a diventare praticamente marginale e inutilizzato. La ragione risiede nel fatto che il vero fulcro del gameplay di Quantum Break consiste nell’utilizzo dei cinque poteri che il protagonista ottiene ora dopo ora: tramite queste capacità si ha la possibilità di vedere oltre i muri, di fermare i nemici all’interno di bolle temporali, di muoversi velocemente, di alzare uno scudo che protegga dai proiettili sparati dagli avversari e di scatenare potenti esplosioni. La commistione di questi elementi genera un prodotto che cambia e si evolve fino a diventare totalmente opposto a quello che si nota nelle prime ore: dal gameplay ragionato e tradizionale, si passa quasi subito a uno stile molto più frenetico, in cui si cerca di utilizzare in combo armi e poteri temporali. Ci si muove in combinazione e ci si dimentica persino che in teoria il protagonista sarebbe in grado di coprirsi dietro dei ripari: più che a un Gears of War, a quel punto Quantum Break si avvicina molto di più al velocissimo Vanquish. Un’esperienza frenetica e molto divertente coadiuvata dal fatto che anche i nemici diventano più potenti: quelli in grado di muoversi nel tempo offrono un livello di sfida soddisfacente, tanto da sconsigliare approcci prudenti in cui si sta prevalentemente fermi. Il tutto funziona bene e non annoia, complice una buona IA degli avversari e un level design che spinge a un utilizzo continuo dei poteri, invece di ridurre il tutto a un semplicistico “copriti e spara” tipico degli sparatutto in terza persona più tradizionali. Forse si poteva osare di più anche qui: nel senso che nel corso del gioco è possibile raccogliere dei frammenti che permettono di potenziare le abilità, estendendone tuttavia solo durata e potenza e non dando modo dunque di personalizzarne gli effetti. In battaglia c’è una discreta libertà d’azione, ma fortemente limitata da una struttura comunque lineare, che va detto tuttavia si sposa perfettamente con la natura story-driven di Quantum Break. Per altre tipologie di giochi il discorso sarebbe stato diverso.

Quantum Break Recensione 03

Quello che conta è che nell’insieme il pacchetto preparato da Remedy funziona e regala un’esperienza imperdibile. Merito di una storia intricata e complessa che tiene incollati allo schermo dall’inizio alla fine e soprattutto spinge alla curiosità di vedere cosa sarebbe successo se si fossero prese scelte differenti, anche se il finale è comunque unico. La durata è stimata intorno le 10-12 ore, ma noi ne abbiamo impiegato 18 per completare la prima run: ci siamo voluti soffermare, e vi consigliamo di farlo, sui documenti che potrete trovare all’interno della mappa. Non sono dei collezionabili fini a se stessi, ma anzi forniscono ulteriori dettagli sulla storia svelando altri e interessanti retroscena. Alcuni sbloccano addirittura scene inedite nella Serie TV. Poi, continuando il discorso sul perché Quantum Break funzioni, e funzioni bene, merito è anche di un gameplay adrenalinico, veloce e molto divertente che, superata la spiazzante staticità del primo atto e mezzo, sa regalare ottime sensazioni. Merito inoltre di una direzione artistica ineccepibile, marchio di fabbrica di casa Remedy, che offre ambientazioni non particolarmente originali, ma arricchite dagli effetti particolari di un mondo che si prepara ad affrontare la fine del tempo. Muoversi all’interno delle stasi, momenti in cui il tempo si ferma totalmente, fatta eccezione per il protagonista e per i nemici dotati di equipaggiamento adatto, è un’esperienza certamente affascinante. Perché il personaggio principale può muoversi e controllare il tempo? Abbiamo preferito non dire nulla sulla storia in questa recensione e preferiamo lasciare che siate voi a scoprire come lo studio finlandese abbia sfruttato il tema per gli eventi di Quantum Break. I presupposti, lo ripetiamo, possono apparire banali: fortunatamente la loro evoluzione è al livello delle aspettative.

Quantum Break – Recensione: Scintille nel tempo

Quantum Break Recensione 02

E tra gli aspetti da elogiare di Quantum Break rientra anche il comparto tecnico. Si è discusso molto nelle scorse settimane circa la decisione di settare una risoluzione a schermo dinamica, generalmente impostata a 720p, con picchi a 900p. Oggettivamente la nitidezza ne risente, ma il risultato a schermo è straordinario: l’impatto visivo vi lascerà spesso a bocca aperta, non solo per la buona realizzazione delle ambientazioni, ma soprattutto per come tutti gli effetti speciali e particellari derivati dalle distorsioni temporali restituiscano quadri quasi onirici. Ed è un’esperienza solida: il frame rate non cede neanche nelle situazioni più concitate, cosa che rende Quantum Break un’importante dimostrazione di forza delle capacità tecniche spesso distrattate di Xbox One. Discorso positivo che si estende anche al comparto sonoro con un buon lavoro per il doppiaggio in italiano e una bella colonna sonora che ben accompagna le vicende.

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Quantum Break – Recensione: Commento Finale

Remedy riesce nel suo intento e con Quantum Break corregge alcuni degli errori commessi con Alan Wake, che restò comunque a suo modo un’esperienza tutta da vivere. Siamo di fronte a un gioco ben confezionato, non perfetto nelle singole parti, ma veramente eccellente nella loro somma in grado di offrire un intrattenimento coinvolgente ed esaltante dall’inizio alla fine. Consigliato senza riserve a chi possiede una Xbox One o un PC sufficientemente potente.

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