Russia, pugno duro contro le app che criptano le conversazioni

Nelle ultime ore il governo russo avrebbe approvato una nuova legge che costringerà le principali società che offrono applicazioni o più in generale strumenti di messaggistica, a decriptare le conversazioni scambiate tra gli utenti. Pena? L’applicazione di una multa che si ritroverebbero a pagare tanto la società fornitrice del servizio quanto gli stessi utenti.

La norma è stata introdotta nell’ambito di un più vasto pacchetto di misure anti-terrorismo, e nello specifico prevede che il fornitore del servizio possa arrivare a pagare fino a 13.750 euro nel caso in cui dovessero riscontrarsi messaggi criptati nell’ambito della sua applicazione. Ma le multe andranno a ricadere anche sulle spalle degli utenti: chi sarà colto a conversare in app che criptano i messaggi rischierà fino a 40 euro di multa nel caso in cui si tratti di un cittadino privato, fino a 70 euro per ufficiali pubblici e fino a 700 euro nel caso in cui dovessero risultare coinvolte entità legali.

Uno scenario davvero poco promettente, insomma, che potrebbe portare alla scomparsa di molti servizi di messaggistica che sono soliti criptare i messaggi scambiati tra gli utenti (WhatsApp è un caso eclatante in tal proposito). Anche se a dire la verità questa non è certo la prima volta che la Russia mostra durezza nei confronti dei marchi che lavorano nel mondo hi-tech: Facebook e WhatsApp, per esempio, sono già in controversia con la Duma russa per non aver concesso il controllo completo dei dati relativi ai loro utenti.

Perché è chiaro: i terroristi, Isis e compagnia bella pianificano gli attentati su WhatsApp.

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