Pokémon GO è come il nazismo, secondo il Vescovo di Noto

Continua la guerra tra i fandom. Mentre il conflitto tra i fan della serie di telefilm fantascientifici “Star Trek” e quelli della serie di film fantascientifici “Star Wars” è ormai storico, conosciutissimo e parodiato, meno noto ma in realtà sempre vivo e frizzante è lo scontro, piuttosto unilaterale, tra la comunità degli amanti della raccolta di libri “La Bibbia”, una versione romanzata e ricca di elementi fantastici della storia del popolo ebraico dall’inizio del mondo sino all’occupazione romana della Palestina, e gli appassionati della serie di videogiochi di ruolo “Pokémon” di Nintendo. La situazione è tornata calda con l’uscita di “Pokémon GO” di Niantic, che ha attirato nuovamente l’attenzione dei vertici della Chiesa e di organizzazioni come il Codacons, che ha chiesto di vietare il gioco in Italia.

Ora Antonio Staglianò, vescovo di Noto e cantante di cover, attacca “Pokémon GO”, che ha trasformato in PokéStop proprio la sua cattedrale, accostandolo persino al nazismo. “Pokémon GO crea dipendenza a un sistema totalitaristico che è pari a quello nazista, ecco perché combatto quest’app che sta alienando miaglia e migliaia di giovani”. Secondo quanto riportato da Gazzetta del Sud, il discorso del vescovo continua approfondendo i motivi di questo attacco: “Pokémon GO” muove i ragazzi per la città “secondo una regia totalitaria e dove manca la partecipazione attiva e cosciente“, in un gioco in cui il giocatore è telecomandato e costretto a “una condizione di minorità di cui egli stesso è responsabile”.

Le nuove affermazioni del vescovo, di cui vi lascio nell’articolo un paio di video delle sue ormai celebri cover, viene giorni dopo altre affermazioni simili, nelle quali “Pokémon GO” è stato chiamato “diabolico” e nelle quali Staglianò ha detto “stavo riflettendo sul rapporto tra il gioco e questa assenza di pensiero che stanno organizzando per costruire dei cadaveri ambulanti.” A parte i toni esagerati del discorso, e la sua poco credibile provenienza, ammetto che ci sia qualcosa di interessante nell’invettiva di Staglianò: se il videogioco e il game design sono controllo dell’autore sulle azioni e sul mondo del giocatore, cosa accade quando questo controllo riesce a estendersi anche nella vita quotidiana con la Realtà Aumentata?

[Fonte: Il Fatto Quotidiano]

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