Anche Microsoft, così come tante altre realtà della Silicon Valley, ha deciso di schierarsi contro il decreto voluto da Donald Trump che impedisce agli immigrati musulmani provenienti da 7 Paesi in black list di atterrare negli Usa. La scelta del neopresidente Usa sta facendo discutere molto l’opinione pubblica, tanto più che lo stesso provvedimento è stato successivamente impugnato e annullato dalla magistratura americana.
Microsoft, così come altre illustri aziende, ha sottoscritto un appello denominato “No muslim ban” che la vede impegnata insieme a Apple, Google, Ford, General Electric, Kraft, AT&T, McDonald’s, Boeing, Disney e così via nel chiedere l’abolizione di questo provvedimento.
I colossi dell’hi-tech, in una nota presentata alla Corte d’Appello statunitense, hanno dichiarato: “L’Ordine del governo effettua un improvviso cambio di passo nelle regole che disciplinano l’ingresso negli Stati Uniti e sta provocando un danno enorme alle imprese. Si ostacola infatti la capacità delle società americane di attrarre talenti, si aumentano i costi che pesano sulle aziende, si rende più difficile per le aziende americane competere sui mercati internazionali e in ultimo si impedisce l’assunzione di nuovi dipendenti fuori dai confini statunitensi”.
In effetti la decisione di Trump, qualora dovesse essere ripristinata in qualche modo, continuerebbe a causare un grave danno alle aziende che operano sui mercati mondiali. Stando alle ultime statistiche, circa il 37% della forza lavoro impiegata nelle realtà della Silicon Valley è di religione musulmana e quindi esposta al Muslim Ban.