Berserk and the Band of the Hawk – Recensione

Il fumetto “Berserk”, scritto e disegnato da Kentaro Miura, racconta di un mondo fantastico ispirato al Medioevo europeo in cui Gatsu, un ragazzo che ha sempre vissuto facendo il mercenario, entra nella Squadra dei Falchi, una banda di soldati di fortuna capeggiata da Grifis, giovanissimo generale che non ha pari come stratega e come guerriero ma che è guidato da un’ambizione che porterà tutti i suoi compagni alla morte o a una vita di orrori e follia. “Berserk and the Band of the Hawk” di Omega Force e Koei Tecmo inserisce trama e personaggi di “Berserk” nelle meccaniche hack’n’slash della serie “Warriors” di Koei Tecmo e ripercorre quasi interamente la storia attualmente scritta nei fumetti andando dall’Età dell’Oro, l’epoca in cui Gatsu e Grifis combattono insieme nella Squadra dei Falchi, al periodo della Condanna a quello dell’Impero del Falco del Millennio in cui Gatsu, con un braccio artificiale che nasconde all’interno una balestra a ripetizione e un cannone, cieco a un occhio e armato dell’Ammazzadraghi, una spada troppo grande per essere considerata più di un pezzo di metallo, cerca Grifis per vendicarsi di quello che un tempo è stato il suo migliore amico.

Berserk and the Band of the Hawk – Recensione: Modalità

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Oltre allo Story Mode “Berserk and the Band of the Hawk” offre una Free Mode, per rigiocare qualsiasi missione dello Story Mode con qualsiasi personaggio sbloccato, e un’Endless Eclipse Mode, una modalità ispirata ai Rogue-lite (quindi con perma-death e sistema di progressione e ricompense) con una serie infinita di missioni a difficoltà crescente che mescolano liberamente personaggi ed eventi della storia originale. In una missione, per esempio, ho attraversato cinque aree insieme a Zodd, che nella serie è un nemico ricorrente di Gatsu, per accompagnarlo alla ricerca di un degno avversario e scontrarmi infine con lui, mentre in un’altra ho dovuto ripetutamente arrivare a un certo numero di uccisioni entro un limite di tempo. L’Endless Eclipse Mode fornisce potenzialmente una rigiocabilità infinita a “Berserk and the Band of the Hawk”, ma c’entra poco con il mondo di “Berserk” e la sua storia e gli elementi del fumetto sono utilizzati come un mero serbatoio da cui trarre nemici, alleati e luoghi per missioni che alla fine si sintetizzano tutte in “vai da A a B uccidendo tutto quello che trovi in mezzo”. Il vero problema di “Berserk and the Band of the Hawk” è però la Story Mode.

Berserk and the Band of the Hawk – Recensione: L’Idea del Male

“Berserk” racconta del cozzare tra ciò che è reale e ciò che non è reale, tra corpi e idee. In “Berserk” i mostri, gli elfi, i demoni vivono in una dimensione altra rispetto alla nostra, una dimensione in cui esistono perché vengono pensati, perché abitano i nostri sogni e i nostri incubi. In un capitolo del fumetto, capitolo mai ripubblicato nelle raccolte e da considerarsi non canonico ma comunque indicativo delle idee di Miura, viene presentato il dio malvagio che ha creato i demoni che fanno da antagonisti alla storia, la Mano di Dio, e questo dio si chiama “L’idea del Male”. Non è una persona, non è una creatura eterna, ma un’idea partorita dall’uomo bisognoso di un male assoluto da incolpare per le proprie sventure, un’idea che preme ai confini della realtà per entrare e farsi carne. I due mondi, normalmente divisi, si compenetrano grazie all’azione dei Bejelit, uova mostruose che mostrano sul loro guscio uno scomposto volto umano: i Bejelit mettono in contatto gli uomini con la Mano di Dio, rendendoli loro mostruosi Apostoli, e permettono a pochissime persone, come accade a Grifis, di trasformarsi in dèi (cioè nella loro idea di se stessi) entrando a far parte della Mano di Dio stessa.

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Dal capitolo 216 di “Berserk” di Kentaro Miura.

È difficile raccontare questi temi in un videogioco, è difficile rappresentare questo continuo incarnarsi delle idee, questo idealizzarsi della carne, è difficile raccontare gli scontri e la violenza del mondo di “Berserk”, un mondo dove la Chiesa venera senza saperlo divinità malvagie e mette al rogo chi ancora riesce a comunicare con la Natura e gli spiriti che la abitano. I mostri di “Berserk” hanno una ricchezza visiva paragonabile a quella di un quadro di Hieronymus Bosch, il tratteggio di Miura rende tutto reale, croccante, e creature fantastiche acquistano una concretezza che non appartiene loro e l’inquietudine del lettore di fronte alla loro apparizione è anche l’inquietudine dei personaggi di fronte a ciò che non dovrebbe esistere, a ciò che dovrebbe essere solo pensato e ora invece sbrana, scopa e sanguina davanti ai loro occhi.

Berserk and the Band of the Hawk – Recensione: Berserk incontra Warriors

“Berserk and the Band of the Hawk” non prova in nessun modo a riproporre tutto questo, non cerca alcuna fisicità. La cura messa in questo videogioco è paragonabile a quella che viene messa nelle varie edizioni brandizzate di “Monopoli”: viene preso un marchio famoso e viene schiaffato su una meccanica famosa, fine. “Warriors” è una serie di videogiochi hack’n’slash in cui interpreto un personaggio in battaglie tra eserciti, guidando la mia fazione nella conquista delle basi e combattendo contro i capi della fazione nemica. È una serie in cui affronto, in una singola missione, anche centinaia di deboli soldati nemici in scontri “uno contro mille” che hanno senso nel contesto di una guerra e di una battaglia tra eserciti e che guadagnano profondità strategica perché inseriti nella meccanica di conquista e difesa delle basi e nel continuo incontrare nemici più potenti e pericolosi. Koei Tecmo ha negli anni realizzato diverse sotto-serie di “Warriors”, spesso sfruttando marchi di fumetti giapponesi: esistono “Warriors” di “Gundam”, di “Ken il guerriero”, di “One Piece”. Esiste “Hyrule Warriors” per Nintendo Wii U e Nintendo 3DS, uno “Warriors” ambientato nella Hyrule di “The Legend of Zelda” (ma fuori continuity rispetto alla serie e giocosamente costruito mescolando personaggi e concetti di vari episodi) ed esisterà “Fire Emblem Warriors” per Nintendo Switch. Esiste anche “Attack on Titan”, un videogioco realizzato sempre da Omega Force ma capace di reinterpretare e rivoltare totalmente le meccaniche della serie “Warriors” per ricreare la trama del fumetto per ragazzi “L’attacco dei giganti”.

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“Berserk and the Band of the Hawk” di Omega Force non ha nulla dell’attenzione con cui lo studio ha lavorato a “Attack on Titan” o a “Hyrule Warriors” ma cerca di incastrare la trama di “Berserk” nel modo più semplice possibile in “Warriors” semplificando sia la narrazione sia il gameplay. Il risultato è a volte patetico. In “Berserk” Gatsu riesce effettivamente a uccidere cento nemici da solo, è il miglior guerriero della Squadra dei Falchi (arrivando anche a sconfiggere Grifis) e con l’avanzare della storia mette sempre più alla prova il suo corpo martoriato e la sua ragione per combattere contro nemici sempre più potenti. Ma in “Berserk and the Band of the Hawk” ogni piccolo scontro del fumetto viene allargato, esagerato sino al ridicolo per renderlo sensato all’interno dell’hack’n’slash di uno “Warriors” e mi trovo a uccidere, ripetutamente, migliaia di banditi. Migliaia. I colpi non restituiscono feedback, i corpi non hanno massa, il frantumarsi delle osse non fa alcun rumore, i nemici, anche quelli più deboli, a volte neanche reagiscono ai miei attacchi e avendo di recente giocato a “For Honor” di Ubisoft, gioco che in parte ripropone una simile meccanica “uno contro mille” di scontri tra eserciti, l’assenza di fisicità è ancora più palpabile. “Berserk and the Band of the Hawk” è pieno di sangue e di nemici fatti a pezzi, ma tutto è tanto banalizzato, anche dal punto di vista grafico, da perdere ogni peso.

Non stupisce che i momenti più riusciti siano quelli ambientati nell’Età dell’Oro, quando Gatsu fa parte di un esercito e le meccaniche degli “Warriors”, pur molto semplificate e private della componente strategica di controllo del territorio, si trovano più a loro agio. Viene anzi da chiedersi perché gli sviluppatori e il produttore abbiano deciso di non concentrarsi solo su questa fase del fumetto: uno “Warriors” di “Berserk” ambientato nei tre anni di Gatsu nella Squadra dei Falchi, magari con una storia inedita che riempisse questo periodo di cui Miura racconta molto poco avrebbe avuto molto più senso e avrebbe valorizzato i tanti personaggi della storia. Invece i personaggi giocabili sono pochi e sono tutti poco caratterizzati: Gatsu (nella sua versione giovane), Grifis, Caska e Judo funzionano tutti più o meno allo stesso modo, mentre i personaggi più differenziati nel combattimento, Serpico e la streghetta Shilke e Gatsu con l’Armatura maledetta del Berserker, arrivano troppo tardi e non hanno quasi spazio (Isidoro non è giocabile, purtroppo). Ed è logico che sia così: “Berserk” è, in gran parte, la storia di un guerriero solitario, e proprio per questo serviva un taglio preciso per dare senso alla sua introduzione in un “Warriors”, un taglio che valorizzasse i momenti di gruppo e che non si limitasse a prendere l’hack’n’slash di Koei Tecmo e privarlo della componente strategica.

Berserk and the Band of the Hawk – Recensione: Combattimento

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Il sistema di combattimento è comunque segnato da una rara superficialità di cui la mancata caratterizzazione dei personaggi è solo una componente. Gli “Warriors” hanno tradizionalmente combo molto facili da eseguire: premo un tot di volte il tasto per l’attacco debole e finisco la combo con il tasto per l’attacco forte, a seconda di quanti attacchi deboli ho eseguito prima di passare all’attacco forte la combo termina con un attacco diverso (un’animazione diversa). Avanzando nella progressione dei personaggi, che crescono con un sistema di punti esperienza e livelli che ne aumentano quattro statistiche, è anche possibile aggiungere ulteriori attacchi pesanti alla fine di una combo. Non si tratta di un sistema molto profondo, ed eppure in “Hyrule Warriors” era stato sfruttato per gameplay interessanti come quello di Sheik (ogni sua combo ha un’elementalità diversa da accoppiare a quella del nemico) e qui serve solo a generare una serie di attacchi ad area poco differenziati.

Combattendo riempio una barra, chiamata Frenzy, e quando la barra è piena posso entrare in Frenzy Mode, una condizione momentanea che aumenta il mio attacco e la mia difesa. A questa barra, caratteristica degli “Warriors”, “Berserk and the Band of the Hawk” aggiunge una novità: ogni volta che in una missione entro in Frenzy Mode la Frenzy sale di livello (il suo livello massimo in una missione dipende dal personaggio e dal suo livello di progressione), diventando sempre più potente. Mentre sono in Frenzy Mode posso raccogliere anime dei nemici (non capisco cosa c’entri con “Berserk”) e riempire un’altra barra che, quando è piena, mi permette di trasformarmi, per esempio nella forma mostruosa di Apostolo di un Apostolo o nella forma Berserker di Gatsu, e usare un potente attacco ad area, il Death Blow. Gli scontri più difficili si concentrano solo su questo: andare in Frenzy e poi usare il Death Blow. Anche la trasformazione dell’Armatura del Berserker è poco interessante: attivarla rende momentaneamente invincibili e crea caos e combattimenti sconclusionati, ma “Berserk and the Band of the Hawk” non rappresenta in nessun modo nel gameplay la lotta a cui Gatsu è sottoposto per mantenere il controllo quando usa il potere dell’armatura.

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È poi possibile usare oggetti consumabili e armi secondarie/abilità dotate di un cooldown, ma dover scorrere tra gli oggetti e le armi/abilità è incredibilmente tedioso e anche se posso cambiare in qualsiasi momento oggetto o arma secondaria equipaggiata tra quelli disponibili per il personaggio il fatto di poter avere equipaggiato in un singolo momento solo o un oggetto o un’arma secondaria rende l’uso di questi poteri piuttosto scomodo, al punto che molti restano inutilizzati.

Berserk and the Band of the Hawk – Recensione: Narrazione

La narrazione di “Berserk and the Band of the Hawk” è in generale sciatta: se non conoscete bene il fumetto è improbabile che riusciate a capire cosa sta accadendo. La situazione peggiora soprattutto nella seconda metà del gioco; la parte ambientata nell’Età dell’Oro sfrutta infatti come intermezzi narrativi spezzoni dei decenti film d’animazione “Berserk: L’epoca d’Oro”, ma quando si arriva alle parti successive, a Condanna e Impero del Falco del Millennio, le parti animate spariscono a favore di rarissimi filmati in computer grafica sgranati e a bassa risoluzione o conversazioni tra personaggi rigidi come bambolotti. Almeno di Condanna esisterebbe la serie animata che fa da seguito ai film, ma non è stata usata o non han potuto usarla e le sequenze animate sono spesso tanto lunghe (in totale occupano quasi due ore) che quando sono scomparse ho tirato un sospiro di sollievo anche se son dovuto andare praticamente a memoria per seguire le vicende. Così la prima metà ha almeno queste decenti ma lunghe parti animate, la seconda ha i personaggi più interessanti dal punto di vista del gameplay e non c’è mai un momento di “Berserk and the Band of the Hawk” dove tutto sembri ingranare, dove i vari elmenti sappiano incastrarsi in armonia.

Berserk and the Band of the Hawk – Recensione: Bejelit

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Potrei a questo punto lamentarmi del sistema di equipaggiamento, capace di migliorare le mie statistiche e costruito intorno a meccaniche ossessive di farming e crafting tipiche ormai degli “Warriors” ma che non capisco come possano riguardare “Berserk”: voi la ricordare la parte della trama in cui Gatsu deve fondere dieci collane con l’abilità Frenzy Offense Lv. 1 per far aumentare di livello l’abilità Frenzy Offense dell’anello che ha equipaggiato? Mi son perso un volume? Potrei lamentarmi delle terribili battaglie contro i boss: quella contro Phemt è una delle peggiori che io abbia mai incontrato in un videogioco e tutto “Berserk and the Band of the Hawk” ha battaglie tesdiose e pensa che il modo giusto per creare sconti difficili sia semplicemente dare tonnellate di salute ai nemici riducendo tutto a una guerra di logoramento. Potrei lamentarmi degli inspiegabili cali di fotogrammi al secondo nella versione PC di un gioco dalla grafica poverissima, con pochissimi modelli di nemici e pochissime ambientazioni graficamente diverse. Potrei lamentarmi che venga tagliata tutta la parte di Rosine in Condanna, probabilmente per evitare di dover creare un modello di nemico in più. Potrei lamentarmi di un sacco di cose, ma penso che la mia esperienza in “Berserk and the Band of the Hawk” possa essere efficacemente sintetizzata in una sola frase: mentre giocavo mi sono addormentato. Così, seduto col gamepad in mano, dopo aver ucciso il millesimo bandito di una missione, mi sono appisolato e “Berserk and the Band of the Hawk”, come un Bejelit, mi ha finalmente portato oltre il confine tra mondo reale e mondo delle idee.

Berserk and the Band of the Hawk – Recensione: In conclusione…

“Berserk and the Band of the Hawk” inserisce trama e personaggi di “Berserk” di Kentaro Miura nelle meccaniche hack’n’slash della serie “Warriors” di Koei Tecmo con la stessa poca cura e con lo stesso poco amore con cui un viene creata una versione di Monopoli per un marchio famoso. Non è uno “Warriors” abbastanza interessante e curato per gli appassionati della serie di videogiochi, a causa dell’assenza di qualsiasi componente strategica, non è una trasposizione abbastanza curata di “Berserk” di Miura per gli appassionati della serie di fumetti, a causa dell’assenza di qualsiasi fisicità. Se siete appassionati sia di “Warriors” sia di “Berserk” non vorrete perdervelo, ma probabilmente resterete un po’ delusi da come le due serie si sono deformate per incontrarsi, e così non vorrete perdervelo se semplicemente volete tutto quello che riguarda “Dinasty Warriors” o tutto quello che riguarda “Berserk”. Il mio consiglio è però di continuare a giocare a opere che magari non hanno il marchio “Berserk” sulla scatola ma che rappresentano decisamente meglio lo spirito della serie di Miura: “Dark Souls”, “Dragon’s Dogma” (che ebbe una vera collaborazione con Miura per un paio di costumi) e persino il recente “For Honor” di Ubisoft, privo di componenti fantastiche ma ricco di spietati combattimenti all’arma bianca. “Berserk and the Band of the Hawk” di Omega Force e Koei Tecmo è già disponibile per PC e PlayStation 4.

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