Il survival in cui nasco (da un altro giocatore), cresco e muoio in un’ora

I videogiocatori sono abituati a essere i veri protagonisti delle loro avventure: compiono incredibili imprese da soli, o sono parte del gruppo di eroi destinati a salvare il mondo. La Storia va avanti diversamente nella realtà, e ogni essere umano è solo un piccolo passo avanti in un sforzo comune e costante, a volte, visto da lontano, è solo il ponte tra una generazione e l’altra, una necessaria attesa per il passo successivo. È questo il senso di One Hour One Life di Jason Rohrer.

Jason Rohrer è uno sviluppatore indipendente che ha lavorato negli anni per creare esperienze digitali, videogiochi, dove non ci fosse alcuna divisione tra gameplay e narrazione. La sua opera più famosa è probabilmente Passage, un videogioco single-player uscito nel 2007. Passage mi fa vivere in cinque minuti l’intera vita del protagonista sintetizzandola in un percorso da sinistra verso destra da cui posso allontanarmi per avventurarmi in labirinti alla ricerca di tesori, sino alla vecchiaia e infine alla morte.

One Hour One Life riprende in parte questa idea: la vita di ogni personaggio è interamente raccontata in una sola ora di gioco, ogni nostro minuto rappresenta un anno. Ogni partita a One Hour One Life, quindi, può durare al massimo solo un’ora: raggiunto questo limite di tempo il mio personaggio muore di vecchiaia e, per continuare a giocare, devo reincarnarmi in un nuovo nascituro.

Ma non sono solo: tutti gli altri personaggi di One Hour One Life sono altri giocatori. La madre da cui sono nato è un altro giocatore, il figlio a cui do vita è un altro giocatore, dopo la mia morte mi reincarnerò nel figlio di un altro giocatore ancora. Uno sforzo collettivo per far progredire la civiltà in un videogioco survival multiplayer con crafting e mondo persistente unico nel suo genere. One Hour One Life è disponibile per WIndows, Mac e Linux a $20 sul sito ufficiale del gioco.

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