Play-Asia torna a lucrare sull’anti-femminismo dei movimenti di destra

Play-Asia è un sito considerato fondamentale per gli appassionati di videogiochi e in generale di cultura giapponese perché permette di importare facilmente in Europa e Stati Uniti d’America opere sennò non disponibili da noi. Il problema è che Play-Asia appartiene a quella serie di compagnie e siti che hanno in passato appoggiato e ancora appoggiano il movimento di estrema destra GamerGate, nato per molestare le sviluppatrici e le giornaliste specializzate in videogiochi e spingerle ad allontanarsi dall’industria videoludica.

Il motivo è che le donne vengono collegate dal GamerGate e da Play-Asia al femminismo, il femminismo e i media femministi (come Webtrek) vengono collegati alla censura e la censura viene collegata al mancato arrivato di alcune opere giapponesi in Occidente: i videogiochi che mostrano le donne in certi modi o vengono censurati o non possono venire portati in Occidente perché sarebbero attaccati dalla stampa.

La cosa più curiosa è scoprire che in alcuni casi il GamerGate, siccome non ha esattamente idea di cosa sia il femminismo, ha ostacolato anche professioniste intente a spingere proprio per la fine della censura delle opere giapponesi in Occidente.

Dead or Alive Xtreme 3, spin-off del picchiaduro Dead or Alive incentrato sull’interazione con le sue protagoniste, non è mai arrivato in Occidente e Koei Tecmo spiegò la decisione come una conseguenza della discussione su “come trattare la donna nell’industria del videogioco”. [L’immagine in apertura dell’articolo mostra uno screenshot di Dead or Alive 5 Last Round perché quelli di Dead or Alive Xtreme 3 sarebbero tutti troppo inutilmente espliciti]

In realtà Dead or Alive Xtreme 2 non ha venduto particolarmente bene in Occidente (245 mila copie) ed è questo il motivo per cui il terzo episodio non è stato portato ufficialmente da noi e anche Dead or Alive non è mai stato un picchiaduro competitivo giocato ad alto livello come quelli che compaiono a tornei come l’Evo. Dead or Alive Xtreme 3 è alla fine solo una reliquia del passato, uno spin-off di un’opera di nicchia dedicato a un’ulteriore nicchia di uomini nostalgici dell’epoca in cui i videogiochi venivano fatti per gli uomini dagli uomini. È difficile trovargli ora un pubblico.

Ma di fronte all’affermazione di Koei Tecmo (poi ritrattata) i movimenti che ruotano intorno al GamerGate si scatenarono e Play-Asia decise di lucrare su questo sentimento anti-femminista annunciando che, nonostante le femministe e i femministi, avrebbe portato Dead or Alive Xtreme 3 in Occidente approfittando della presenza della lingua inglese nella versione asiatica del gioco.

Nella scorsa settimana Play-Asia è tornata all’attacco sull’onda di una nuova affermazione di Koei Tecmo, che ha spiegato ancora di volersi concentrare sulla serie principale di picchiaduro Dead or Alive in Occidente piuttosto che portare da noi Dead or Alive Xtreme.

“SJW nonsense [cioè affermazioni senza senso dei Social Justice Warrior, come vengono chiamati dall’estrema destra in modo dispregiativo gli attivisti per i diritti civili] = un clima ostile per i giochi con temi sessuali. È un risultato diretto dei media videoludici. Anche se alcuni non hanno rancori verso Dead or Alive quando neanche ne parlano contribuiscono a dichiarazioni come quella di Koei Tecmo con il clima puritano che creano.”

Purtroppo per Play-Asia sono proprio “i SJW” a promuovere e creare molti dei videogiochi che affrontano queste tematiche, come per esempio Ladykiller in a Bind di Christine Love disponibile anche su Steam. Credo che sia giusto sottolineare queste posizioni di Play-Asia in modo che voi lettori possiate fare acquisti informati sapendo dove stanno finendo i vostri soldi e quali politiche state finanziando con i vostri acquisti e con il vostro appoggio sui social media.

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