Mentre la preoccupazione sul cambiamento climatico cresce ogni giorno di più, nella confusione di iniziative per contenere il problema che sembrano non essere in grado di raggiungere gli obiettivi internazionali e dimostrarsi risolutive, c’è chi si prepara a soluzioni drastiche.
Si tratta di un’isola del Pacifico meridionale a est della Papua Nuova Guinea, la cui esistenza è minacciata dall’innalzamento del livello dei mari: è così che Tuvalu sta pensando di trasferirsi nel metaverso, per assicurare la conservazione della cultura e della storia di un intero popolo e di una terra, la cui presenza nel mondo fisico è fortemente a rischio di scomparsa. Un utilizzo del mondo virtuale del futuro decisamente diverso da quelli solitamente prospettati, che potrebbe però dimostrarsi necessario per preservare la storia di intere popolazioni.
È d’altronde verso questo scenario che le piattaforme web si stanno muovendo. Un’evoluzione di internet così come lo conosciamo oggi che ci introdurrà in una realtà fluida, dinamica e dominata da tecnologie VR e AR grazie alle quali saremo in grado di interagire con i nostri avatar per espletare le attività quotidiane, dall’intrattenimento allo shopping al lavoro. Anche se al momento il metaverso è principalmente colonizzato dall’intrattenimento, con gaming e gambling che dominano fra le attività più comuni degli utenti e casinò virtuali che si sono pioneristicamente lanciati nel mercato virtuale, non è lontana la prospettiva di un vero e proprio trasferimento di alcune attività sulle piattaforme del Web 3.0.
Secondo una ricerca di McKinsey & Co., il metaverso potrebbe raggiungere il valore di 5 trilioni di dollari entro il 2030 in cui l’attuale protagonista – il gaming – ricoprirebbe una fetta di “soli” 125 miliardi, mentre il successo principale è riservato all’e-commerce, per il quale si aprirebbe un varco di 2,6 trilioni di dollari. Già nel 2022 sono stati investiti, da parte delle aziende, 120 miliardi di dollari nel metaverso – più del doppio dell’anno precedente – sulla scia dei progressi tecnologici sulle infrastrutture richieste per alimentare questo universo virtuale e dell’esponenziale crescita di coinvolgimento e partecipazione degli utenti. Le aziende sono quindi pronte a scommettere sul metaverso per lanciare il proprio business, galvanizzate dai feedback incoraggianti degli utenti, il 59% dei quali si dice entusiasta di un trasloco nel metaverso: soprattutto per lo shopping (79%) e per partecipare a eventi sociali e per giocare (78%).
Tutti pronti, quindi, ad atterrare sul metaverso. Ma il metaverso è pronto?
Al momento persistono ancora alcune questioni da chiarire, alcune delle quali non propriamente marginali e analizzate dal team di analisi e ricerca del Consiglio dell’UE. Nodi che passano per la tecnologia, per l’antitrust e la protezione dei dati, ma anche sulla diffusione di contenuti illegali e dannosi e sulla regolamentazione Fintech.
Vista la principale prospettiva di sviluppo del comparto e-commerce nel metaverso, riveste carattere di particolare urgenza la regolamentazione in ambito finanziario soprattutto in riferimento alle criptovalute e ai NFT: nonostante l’esistenza di alcune norme a cui queste valute potrebbero essere assimilate, è chiaro come si debba intervenire in materia di tecnofinanza con una revisione della regolamentazione, se non la stesura di normative ad hoc.
Altro punto cruciale riguarda i dati personali e la loro protezione. Già tema fortemente discusso nel Web 2.0, nel Web 3.0 la situazione si complica ulteriormente. Ricordiamo che per accedere a questo mondo virtuale occorrono visori, cuffie, caschi e altri dispositivi in grado di offrire un’esperienza immersiva. Strumenti il cui utilizzo comporterà però la raccolta di enormi quantità di dati considerati sensibili secondo la normativa UE (GDPR): parliamo di dati biometrici e di dati basati sulle risposte emotive e fisiologiche degli utenti, per il cui utilizzo – nonché per la loro eventuale condivisione con terze parti – occorre un consenso esplicito da parte dell’utente, per ogni singolo scopo per cui gli stessi vengono utilizzati.
È chiaro che in un contesto come quello del metaverso si porrà sempre più il problema del marketing diretto basato sulla geolocalizzazione e sulla risposta emotiva degli utenti, ma anche sulla profilazione dei nostri stessi comportamenti attraverso ad esempio gli eye-tracker. La conseguenza è dunque una maggiore esposizione degli utenti a pubblicità mirate a livelli molto dettagliati, nonché a pubblicità subliminale.
Una spinta forte, quella verso la smaterializzazione delle nostre abitudini e l’ingresso nel mondo virtuale, che utenti e aziende stanno già percorrendo a pieno ritmo, e alla quale dovrà – rapidamente – adeguarsi anche tutto l’impianto normativo internazionale.
This post was last modified on 1 Marzo 2023 22:57