Metaverso: un universo che varrà 5 trilioni di dollari entro il 2030

Mentre la preoccupazione sul cambiamento climatico cresce ogni giorno di più, nella confusione di iniziative per contenere il problema che sembrano non essere in grado di raggiungere gli obiettivi internazionali e dimostrarsi risolutive, c’è chi si prepara a soluzioni drastiche. 

Si tratta di un’isola del Pacifico meridionale a est della Papua Nuova Guinea, la cui esistenza è minacciata dall’innalzamento del livello dei mari: è così che Tuvalu sta pensando di trasferirsi nel metaverso, per assicurare la conservazione della cultura e della storia di un intero popolo e di una terra, la cui presenza nel mondo fisico è fortemente a rischio di scomparsa. Un utilizzo del mondo virtuale del futuro decisamente diverso da quelli solitamente prospettati, che potrebbe però dimostrarsi necessario per preservare la storia di intere popolazioni.

È d’altronde verso questo scenario che le piattaforme web si stanno muovendo. Un’evoluzione di internet così come lo conosciamo oggi che ci introdurrà in una realtà fluida, dinamica e dominata da tecnologie VR e AR grazie alle quali saremo in grado di interagire con i nostri avatar per espletare le attività quotidiane, dall’intrattenimento allo shopping al lavoro. Anche se al momento il metaverso è principalmente colonizzato dall’intrattenimento, con gaming e gambling che dominano fra le attività più comuni degli utenti e casinò virtuali che si sono pioneristicamente lanciati nel mercato virtuale, non è lontana la prospettiva di un vero e proprio trasferimento di alcune attività sulle piattaforme del Web 3.0.

Secondo una ricerca di McKinsey & Co., il metaverso potrebbe raggiungere il valore di 5 trilioni di dollari entro il 2030 in cui l’attuale protagonista – il gaming – ricoprirebbe una fetta di “soli” 125 miliardi, mentre il successo principale è riservato all’e-commerce, per il quale si aprirebbe un varco di 2,6 trilioni di dollari. Già nel 2022 sono stati investiti, da parte delle aziende, 120 miliardi di dollari nel metaverso – più del doppio dell’anno precedente – sulla scia dei progressi tecnologici sulle infrastrutture richieste per alimentare questo universo virtuale e dell’esponenziale crescita di coinvolgimento e partecipazione degli utenti. Le aziende sono quindi pronte a scommettere sul metaverso per lanciare il proprio business, galvanizzate dai feedback incoraggianti degli utenti, il 59% dei quali si dice entusiasta di un trasloco nel metaverso: soprattutto per lo shopping (79%) e per partecipare a eventi sociali e per giocare (78%).

Tutti pronti, quindi, ad atterrare sul metaverso. Ma il metaverso è pronto?

Al momento persistono ancora alcune questioni da chiarire, alcune delle quali non propriamente marginali e analizzate dal team di analisi e ricerca del Consiglio dell’UE. Nodi che passano per la tecnologia, per l’antitrust e la protezione dei dati, ma anche sulla diffusione di contenuti illegali e dannosi e sulla regolamentazione Fintech.

Vista la principale prospettiva di sviluppo del comparto e-commerce nel metaverso, riveste carattere di particolare urgenza la regolamentazione in ambito finanziario soprattutto in riferimento alle criptovalute e ai NFT: nonostante l’esistenza di alcune norme a cui queste valute potrebbero essere assimilate, è chiaro come si debba intervenire in materia di tecnofinanza con una revisione della regolamentazione, se non la stesura di normative ad hoc.

Altro punto cruciale riguarda i dati personali e la loro protezione. Già tema fortemente discusso nel Web 2.0, nel Web 3.0 la situazione si complica ulteriormente. Ricordiamo che per accedere a questo mondo virtuale occorrono visori, cuffie, caschi e altri dispositivi in grado di offrire un’esperienza immersiva. Strumenti il cui utilizzo comporterà però la raccolta di enormi quantità di dati considerati sensibili secondo la normativa UE (GDPR): parliamo di dati biometrici e di dati basati sulle risposte emotive e fisiologiche degli utenti, per il cui utilizzo – nonché per la loro eventuale condivisione con terze parti – occorre un consenso esplicito da parte dell’utente, per ogni singolo scopo per cui gli stessi vengono utilizzati.

È chiaro che in un contesto come quello del metaverso si porrà sempre più il problema del marketing diretto basato sulla geolocalizzazione e sulla risposta emotiva degli utenti, ma anche sulla profilazione dei nostri stessi comportamenti attraverso ad esempio gli eye-tracker.  La conseguenza è dunque una maggiore esposizione degli utenti a pubblicità mirate a livelli molto dettagliati, nonché a pubblicità subliminale.

Una spinta forte, quella verso la smaterializzazione delle nostre abitudini e l’ingresso nel mondo virtuale, che utenti e aziende stanno già percorrendo a pieno ritmo, e alla quale dovrà – rapidamente – adeguarsi anche tutto l’impianto normativo internazionale.

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