Shadow of Mordor incontra BioShock nella nuova opera di Ken Levine

Ken Levine è l’autore dietro a “System Shock 2” e il creatore del suo erede, la serie di “BioShock”. Dopo la chiusura del suo studio Irrational Games (e la fine del suo lavoro su “BioShock”, che continuerà in altre mani) Levine ha fondato Ghost Story Games, con cui sta lavorando a una nuova opera, di cui sappiamo ben poco: sarà un gioco, probabilmente in prima persona, open-world e breve, dalla durata non superiore alle dodici ore, ma ricco di strade alternative che invoglieranno i giocatori a rigiocare e provare percorsi diversi. L’ambientazione sarà fantascientifica e la trama parlerà di Intelligenza Artificiale.

Ken Levine aveva citato esplicitamente “La Terra di Mezzo: L’ombra di Mordor” (“Middle-earth: Shadow of Mordor”) tra i riferimenti del nuovo progetto, che avrà “relazioni fluide tra i personaggi”, e aveva parlato dei pregi di questo videogioco. Pregi che nessuno, almeno sino all’arrivo del prossimo “Middle-earth: Shadow of War”, ha tentato di imitare: “Middle-earth: Shadow of Mordor”, pur avendo un (ottimo) sistema di combattimento scopiazzato da “Batman: Arkahm” e un (pessimo) sistema di esplorazione scopiazzato da “Assassin’s Creed”, si distingue per la capacità del mondo di gioco di reagire al giocatore, di creare una narrazione che nasce dal gameplay secondo un sistema di regole. Nel caso specifico, “Middle-earth: Shadow of Mordor” mette al centro i suoi nemici, gli Orchi (o meglio gli Uruk-hai), facendoli evolvere e caratterizzandoli in base ai comportamenti del giocatore con un sistema flessibile e dinamico di missioni e di costruzione del mondo. Così il prossimo gioco di Levine permetterà ai giocatori di comporre la propria esperienza in base al loro gameplay in molteplici modi diversi (almeno secondo le intenzioni di Ghost Story Games).

Durante una conferenza a EGX Rezzed di Londra Ken Levine è tornato all’influenza che ha avuto sul nuovo progetto il Sistema Nemesi di “Middle-earth: Shadow of Mordor”, sviluppandosi in un sistema chiamato “Radical Recognition” che permetterà al gioco di rispondere in maniera dinamica alle decisioni dei giocatori. “Sono stato ispirato da giochi che non si pongono problemi ad avere qualche spigolo, che non ti danno la pappa già pronta, che mettono alla prova il giocatore sia con la loro difficoltà sia con le loro meccaniche. Come le cose funzionino non ti sono chiarite apertamente” ha dichiarato Levine parlando a Eurogamer dopo l’evento.

Durante lo stesso evento Levine ha anche risposto a una domande del pubblico sul suo esperimento di film interattivo su “Ai confini della realtà”, “Twilight Zone”. Purtroppo pare che quest’opera possa non essere alla fine realizzata. “Al momento è a un punto in cui io sto ancora decidendo se sia qualcosa che voglio fare”. Peccato, anche perché pensavo che il progetto fosse ormai in parte avviato.

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