Until Dawn – Recensione

Sono passati ormai quasi un paio d’anni dall’uscita, tanto attesa ed acclamata da alcuni, delle console di nuova generazione di Sony e Microsoft, rispettivamente Playstation 4 e Xbox One. Entrambe, disponibili sul mercato dalla fine del 2013, non sono riuscite a proporre una line-up soddisfacente per i primi mesi di vita, affidando il compito di intrattenere i giocatori a parecchie collection di titoli già visti in precedenza sulle scorse generazioni, lasciando ben poco spazio a nuove idee e franchise, al contrario delle loro “antenate” Playstation 3 e Xbox 360. Fortunatamente la situazione è comunque migliorata proprio negli ultimi mesi su entrambi i lati. Dalla parte di Microsoft, infatti, abbiamo assistito all’uscita di diversi progetti importanti tra cui Sunset Overdrive, Forza Horizon 2, Ori & The Blind Forest e via dicendo, mentre sul versante Playstation 4 l’offerta videoludica ha cominciato a riscaldarsi davvero e a spingere sull’acceleratore a partire dallo scorso Febbraio. Notevoli sono state ad esempio l’uscita di The Order 1886 di Ready at Dawn, e ovviamente Bloodborne, l’attesissimo (e allo stesso modo acclamatissimo) action RPG di From Software. Mancava quindi all’appello un titolo altrettanto importante per questo periodo sul finire dell’estate, quasi sempre privo di titoli importanti. E’ così che Supermassive Games ha fatto finalmente uscire Until Dawn, titolo survival horror disponibile in esclusiva per Playstation 4.

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Il background di sviluppo di Until Dawn non è di certo dei più sereni e tranquilli, con una storia alquanto travagliata alle sue spalle. Il progetto fu inizialmente concepito per arrivare sulla precedente console di Sony Computer Entertainment, Playstation 3, per poi essere “dirottato” (se così vogliamo dirlo) solo in un secondo momento sull’allora neonata Playstation 4, con tutte le consequenze (in termini di gameplay e non solo) che ne derivano.

Se dovessimo catalogare Until Dawn in un genere ben preciso, esso apparterebbe sicuramente a quello delle avventure grafiche. Non aspettatevi dunque un titolo più orientato all’action e alla libertà come potrebbe essere un qualsiasi episodio recente della serie Resident Evil, quanto una storia che si racconta al giocatore in prima persona e con un percorso già scelto, maggiormente votata all’esplorazione, all’analisi dell’ambiente e di ciò che ci sta attorno, andando a includere fogli, libri, oggetti e quant’altro. La struttura richiama molto quindi quella di titoli usciti negli ultimi anni come The Walking Dead di Telltale Games, o Life is Strange, entrambi frammentati in diversi episodi, o ancora Heavy Rain e Beyond, usciti su Playstation 3.

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Quello che appare subito agli occhi del giocatore, e che viene immediatamente spiegato sottoforma di “tutorial” iniziale, è il cosiddetto effetto farfalla, che sta alla base e alle fondamenta di Until Dawn. In poche parole, Supermassive Games ha deciso di realizzare un titolo in cui ogni singola scelta del giocatore potrebbe comportare l’eventuale sopravvivenza o meno di uno dei personaggi facenti parte delle vicende narrate. Ciò condiziona senza dubbio il giocatore, che sarà quindi spinto maggiormente a prendere con senno e con calma le decisioni che gli si riveleranno davanti.

Per avere un’infarinatura del setting iniziale, vi basti semplicemente sapere che un gruppo di amici si ritrova presso uno chalet in montagna. Un goliardico scherzo giovanile non finisce nel miglior dei modi, portando alla morte di due ragazze della compagnia. E’ così che esattamente un anno dopo, la stessa combriccola di amici decide di trascorrere le vacanze invernali nello stesso chalet di Blackwood Pines, in un certo senso per “celebrare” e ricordare la scomparsa delle due ragazze, finchè non prendono corso una strana e inquietante serie di eventi che porteranno i diversi personaggi a prendere le più disparate scelte.

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Come abbiamo scritto poco sopra, Until Dawn fa della scelta del giocatore il suo elemento cardine, grazie a cui tenere sotto controllo l’ordine degli eventi. Fondamentale sarà quindi darsi da fare nella ricerca dei diversi oggetti e, in particolare, assumeranno una notevole importanza i totem in cui sarà possibile imbattersi in certi percorsi. Questi totem, una volta raccolti, presenteranno un colore diverso in base a ciò che predicono: nero, per esempio, suggerirà la futura morte del personaggio che in quel momento il giocatore sta “manovrando”. Bisognerà fare quindi molta attenzione a quale opzione scegliere nel corso dei numerosissimi dialoghi tra i vari personaggi, dal momento che anche la più piccola delle scelte potrebbe essere decisiva (nonchè fatale) per questi. Per quanto riguarda il gameplay vero e proprio, il gioco pone il giocatore davanti a una scelta, tra l’uso del semplice analogico per scorrere tra le diverse opzioni disponibili o, in alternativa, l’uso del giroscopio presente nel Dualshock 4 a mò di puntatore, originariamente pensato per essere utilizzato con il Playstation Move per Playstation 3. L’avventura di Until Dawn non è di certo delle più longeve, potendo essere benissimo portata a termine in meno di una decina di ore. Nonostante questo, però, proprio l’effetto farfalla costituisce un plus non da poco alla longevità del titolo, dal momento che il giocatore avrà la possibilità di imbattersi in diversi finali, facendo magari tesoro delle scelte precedenti e “migliorando” così il proseguire degli eventi.

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Da un lato puramente tecnico, bisogna fare ovviamente un’importante precisazione: Until Dawn, come detto sopra, si tratta di un avventura grafica a tema survival horror, che quindi conferisce poca libertà di movimento al giocatore in questione e lo traghetta entro certi binari. Ne consegue ovviamente una minor abilità di calcolo richiesta all’hardware di Playstation 4 rispetto a titoli free-roaming. In aggiunta a ciò, Until Dawn utilizza lo stesso engine con cui fu a suo tempo realizzato Killzone: Shadow Fall, uno dei titoli appartenenti alla lineup di lancio di Playstation 4. Ne consegue che i modelli poligonali sono assolutamente ben riusciti, specialmente quando si tratta delle espressioni facciali, ricreate con la tecnologia del motion capture, garantendo pertanto la massima fedeltà e verosomiglianza possibile. Oltre a questo merita una menzione particolare la collaborazione di alcuni attori reali che hanno dato il volto ai personaggi in gioco, tra cui Hayden Panettiere nel ruolo di Sam, Brett Dalton per Mike, Meaghan Martin per Jessica e così via. Lo stesso si può dire per il lato sonoro di Until Dawn, costellato di non pochi pezzi assolutamente immersivi ed evocativi, grazie soprattutto al celebre compositore Jason Graves, già coinvolto nei mesi precedenti nella realizzazione della colonna sonora di The Order 1886, uscito sempre su Playstation 4. Quello che noi vi consigliamo, per usufruire al massimo dell’atmosfera di ansia e tensione procurata da Until Dawn, è di giocare il titolo in un ambiente buio, silenzioso, preferibilmente con delle cuffie, in modo tale da assicurare l’isolamento e la concentrazione più totale.

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Commento finale

In definitiva, Until Dawn si è rivelato come un progetto sicuramente interessante e stimolante, in grado di regalare un’avventura coinvolgente e in grado di provocare più di un balzo dalla sedia al giocatore di turno, grazie anche ad un accompagnamento sonoro di prim’ordine. Un’esperienza che vi consigliamo senza remore di vivere nel caso in cui possediate una Playstation 4, soprattutto se siete fan del genere survival horror o, più in generale, delle avventure grafiche.

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