FlatOut 4: Total Insanity – Recensione

Ci sono giochi che nascono per mostrare e offrire qualcosa allo stesso tempo. Prendete il primo FlatOut: nacque per dimostrare che, con il progredire delle capacità tecniche dei sistemi di giochi, si potesse offrire un gioco di corse fuori dagli schemi in grado di dare all’utente la possibilità non solo di distruggere la propria vettura e quella degli avversari, ma anche di fare a pezzi l’ambiente circostante. I tanti copertoni che si sparpagliavano sull’asfalto in seguito all’impatto di un autovettura erano praticamente il simbolo del primo FlatOut. Ma c’era anche la voglia, da parte dello sviluppatore, di dare vita a prodotto “ignorante”, lontano dalle fredde statistiche di una simulazione o da un elenco di licenze ufficiali: in quel gioco lì, ci si divertiva e basta senza badare più di tanto al realismo. Un arcade in senso stretto, quasi da sala giochi, con un pizzico di follia a rappresentare la ciliegina sulla torta.

Sono passati quasi 15 anni dal lancio del primo FlatOut e da allora la tecnologia, e anche il genere di appartenenza, ha fatto ulteriori passi in avanti, accogliendo peraltro molti esponenti che condividessero la filosofia estrema del prodotto ideato da Bugbear Entertainment. Lo studio finlandese è oggi impegnato in altri progetti: per questo, la realizzazione di Total Insanity, quarto episodio ufficiale della saga, è stata affidata ai francesi di Kylotoon, già autori di WRC 5 e 6. FlatOut 4: Total Insanity, lo dico subito, non innova, non vuole farlo e si limita volutamente a offrire quella che è l’essenza dell’esperienza tipica della serie: sportellate a non finire e tanti contenuti, con il pezzo forte rappresentato da diversi mini-giochi interni.

Il gioco del resto accoglie l’utente in maniera chiara ed efficace: il menu ci porta subito a iniziare la carriera, scegliere un macinino da gettare in strada, e successivamente potenziare sotto vari aspetti con i soldi guadagnati, e darsi subito alle prime gare. Non si tratte ovviamente di corse nel senso più tradizionale del termine, visto che in FlatOut spesso vince non il più veloce, ma il pilota che riesce a dimenarsi meglio tra scorciatoie improvvisate, sportellate violente e circuiti prevalentemente off-road in cui è semplice perdere il controllo della vettura. In tal senso, il gameplay come detto è spiccatamente arcade, anche se all’inizio potrebbe essere paradossalmente complicato prendere confidenza con il mezzo. Nulla di grave, intendiamoci, ma rispetto un arcade tradizionale bisogna completare qualche gara per capire al meglio come controllare al meglio le vetture molto leggere che contraddistinguono questo Fallout.
Per garantire una certa varietà, gli eventi della Carriera si snodano tra un discreto numero di circuiti e varie tipologie di gara (una di queste è simile alla filosofia di Mario Kart, ad esempio), ma in verità non c’è nulla che faccia gridare al miracolo o che non puzzi di già visto, complice anche un design dei circuiti piuttosto ordinario e non esaltante.

Il discorso è che il meglio di sé questo Flatout lo offre nella modalità omonima, in cui si corre in gare dallo spirito originale e particolare, che spaziano tra simil-Destruction Derby, “lancio” del pilota tramite un apposito pulsante di espulsione, armi da usare contro gli avversari e molto altro ancora. Un mix tra eventi e mini-giochi esaltanti che funziona, specialmente in multiplayer (peccato però per l’assenza dello split-screen, se non per gli eventi della modalità Party in cui le sfide locali assumono lo loro ragion d’essere), dove si finisce per sfidarsi a suon di record. E…tutto qua! I contenuti di certo non mancano, ma questo FlatOut, come dicevo in apertura, non sorprende e non vuole farlo affatto: chiama il suo pubblico prima di tutto, ma soprattutto richiama coloro che apprezzano questo particolare sottogenere dei racing game, fatto di gare al limite e soluzioni senza dubbio non molto convenzionali. Si affida a una filosofia di gioco che ad oggi non si vede molto spesso e non vuole tradirla tentando strade che, di fatto, non gli appartengono.

Flatout 4: Total Insanity – Recensione: Commento Finale

Flatout 4: Total Insanity aveva l’unico obiettivo di riportare il marchio sul mercato e in questo senso svolge il suo lavoro più che egregiamente. Il titolo realizzato da Kylotoon è un FlatOut a tutti gli effetti e sicuramente tra i migliori esponenti della serie: frenetico, divertente, ricco di contenuti e…fuori di testa come ben si conviene a un gioco del genere. La mancanza di innovazione e un comparto tecnico piuttosto datato, a cui si affianca anche un’ottimizzazione non proprio eccelsa che si nota soprattutto in caricamenti abbastanza lunghi, gli impediscono di fare il cosiddetto salto di qualità. Si poteva osare di più? Sì, ma filosoficamente parlando si sarebbe potuto fare anche peggio. FlatOut 4 punta a chi ha sempre amato gli episodi della saga. Quindi, se non siete particolarmente avvezzi a questo genere di produzioni, potete anche passare oltre.

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