Street Fighter Sfida finale era una promozione per GI Joe di Hasbro

Hasbro ebbe un importante peso nelle decisioni sulla trama e la direzione artistica di “Street Fighter – Sfida finale”, il disastroso (non dal punto di vista commerciale a dire il vero) film del 1994 diretto da Steven E. de Souza con Jean-Claude Van Damme nell’inatteso ruolo di protagonista come Guile. Il ruolo di Hasbro, già noto in passato, è ora ulteriormente confermato da Steve Hendershot del Museum of Video Game Art, autore del nuovo libro di Dynamite Entertainment “Undisputed Street Fighter: The Art and Innovation Behind the Game-Changing Series”, [easyazon_link identifier=”1524104663″ locale=”IT” tag=”web051-21″]in uscita a novembre[/easyazon_link]. 300 pagine di librone sull’intera storia della serie.

Tre anni fa, in occasione dei 20 anni dall’uscita del film, Polygon realizzò un lungo servizio (che dovreste leggere interamente) su tutto quello che contribuì a questo fallimento della cinematografia. Steven de Souza era stato scrittore (tra le altre cose) di quel classico della sceneggiatura che è “Die Hard” (“Trappola di cristallo”) e “Street Fighter – Sfida finale” doveva rappresentare il suo passaggio alla regia. Capcom non era interessata a realizzare un film basato su un torneo di lotta e de Souza era più in sintonia col cinema d’azione e voleva portare la storia in altre direzioni, suggerite da Capcom stessa che aveva ipotizzato una possibile trama per il futuro della serie in cui M. Bison (Vega in Giappone, dove Vega si chiama Balrog e Barlog si chiama Mike Bison) minaccia il mondo intero come il cattivo di un film della serie “James Bond”. La trama si concentrò quindi sullo scontro tra il soldato americano Guile e il cattivissimo M. Bison, con i personaggi della serie ridotti quasi a comparse che partecipano in modo più o meno importante, ma sempre frettoloso, all’azione. Fu Capcom a insistere per avere il più belga dei belgi, Jean-Claude Van Damme, nel ruolo del più americano degli americani, Guile.

Capcom aveva fretta di realizzare il film per averlo pronto entro un anno, entro Natale del 1994, ma iniziò subito a creare problemi aumentando continuamente il numero di personaggi da includere, obbligando a riscritture e costringendo a inserire anche l’attore giapponese Kenya Sawada per cui fu creato un personaggio apposito. Durante le riprese i guai non furono minori. Anzi. Raúl Juliá (M. Bison) stava morendo di cancro allo stomaco e le sue condizioni costrinsero de Souza a girare per prime le parti d’azione, in attesa che le condizioni di Juliá migliorassero, senza la dovuta preparazione e senza studiare le coreografie. Il regista dovette convivere con la dipendenza da cocaina di Van Damme e la sua relazione sul set con Kylie Minogue e capitava che Van Damme non si presentasse sul set perché doveva riprendersi dalla nottata precedente e le sue scene diminuivano di conseguenza. C’erano i disagi del girare a Bangkok, in Thailandia, tra irritazioni alla pelle dovute all’acqua dei fiumi, cucina locale (tutti, compresi gli attori, persero peso durante le riprese), temperature elevate e i problemi causati dai piaceri del luogo: i membri maschili del cast si appassionarono fin troppo ai centri per massaggi. La centrale energetica locale, impreparata alla fatica di sostenere una produzione cinematografica del genere, si spense. Fuggito dalla Thailandia una settimana in anticipo ma in ritardo con il lavoro, de Souza affidò alla seconda unità, quella che doveva occuparsi di filmare gli stunt, le riprese di intere scene e litigò col suo direttore, Charlie Picerni, quando egli si rifiutò di inserire le mosse speciali del gioco. Per alcuni giorni nessuno dei due partecipò alle riprese, che furono dirette da William Fraker (direttore della fotografia pe “Rosemary’s Baby”).

La decisione di indirizzare il film verso un’ambientazione militaresca, però aveva radici in un evento ben preciso: l’accordo tra Capcom e Hasbro per creare una linea di giocattoli in stile “G.I. Joe” basati su “Street Fighter”. Come raccontato a Kotaku da Steve Hendershot, “il film con Van Damme e la sua trama incentrata su Guile furono influenzati dall’accordo con Hasbro. Se Capcom non si fosse già accordata per creare soldati giocattolo basati sui suoi personaggi, probabilmente non avrebbe firmato un contratto per un film su Guile invece che su Ryu e Ken”. L’importanza di Hasbro nella realizzazione del film di “Street Fighter” è confermata anche dal servizio di Polygon: Capcom aveva un accordo con Hasbro “da molto prima che la produzione iniziasse” per resuscitare la serie di giocattoli “G.I. Joe” (in Italia noti nella variante britannica “Action Man”) all’epoca in difficoltà, travestendola da “Street Fighter” e “la richiesta di Hasbro avrebbe avuto un suo impatto su tutta l’atmosfera e sull’aspetto del film”. La vendita di G.I. Joe riciclati come personaggi di “Street Fighter” iniziò in effetti un anno prima di “Street Fighter – Sfida finale”, che può essere considerato materiale promozionale per una partnership che non stava avendo i risultati sperati. Per questo il film doveva arrivare in tempo per Natale, per questo motivo il film aveva bisogno di una classificazione non superiore a PG-13 (contenuti inadatti ai minori di 13 anni, ma comunque non vietati con presenza di adulti). E per raggiungere questa classificazione quasi tutto il sangue venne tagliato durante il montaggio insieme alle scene che lo contenevano e il tempo perso in questa operazione tolse spazio agli effetti speciali che avrebbero dovuto accompagnare le mosse del gioco e che non vennero mai implementati.

fonte Kotaku
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