Dragon’s Dogma Dark Arisen – Recensione

Un canyon e poi un tempio, un drago e una chimera. Il Prologo di “Dragon’s Dogma: Dark Arisen” inizia in medias res, quasi alla fine della storia: l’Arisen, il prescelto, sta per uccidere il Drago. Ma prima della battaglia finale la scena si interrompe e una massima di Henri de Régnier, simbolista francese, occupa lo schermo: “Le plaisir délicieux et toujours nouveau d’une occupation inutile”. “Il piacere delizioso e sempre nuovo di un’occupazione inutile”. Che è la descrizione perfetta della poetica di “Dragon’s Dogma: Dark Arisen”, il gioco di ruolo d’azione e open-world di Capcom recentemente arrivato su PC, quattro anni dopo la sua uscita su console.

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Dragon’s Dogma Dark Arisen – Recensione: La trama

La storia di “Dragon’s Dogma: Dark Arisen” inizia molto tempo dopo il Prologo, quando il Drago torna e attacca il pacifico villaggio di pescatori di Cassardis, dove vive il protagonista (creato attraverso un editor ricco e dettagliato). Cerco di fermare il mostro, in un modo un po’ ingenuo e un po’ disperato, ma il Drago strappa il cuore dal mio petto, lo mangia e mi rende un Arisen, un prescelto che ora dovrà cercarlo e ucciderlo come è successo al personaggio che ho controllato nel Prologo. Più o meno. “Dragon’s Dogma: Dark Arisen” non è particolarmente chiaro nella sua storia, o nelle motivazione che guidano il personaggio. In cosa consiste esattamente il mio essere Arisen e perché tutti sembrano saperne più di me a riguardo? Andando avanti, fortunatamente, la trama di “Dragon’s Dogma: Dark Arisen” non manca di momenti e spunti più chiari e interessanti, ma all’inizio disorienta, buttandomi due volte di seguito nell’azione (nel Prologo e nel gioco vero e proprio) senza dare spiegazioni e senza costruire storia, ambientazione o personaggi.

Dragon’s Dogma Dark Arisen – Recensione: Le quest secondarie

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Intanto, mi sembra di capire che ora che sono Arisen tutti abbiano bisogno di me. Mi pareva di dover andare a cercare e uccidere un drago, ma vengo continuamente bloccato da una miriade di missioni secondarie, tra le quali non riesco a volte neanche a riconoscere quale sia la direzione della storia principale. Invece di salvare il mondo mi dedico a fare cose come uccidere conigli, ritrovare oggetti persi da preti sbadati, uccidere goblin, uccidere banditi, occuparmi di complotti di Corte (in una trama secondaria che fortunatamente si rivelerà importante per la storia), trovare erbe per fare la birra, sostenere il commercio locale trovando fornitori per i negozi, consegnare messaggi dagli accampamenti al castello… Per andare avanti nella storia devo, a un certo punto, scovare le prove che dimostrino la colpevolezza o l’innocenza di un mercante accusato di traffici illeciti: cosa c’entra questo con la mia missione di Arisen? Forse ho capito perché l’Arisen, ingolfato da decine di missioni secondarie, voglia trovare e uccidere questo Drago, forse ho capito la maledizione da cui devo liberarmi: è la maledizione dell’accollo.

E queste missioni, a volte anche quelle più insignificanti, possono obbligarmi a camminare per tempi che ormai mi sembrano infiniti, senza possibilità di usare un sistema di Viaggio Rapido. Anzi, “Dragon’s Dogma: Dark Arisen” cerca di limitare questa funzione il più possibile, rendendomi disponibili poche destinazioni e una quantità limitatissima di Pietre del Trasporto, gli oggetti che mi permettono di teletrasportarmi. E questo potrebbe essere un lato positivo, ma i viaggi in “Dragon’s Dogma: Dark Arisen” si riducono a lente passeggiate tra gli stessi viottoli, le stesse foreste, le stesse rovine, con continui attacchi dei soliti branchi di lupi, dei soliti briganti (il ducato di Gransys ha davvero un problema con la criminalità), delle solite arpie, dei soliti goblin… Si tratta, tra l’altro, di viaggi spesso pericolosi (soprattutto all’inizio del gioco), in cui abbandonare la strada o avventurarsi durante la notte può voler dire morire tragicamente. Il mondo di “Dragon’s Dogma: Dark Arisen” è grande, brutale, pieno di rischi, ma spesso tremendamente noioso da attraversare.

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Sembra che “Dragon’s Dogma: Dark Arisen” voglia farmi perdere tempo, voglia occupare le mie giornate con lunghissime scarpinate sempre uguali in cui picchio banditi sempre uguali in missioni inutili. Faccio un esempio che non riguarda strettamente l’esplorazione ma chiarisce secondo me quanto il gioco cerchi in ogni modo di allungare e diluire l’esperienza: se mi trovo vicino a un oggetto nascosto mi viene evidenziata la funzione “Cerca”, ma se più oggetti sono nascosti nello stesso punto per recuperarli tutti devo pigiare il tasto per cercare, trovare il primo oggetto, ripigiarlo, trovare il secondo oggetto, ripigiarlo… Perché? Per perdere tempo inutilmente! Ecco, “Dragon’s Dogma: Dark Arisen” sembra davvero convinto che ci sia un “piacere delizioso e sempre nuovo” in “un’occupazione inutile”.

Dragon’s Dogma Dark Arisen – Recensione: Le Pedine

In cambio dell’essere diventato il factotum dell’intero ducato, ho acquisito però il potere di evocare come compagni di avventura le Pedine, probabilmente l’elemento più interessante dell’intero gioco. Le Pedine sono una razza umanoide che vive in una dimensione parallela e giunge ad aiutare, quando richiamata, gli Arisen. Non hanno volontà o carattere, almeno all’inizio, perché non sono esseri umani ma creature votate al servizio. Quando divento Arisen ed entro per la prima volta in contatto col mondo delle Pedine, la Faglia, posso creare la mia Pedina principale, personalizzandola esteticamente e scegliendone carattere e classe. La Pedina principale crescerà e livellerà, imparando come aiutarmi in combattimento e modificando il suo stile per adattarsi nel modo migliore possibile al mio (o, almeno, questa sarebbe l’idea). La Pedina diventerà, in qualche modo, sempre meno impersonale, inumana, e sempre più caratterizzata, e questo ha conseguenze non solo a livello di gameplay ma anche nella storia. L’idea di vedere un personaggio crescere e cambiare rispondendo a ogni mia azione è entusiasmante.

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Insieme alla Pedina principale posso reclutare altre due Pedine, cercandole nella Faglia o a giro per le strade del mondo, ma queste Pedine aggiuntive non sono altro che le Pedine principali di altri giocatori. Così, le Pedine fungono in qualche modo da tramite tra i vari mondi e i loro vari Arisen, a volte in modi davvero brillanti: se una Pedina ha già svolto la missione di cui mi sto occupando mi aiuterà a completarla, muovendosi con esperienza negli ambienti e dandomi indicazioni. Allo stesso modo, la mia Pedina potrà essere usata da altri giocatori e tornare da me (senza in realtà essere mai partita) con oggetti regalati dagli altri Arisen e con nuove conoscenze sulle missioni affrontate negli altri mondi e sui nemici combattuti. Un sistema di multiplayer asincrono che rende i personaggi non giocanti che mi accompagnano più reali di quanto potevo immaginare ma che, con l’intelligente scusa delle Pedine, rinuncia anche alle ricche caratterizzazioni dei comprimari di videogiochi di ruolo come “Dragon’s Age” o “Fallout”.

Dragon’s Dogma Dark Arisen – Recensione: La caratterizzazione dei personaggi

Per quanto la caratterizzazione della Pedina principale sia molto semplice, vederla crescere e imparare la rende però molto più viva dell’Arisen. L’Arisen è un guscio vuoto: non si capiscono mai le sue motivazioni e non parla mai, seguendo una certa tradizione del videogioco di ruolo. La sua caratterizzazione si sviluppa solo grazie al gameplay e alle interazioni con gli altri (ed è una cosa assai positiva): molte missioni possono essere risolte in modi diversi, e a soluzioni diverse corrispondono spesso rapporti diversi che posso costruire coi personaggi non giocanti. Così, è possibile aumentare l’Affinità dei personaggi non giocanti aiutandoli, regalando loro cose, partecipando alle loro missioni, e un personaggio non giocante soccorso in una missione secondaria apparentemente insignificante può rivelarsi più avanti un importante alleato in una missione principale. Questo non basta a costruire una vera caratterizzazione dell’Arisen, a definire una sua crescita nella storia, ma è comunque un buon modo di far emergere dalle sole meccaniche la poca narrazione che lo riguarda.

Dragon’s Dogma Dark Arisen – Recensione: Il sistema di combattimento

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Anche il sistema di combattimento di “Dragon’s Dogma: Dark Arisen” riserva delle interessanti sorprese. Ogni personaggio (Arisen o Pedina) può avere sei abilità attive impostate, tre legate all’arma principale e tre legate all’arma secondaria, regolate dal consumo della barra della Resistenza (che limita anche la corsa). Le interazioni tra le diverse abilità dell’Arisen e delle Pedine creano combattimenti divertenti e interessanti: abbattere un Grifone con le frecce in cui il Mago della squadra ha infuso l’elemento Fuoco è un momento davvero epico, come lo è arrampicarsi sulla bestia appena si rimette in piedi e pugnalarla ripetutamente mentre tenta di nuovo il volo. E a questo si aggiunge la velocità dell’azione e la sua dinamicità, perché durante gli scontri di “Dragon’s Dogma: Dark Arisen” si salta, si corre da un nemico all’altro a seconda delle necessità, si alternano lunghe combo ad abilità ad attacchi a distanza con un pigia pigia frenetico ma necessariamente preciso che ricorda spesso quello di un picchiaduro. Nonostante alcuni difetti, il sistema di combattimento di “Dragon’s Dogma: Dark Arisen” è solido e fresco.

Come ho accennato è poi possibile arrampicarsi su tutti i grandi nemici, raggiungendo i loro punti deboli più nascosti. È un’aggiunta interessante (come molte altre idee di “Dragon’s Dogma: Dark Arisen”) ma problematica (come molte altre idee di “Dragon’s Dogma: Dark Arisen”). Purtroppo durante le arrampicate la telecamera mostra spesso problemi, e mi capita di non riuscire neanche a capire se sono ancora attaccato al braccio dell’Orco che stavo scalando o se il mostro mi ha già lanciato via con una manata. Non si tratta di sporadici problemi nell’inquadratura, ma di una metodica incapacità della telecamera di seguire le arrampicate appena il combattimento diventa movimentato. E il combattimento è spesso movimentato quando sono abbracciato a un Ciclope che cerca di togliermi dalla sua schiena.

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Il sistema di combattimento di “Dragon’s Dogma: Dark Arisen” patisce poi gli effetti negativi della pessima Intelligenza Artificiale delle Pedine. “Dragon’s Dogma: Dark Arisen” non è come “Dark Souls”: qua quando muoio non so per certo di essere io il colpevole, di essere stato troppo avido, troppo affrettato, troppo stolto. In “Dragon’s Dogma: Dark Arisen” muoio e muoio ancora e devo caricare salvataggi di quindici minuti prima (il gioco salva in automatico molto raramente e devo ricordarmi di salvare di continuo) ma spesso la colpa è delle mie Pedine. Che lanciano l’incantesimo sbagliato, che non mi curano, che si buttano a colpire le zampe di un nemico senza badare a dove siano i suoi punti deboli, che non attaccano i nemici troppo lontani neanche quando li hanno avvistati ed è già visibile la loro barra della vita, che cadono da precipizi e muoiono dove non riuscirò mai a raggiungerle per rianimarle. Non aiuta il sistema di combattimento anche l’assenza di una funzione di lock, carenza che rende impossibile capire dove sto andando a colpire ogni volta che lancio un oggetto o che sfrutto una delle abilità a distanza che non permettono l’uso del normale mirino.

Dragon’s Dogma Dark Arisen – Recensione: Le classi

Alla dinamicità e alla qualità del combattimento di “Dragon’s Dogma: Dark Arisen” contribuisce invece il fluido sistema di classi. All’inizio scelgo per l’Arisen e la sua Pedina principale una classe tra le tre base (Guerriero, Arciere o Mago), ma mi è poi possibile cambiare classe sostanzialmente quando voglio. Avanzando di livello avrò inoltre accesso a tre classi avanzate (Distruttore, Cacciatore e Stregone) e, ma solo l’Arisen potrà sfruttarle, a tre classi ibride: Arcier-Mago (Arciere+Mago), Paladino (Mago+Guerriero) e Assassino (Guerriero+Arciere). Il funzionamento delle classi non è spiegato molto bene e, anzi, i termini usati tendono a creare confusione: le classi avanzate non sono “avanzate” nel senso di “migliori di quelle base”, ma funzionano semplicemente in modo diverso. In sintesi, le classi avanzate sono varianti delle classi base concentrate sulle abilità offensive.

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Ma quando riesco a orientarmi un po’ tra tutte le abilità mi rendo conto delle possibilità che il sistema offre: i personaggi crescono nelle statistiche in base alla classe di cui fanno parte al momento del passaggio di livello, e alcune abilità passive (le “Capacità“) possono essere equipaggiate da qualsiasi classe, dopo che il personaggio le ha imparate. La mia Pedina principale è un Mago (mi interessano troppo le magie curative di questa classe) ma ha ugualmente imparato tutte le Capacità dello Stregone e ha preso livelli in altre classi ancora per migliorare statistiche come Punti Vita e Resistenza. Il mio Arisen è normalmente un Assassino (probabilmente, la Classe migliore del gioco per la sua versatilità) ma è nato come Arciere e dell’Arciere usa ancora alcune utili Capacità. Vi consiglio di scegliere per il vostro Arisen una delle quattro Classi (Arciere, Cacciatore, Arcier-Mago o Assassino) capaci di usare gli archi, che vi permetteranno di affrontare da lontano nemici che le vostre Pedine, a causa della loro Intelligenza Artificiale, ignoreranno coi loro attacchi a distanza.

Dragon’s Dogma Dark Arisen – Recensione: Dark Arisen

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A “Dragon’s Dogma” si aggiungono in questa edizione per PC tutti i contenuti rilasciati da Capcom per la versione console e tutto quello che è stato compreso in “Dragon’s Dogma: Dark Arisen”, versione del gioco uscita nel 2013 (un anno dopo quella originale) e che può esserne considerata un Director’s Cut riveduto ed espanso. Questo vuol dire che potrete entrare in un’area aggiuntiva assente nell’originale “Dragon’s Dogma” del 2012, l’isola di Nerabisso. E (non dovreste stupirvi ormai) anche questo crea degli strani problemi. Il fatto è che l’isola di Nerabisso, pur essendo un’area che gli sviluppatori consigliano di affrontare solo a partire dal livello 50, è disponibile sin da subito, e ci si può finire anche senza accorgersi di star entrando nell’area di alto livello del DLC. Semplicemente, nel villaggio di partenza (Cassardis) mi parlano per strada di una misteriosa donna che appare di notte al porto, la raggiungo e vengo trasportato nel DLC di “Dark Arisen” e sull’isola di Nerabisso.

Non sono affatto contrario a dare al giocatore la possibilità di entrare presto in un’area di alto livello, ma il semplice accesso all’Isola Nerabisso mi garantisce una serie di oggetti bonus, un tempo riservati a chi iniziava “Dragon’s Dogma: Dark Arisen” su console caricando un salvataggio del “Dragon’s Dogma” originale. Oggetti, insomma, pensati per i veterani del gioco e che io ottengo così, gratuitamente, per caso. Posso allora mettere le mani sin quasi dall’inizio del gioco su equipaggiamenti potentissimi e, soprattutto, su una versione con usi illimitati della Pietra del Trasporto, capace con la sua sola presenza di stravolgere l’intero gameplay rendendo facilmente disponibile il Viaggio Rapido.

Dragon’s Dogma – Recensione: In conclusione…

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“Dragon’s Dogma: Dark Arisen” è l’esperimento di Capcom e di Hideaki Itsuno (che ha diretto parte della serie di “Devil May Cry”) intenzionati a realizzare un grande videogioco di ruolo open-world, alla Occidentale, in Giappone. È un esperimento riuscito solo in parte: non manca di elementi interessanti (il sistema delle Pedine prima di tutto, e poi quello di combattimento), non manca di ricchezza e di spazi da esplorare, non è una semplice copia dei videogiochi open-world occidentali. Ma ogni buona idea ha una realizzazione ancora approssimativa, e meriterebbe di crescere ed essere perfezionata in un seguito. La verità è che abbiamo a disposizione videogiochi di ruolo e videogiochi di ruolo open-world molto migliori di “Dragon’s Dogma”, e questo diventa ancora più vero quattro anni dopo l’uscita del gioco originale. Però “Dragon’s Dogma: Dark Arisen” resta, per alcune cose, unico, ha un suo carattere particolare e una sua personalità e le potenzialità per interessare gli appassionati di open-world lunghi e brutali e coloro che vogliono vedere una interpretazione non perfetta ma nuova di questo genere di videogiochi.

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