Gravity Rush Remastered – Recensione

Lanciato nel 2012 come una delle esclusive di punta per PlayStation Vita, Gravity Rush è subito apparso come un prodotto atipico, forse più bello da vedere che da giocare, come direbbero i detrattori più feroci e come in fondo suggerisce un po’ quel che effettivamente è questa produzione. Le vendite deludenti della console portatile hanno spinto Sony a spostare un franchise dal potenziale comunque enorme sull’ammiraglia casalinga PlayStation 4, non solo tramite la presentazione del sequel sviluppato esclusivamente per sistema home, ma anche per il lancio della Remastered del primo capitolo, che sicuramente contribuirà a far conoscere il marchio anche a coloro che non si fossero mai interessati alla seconda console portatile della casa giapponese. Il lavoro svolto da BluePoint Games, lo stesso team che si è occupato di Uncharted: The Nathan Drake Collection, si limita al minimo sindacale ma permette di limare quei limiti, sia tecnici che di gameplay, che erano propri della versione PS Vita.

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Gravity Rush Remastered – Recensione gameplay

Gravity Rush Remastered Recensione 06

Gravity Rush Remastered ci mette nei panni di una misteriosa ragazza bionda che, risvegliatasi sulle strade di una città fluttuante, scopre di avere magici poteri grazie a un gattino nero da lei chiamato Dusty. Già nei primi minuti di gioco si comprende che queste capacità sono molto interessanti e permeano quella che è la struttura ludica di questa produzione: Kat, così verrà chiamata poi da un poliziotto tanto sbadato quanto determinato, è in grado di fluttuare nel vuoto e lasciarsi cadere sfruttando la gravità a suo piacimento. Questo apre a un modo originale di intendere l’open world dato che, teoricamente, non pone limiti agli spostamenti del giocatore nei panni della giovane protagonista. C’è da dire che anche il design dell’ambientazione è costruito in modo che i viaggi a piedi vengano ridotti al lumicino, ma la trovata dello sviluppatore era interessante nel 2012 e lo è tutt’ora mostrando un grandissimo potenziale.

Quanto questo sia stato sfruttato è una domanda a cui si poteva rispondere tranquillamente anche ai tempi del primo lancio e non riguarda nello specifico le problematiche relative alla versione portatile: sì, l’idea funziona e perlomeno porta una ventata di aria fresca nel sempre più abusato genere di appartenenza, ma è sfruttata solo in parte per molti aspetti. Prima di tutto, i combattimenti: se negli spostamenti la possibilità di fluttuare nel vuoto e lasciarsi cadere è quasi liberatoria e rilassante, quando si tratta di affrontare i Navi (le creature che minacciano la cittadina del gioco) tutto si riduce a un semplicistico “button smashing”. Per eliminare gli avversari bisogna infatti colpire degli specifici punti deboli che non sempre sono raggiungibili da un tradizionale attacco fisico, per questa ragione è necessario ricorre all’uso della gravità e dell’attacco fluttuante.

Gravity Rush Remastered Recensione 04

Il sistema è magari divertente per i primi scontri, ma finisce presto per essere ripetitivo e addirittura talvolta frustrante nella seconda parte dell’avventura, quando si incontrano gli avversari più pericolosi. Era un problema che si era già avvertito su PlayStation Vita e in quel caso era peraltro amplificato dall’utilizzo continuo e fastidioso dei comandi touch e dei sensori di movimento, qui fortunatamente ridotti al nulla e che quindi rende lo sfruttamento dei poteri più preciso ed efficace. Di conseguenza, se da una parte il passaggio su PlayStation 4 e a ai controlli tradizionali ha permesso di rendere ancora più godibile l’esperienza di gioco, dall’altra permangono i limiti di una struttura di gioco abbozzata, dalle potenzialità enormi, ma sfruttate veramente al minimo sindacale. Poi, l’inserimento dei tre DLC originali sviluppati per PlayStation Vita garantisce la presenza di un numero maggiore di attività secondarie in un open world altrimenti troppo “vuoto”, ma non abbastanza comunque per cambiare le carte in tavola. La longevità non è infatti eccezionale e lo sviluppo del personaggio è piuttosto basilare, riducendosi a un mero potenziamento delle proprie abilità e solo a qualche caratteristica speciale. Si poteva fare di più.

Gravity Rush Remastered – Recensione grafica e sonoro

Gravity Rush Remastered Recensione 03

Eppure, nonostante tutto, difficilmente mollerete Gravity Rush, ammaliati da uno stile grafico già straordinario su PlayStation Vita e reso ancora migliore su PlayStation 4, grazie anche al supporto nativo a una risoluzione a 1080p e prestazioni costanti a 60 frame per secondo. Non c’è la minima incertezza, segno che il lavoro di conversione è stato realizzato ottimamente, e anche i caricamenti, piuttosto tedianti su portatile, sono stati qui ridotti praticamente al minimo. Discreto il comparto sonoro: ottimi gli effetti, un po’ meno la colonna sonora che, nonostante qualche traccia veramente lodevole, si riduce spesso a essere troppo ripetitiva, specialmente nelle fasi open world.

Gravity Rush Remastered Recensione 05

Commento finale

Rispetto la versione per PlayStation Vita, Gravity Rush Remastered guadagna il pregio di aver eliminato quasi del tutto i fastidiosi controlli che sfruttavano touch e sensori di movimento su portatile, rendendo il gioco ancora più godibile. Per il resto, buone cose e cose meno buone sono praticamente le stesse: siamo di fronte a una produzione unica nel suo genere, dallo stile artistico eccezionale, che offre un open world impreziosito dallo sfruttamento originale della gravità per spostamenti e combattimenti. Ma le tante potenzialità messe in campo dal gioco vengono sfruttate soltanto in parte, lasciando l’amaro in bocca oggi così come nel 2012. C’è da dire che questa era “solo” una Remastered, quindi BluePoint Games ha preferito occuparsi del minimo sindacale senza stravolgere la struttura di gioco: sono state poste delle basi per Gravity Rush 2 che, sì, sarà proprio questo ad avere il difficile compito di dare finalmente sfogo alle potenzialità inespresse del primo capitolo. Visto il prezzo budget (30,99 euro) ci sentiamo di consigliarlo a tutti, perlomeno per godere di quello che più volte sembra assumere i panni di uno splendido anime giocabile.

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