Paragon: come si gioca spiegato in un minuto

È molto semplice spiegare come si gioca a “Paragon”: è “DOTA 2”, ma sparatutto. O “League of Legends”, ma sparatutto. O un qualsiasi MOBA, ma sparatutto. È davvero molto fedele alla formula del genere, in cui due squadre, formate da personaggi con abilità e ruoli diversi, si scontrano per distruggere l’una la base dell’altra. Le due basi, poste agli estremi di una mappa, sono collegate da tre vie, protette da torrette difensive che devono essere distrutte per avanzare, e delle truppe guidate dalla Intelligenza Artificiale aiutano nella battaglia i giocatori principalmente facendo scudo. Ecco, più o meno il gioco è così.

Anche gli autori, Epic Games (quelli di “Gears of War”), han deciso di sintetizzare il gameplay di “Paragon”, mettendolo tutto in un video di un minuto. Una caratteristica solo accennata nel video, ma che è unica di “Paragon” rispetto ai rivali, è la meccanica delle Carte. In partita si acquisiscono punti che possono essere spesi in base per acquistare potenziamenti, e questi potenziamenti sono scelti da un catalogo (come carte scelte da un mazzo) deciso dal giocatore, che progredendo nel gioco ne acquista di nuovi. A prima vista, è semplicemente un modo diverso per chiamare l’acquisto di oggetti per il proprio personaggio. Ma la possibilità di scegliere e personalizzare il proprio “mazzo” di potenziamenti potrà portare un nuovo livello di complessità, e altri problemi di bilanciamento, a “Paragon”.

Per ora, sono piuttosto incuriosito di vedere come degli sviluppatori tanto esperti nello sparatutto in terza persona vogliano reinterpretare i MOBA. E sono sinceramente molto attratto dalla qualità grafica che “Paragon” ha mostrato sin dai primi video della sua alfa. Mi preoccupano però le meccaniche di progressione con effetti sul gameplay, come quella delle carte appunto. Sicuramente sarà accompagnata da un sistema di microtransazioni, e può rendere facilmente molto confuso il gioco.

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