The Legend of Legacy – Recensione

Ho iniziato “The Legend of Legacy” con un bel po’ di aspettative, dovute ai nomi che hanno lavorato a questo videogioco, erede spirituale della serie “SaGa“. Tomomi Kobayashi (che viene appunto da “SaGa”) ne ha curato l’aspetto visivo, Kyoji Koizumi (sempre “SaGa”) si è occupato del design, Masato Kato (“Chrono Trigger” e “Chrono Cross”) lo ha scritto e le musiche sono state composte da Masashi Hamauzu (“SaGa” e “Final Fantasy XIII”). A questi autori si aggiunge anche Masataka Matsuura (“999: 9 Hours, 9 Persons, 9 Doors”), ma mentirei se vi dicessi di averne riconosciuto la mano. La serie “SaGa”, che in Italia non è per niente ben conosciuta ma che inizia con due gemme per GameBoy come “Final Fantasy Legend 2” e “Final Fantasy Legend 3” e continua con una lunga fila di capolavori (tra cui il sottovalutato “Unlimited SaGa”), è sempre stata caratterizzata dalla voglia di sperimentare con le meccaniche e di rompere la linearità della narrazione. “Legend of Legacy”, anche se è un titolo autonomo e non legato alla serie, continua questa tradizione, ma il risultato purtroppo è una massa confusa e incoerente, povera di contenuti.

The Legend of Legacy – Recensione: Personaggi

the legend of legacy recensione

I problemi iniziano subito all’inizio, quando mi viene data la facoltà di scegliere tra sette personaggi: l’elementalista Meurs, Bianca (una ragazza colpita da amnesia… ditemi voi se è un modo per caratterizzare un personaggio), il cacciatore di tesori Liber, il cavaliere (“la cavaliera”?) Garnet, il mercenario Owen, l’alchimista Eloise e Filmia, principe rospo. Ho naturalmente scelto Filmia, che è l’unico personaggio che poteva sembrare interessante. Ma, a parte la sequenza iniziale e finale del gioco e qualche linea di testo sparsa, non cambia niente scegliendo un personaggio invece che un altro. Anche se le statistiche di partenza sono diverse, i vari personaggi sono per il resto sostanzialmente identici, possono usare le stesse armi e le stesse abilità e anche le differenza tra le statistiche possono essere facilmente appianate avanzando di livello. In realtà, i personaggi hanno diverse affinità per le diverse armi e i diversi elementi magici, ma non c’è sostanzialmente modo per capire e apprezzare queste sfumature se non decidendo di dedicarsi a questo gioco in maniera davvero approfondita, e il grinding necessario per far crescere i personaggi è tanto e tanto frustrante (come spiegherò tra poco) che l’idea di provare varie armi su vari personaggi, o di provare proprio personaggi diversi, mi sfianca. Al protagonista scelto si aggiungono, senza grandi motivazioni, due degli altri personaggi, e anche quelli inizialmente assenti possono essere presto reclutati e inseriti nel mio party (sempre composto da tre eroi). L’interazione limitatissima tra il protagonista e gli altri membri della squadra, e la vaghezza delle differenze tra tutti i personaggi, scoraggiano però a modificare il party durante l’avventura.

The Legend of Legacy – Recensione: Storia

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Se la storia e lo sviluppo dei personaggi sono quasi assenti, più interessante è la storia e la narrazione del mondo di “The Legend of Legacy”, la misteriosa isola di Avalon. Tutti gli avventurieri, e così anche i protagonisti, arrivano su quest’isola in cerca dei suoi tesori e dei suoi segreti, tutti cercano qualcosa (di solito, se stessi) nel suo passato sconosciuto. Il gioco non ha una delle trame inutilmente complicate che caratterizzano i giochi di ruolo alla giapponese, ma la sua storia è raccontata con piccoli pezzi e piccoli indizi che il giocatore scopre pian piano nel mondo del gioco. “The Legend of Legacy” non teme di essere troppo oscuro, o di non darmi abbastanza indicazioni. Vuole essere oscuro, vuole darmi poche indicazioni, vuole costringermi a capire da solo cosa fare e dove andare per portare avanti la storia, vuole costringermi a faticare ed esplorare e riesplorare. “The Legend of Legacy” riesce a farmi sentire perso in un mondo sconosciuto, immerso in una storia misteriosa. Ma non riesce a rendere interessante l’esplorazione di questo mondo e la scoperta di questa storia.

The Legend of Legacy – Recensione: Mappe ed esplorazione

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“The Legend of Legacy” vorrebbe essere una esplorazione del mondo del gioco, di Avalon. Nella città iniziale (e unica), Initium (sì, si chiama davvero così), trovo una locanda in cui dormire e un negozio in cui comprare armi, oggetti e mappe. Ed ecco, proprio le mappe sono il principale strumento dell’esplorazione: comprare la mappa di un luogo mi permette di raggiungerlo ed esplorarlo. Però ogni mappa è, inizialmente, vuota (non chiedetemi cosa contenga quindi la mappa che compro… credo la strada per raggiungere la località) ed è mio compito riempirla completamente, attraversando tutte le sue aree. Una mappa può essere poi rivenduta nel negozio di Initium a un prezzo proporzionato a quanto è stata completata (con grossi bonus per mappe complete al 100%) e, per invogliare l’esplorazione, questo è alla fine il modo migliore di guadagnare denaro in “The Legend of Legacy”. L’esplorazione sarebbe resa piacevolissima dalla grafica del gioco, che fa apparire il mondo pezzo per pezzo, albero per albero, man mano che mi muovo, come se gli ambienti saltassero fuori da un libro popup, se questa non fosse usata per ambientazioni piuttosto vuote, poco interattive e spesso non interessanti. In “The Legend of Legacy” non si respira quasi mai il sense of wonder del fantasy, non si sente quasi mai davvero il profumo dell’avventura e del fantastico. Peccato, perché l’aspetto visivo funziona, per quanto sia evidentemente derivativo e ripreso da opere come “Final Fantasy III” (parlo del remake del 2006/2007) e soprattutto da “Bravely Default”.

The Legend of Legacy – Recensione: Combattimenti e grinding

La verità è che “The Legend of Legacy” non è un videogioco davvero interessato all’esplorazione o alla narrazione ma, come molti videogiochi di ruolo alla giapponese, è basato sui combattimenti a turni, su infiniti combattimenti a turni e sul diventare più forti combattendo mostri a caso. Meno a caso del solito, perché in “The Legend of Legacy” non ci sono incontri casuali (per fortuna) e i nemici sono chiaramente visibili sulla mappa e quindi evitabili. Ma parlo davvero di tanti, tantissimi combattimenti: combatto ripetutamente, morbosamente contro tutto ciò che si muove. In “The Legend of Legacy” il grinding è moltissimo, ed è necessario sin dall’inizio, è necessario persino dopo aver battuto un boss in un’area per riuscire a sopravvivere ai nemici nell’area successiva. Il grinding è il vero elemento centrale in “The Legend of Legacy” e il suo principale problema: a parte grinding, “The Legend of Legacy” non offre altro. E questo nonostante un sistema di combattimento piuttosto solido, in cui posso scegliere a ogni turno in che formazione far combattere i miei personaggi. Ogni avventuriero può infatti occupare una tra tre posizioni (Stance): Support, in cui subisce e causa meno danni ma agisce prima in combattimento, Guard, in cui (se possiede uno scudo) può difendere i compagni e Attack.

Il sistema di combattimento di “The Legend of Legacy” riesce anche a fare piccoli e brillanti aggiustamenti alla classica formula dei combattimenti a turni dei videogiochi di ruolo giapponesi. Alla fine di ogni scontro, per esempio, i personaggi vengono completamente curati e la fuga è sempre immediata e sicura (ma mi riporta all’entrata della mappa) e questo ha permesso agli sviluppatori di rendere ogni combattimento rischioso. Anzi, da questo punto di vista “The Legend of Legacy” non ha davvero paura di dimostrarsi difficile, davvero difficile. Purtroppo, non raggiunge questo risultato in modo molto brillante. “The Legend of Legacy” non rende difficili i suoi combattimenti mettendomi di fronte a nemici interessanti, ma buttandomi addosso un numero sempre e sempre maggiore di mostri alla fine sempre uguali. Il gioco diventa rapidamente così molto duro, soprattutto quando inizio (molto presto) a trovare nemici capaci di effettuare attacchi multipli in un turno o di colpire tutto il party o di usare effetti di stordimento contro i miei personaggi, che sono così costretti a saltare turni rendendo inutili le mie tattiche. Alla difficoltà non si aggiunge, però, la sensazione di star arrivando da qualche parte, soprattutto quando (spesso) sto semplicemente grindando da ore, in combattimenti lentissimi in cui semplicemente mi arrocco dietro a un personaggio che difende, mentre uno cura e l’altro attacca.

The Legend of Legacy – Recensione: Elementi e Charm

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A complicare ulteriormente le battaglie c’è il sistema magico di “Legend of Legacy”, basato su incantesimi chiamati Charm e legati a tre dei quattro elementi del gioco (Acqua, Fuoco e Aria, mentre non ho trovato il modo di usare l’elemento Ombra). L’idea, piuttosto originale e interessante, è che per lanciare un incantesimo io  debba prima entrare in contatto con gli elementali di cui chiedo l’aiuto e che i nemici possano fare altrettanto. Insomma, mentre avventurieri e mostri combattono con zanne e lance devono anche lottare per avere il supporto degli elementali; e riuscire a entrare in contatto, anche solo momentaneamente, con gli spiriti dell’elemento desiderato può capovolgere completamente un combattimento. Come tutto può essere capovolto (ma in peggio per me) se un nemico riesce a portare dalla sua parte gli elementali che ho attratto, togliendomi la possibilità di lanciare Charm e guadagnandosi un importante vantaggio strategico. I luoghi, inoltre, sono caratterizzati da una presenza già prevalente di un elementale o di un altro, presenza che posso sfruttare o contro la quale posso trovarmi a lottare. Sembra un buonissimo modo di differenziare “Legend of Legacy” dai soliti sistemi magici e di far sentire davvero gli incantesimi come qualcosa di speciale e raro. Invece, il risultato è frustrante e inutilmente complicato. Gli Charm, equipaggiabili sotto forma di Whispering Shard, possono essere imparati con l’uso, ma un personaggio deve sempre avere equipaggiato in uno dei due slot per gli oggetti speciali un Singing Shard se vuole richiamare o portare dalla parte della squadra gli elementali. Inoltre, entrare in contatto con gli elementali consuma il turno del personaggio che usa il Singing Shard, e la facilità con cui i nemici tendono a stordire i componenti del mio party rende spesso la procedura per chiamare gli elementali e lanciare magie lunga, noiosa e fallimentare.

The Legend of Legacy – Recensione: Livelli e statistiche

Come ho scritto sopra, usando gli Whispering Shard posso riuscire a imparare gli Charm che contengono. Questa è una caratteristica di tutta la progressione dei personaggi di “The Legend of Legacy” e, per quanto abbia spigoli e difetti, è un elemento davvero brillante (ma riprende idee già sperimentate anche in “SaGa”). I personaggi non hanno dei livelli complessivi, ma le singole abilità livellano separatamente con l’uso. Quindi, usando la Stance Support un personaggio livellerà come Support e diventerà più forte in quella posizione, usando un certo tipo di arma imparerà nuove abilità per quell’arma e usando una certa abilità essa diventerà più potente. Tra l’altro, non devo aspettare la fine di un combattimento per vedere un personaggio crescere o imparare un nuovo attacco: tutto questo può succedere proprio in mezzo all’azione e posso subito provare il mio nuovo potere.

Adoro l’idea, presente in alcuni videogiochi di ruolo come “The Legend of Legacy”, di far crescere i personaggi non tanto come il giocatore vuole, ma come gioca. È un sistema che ha sicuramente alcuni svantaggi inevitabili, per esempio mi scoraggia a provare nuovi tipi di armi su un personaggio perché improvvisamente mi troverei a giocare a livelli avanzati senza abilità (e sarei costretto a ulteriore grinding in un gioco dove già ne faccio troppo), ma non riesco comunque a preferire l’artificiosa distribuzione di punti e punti abilità a questo modo, naturale e fluido, di vedere i personaggi svilupparsi. Il problema è che però molte abilità che imparo sono  inutili. Mi trovo rapidamente lo schermo invaso da nuove abilità che hanno lo stesso costo in SP (l’equivalente in “The Legend of Legacy” dei classici MP) e che non userò mai, abilità che quindi non diventeranno mai potenti e utili e di cui, francamente, spesso non so neanche capire le peculiarità. Molto spesso. Quasi sempre. Sempre.

The Legend of Legacy – Recensione: In conclusione…

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“The Legend of Legacy” è un videogioco coraggioso che vuole essere diverso, come narrazione, esplorazione e combattimento, da quello che normalmente conosciamo come “videogioco di ruolo alla giapponese”. E in questo è un vero erede della serie “SaGa”. La sua narrazione non vuole regalarmi niente, costringendomi a capire da solo come piano piano comprendere i segreti dell’isola con un’esplorazione non lineare che promette avventure e sorpresa ma che alla fine si incaglia in mappe anonime e vuote, in cui non c’è mai niente di veramente interessante da scoprire. Il vero cuore di “The Legend of Legacy” è il sistema di combattimento, che si basa su una progressione dei personaggi naturale e su magie che creano interessanti scontri tra avventurieri e mostri per conquistare il favore degli elementali. “The Legend of Legacy” riesce poi, con piccole correzioni ai classici combattimenti a turni dei videogiochi di ruolo alla giapponese, a rinnovare e rivitalizzare una formula che ormai non funziona più (se ha mai veramente funzionato). Ma anche la bontà del sistema di combattimento e del sistema di progressione è minata dalla monotonia dei nemici e dei combattimenti, dall’inutile quantità di abilità che mi trovo a gestire e dalla frustrazione che nasce dal difficile inserimento del nuovo sistema di magia nel combattimento a turni. E da tutto il continuo e infinito grinding al quale “The Legend of Legacy” mi costringe. “The Legend of Legacy” di FuRyu e Grezzo è disponibile per Nintendo 3DS, in edizione fisica e download, a €39,99.

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